Durante le calde ore della polemica, quella che ha spinto il professor Andrea Crisanti di Padova a lasciare il Comitato tecnico scientifico creato dalla Regione in febbraio per fronteggiare l’emergenza Covid-19, i numeri del contagio nella provincia Veronese, dopo una settimana di allarme per la presenza di nuovi focolai in Veneto e numeri in risalita, sono da alcuni giorni «fermi».
Ma la notizia del giorno è l’addio annunciato di Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia all’Università di Padova, al Comitato Tecnico Scientifico della Regione Veneto. «È stato tradito un modello, i messaggi contraddittori sono alla base del boom dei focolai nella regione». E aggiunge: «Zaia non mi consulta più, sto valutando se dimettermi dal comitato scientifico». In un’intervista a Il Messaggero il direttore del laboratorio di microbiologia e virologia lancia accuse pesanti alla politica regionale: «Le esigenze politiche hanno prevalso sulle indicazioni della scienza. Era necessaria una comunicazione che invitasse a prudenza e responsabilità. Invece, ci sono stati solo segnali contraddittori: “apriamo”, “non apriamo”, “è finito tutto”, “il virus è morto”.
Questo è il risultato della scelta del presidente Zaia di affidarsi a persone che dicono che il virus è morto. E intanto gli ospedali tornano a riempirsi». Sul caso non mancano le polemiche. Per il candidato a presidente della Regione per il M5s Enrico Cappelletti, «l’attuale governatore ha commesso il grande sbaglio di allontanare il professore e scegliere di affidarsi a chi dice che il virus è morto solo per fini elettorali». E il candidato presidente del centrosinistra, Arturo Lorenzoni, chiede che si nomini Crisanti, commissario all’emergenza per il Coronavirus «perché serve una conduzione chiara, competente e sobria». •