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Lotta al virus

Contagi, l’incidenza vola in Veneto. E l’arancione si avvicina

La forte progressione dei contagi in Veneto
La forte progressione dei contagi in Veneto
La forte progressione dei contagi in Veneto
La forte progressione dei contagi in Veneto

Il Veneto si sta avvicinando a grandi passi all’arancione. C’è ancora la possibilità di evitarlo? Come? Il picco deve arrivare il prima possibile. Solo a quel punto la curva dei contagi e dei ricoveri smetterà di crescere: prima si assesterà per un breve periodo e quindi inizierà a calare. Il fatto è che quel picco sembra allontanarsi sempre più. Si parla di previsioni, al momento.

L'altro ieri il presidente della Regione, Luca Zaia, confermava che prima della metà gennaio non è in vista il giro di boa. E finché non si arriverà a questo cambio di rotta, tutti i segni dei vari parametri che inquadrano l’andamento della pandemia sono destinati ad aumentare. E l’arancione non è così lontano. Come noto per il passaggio nella fascia di rischio successiva alla gialla servono più parametri e alcuni lo sono già. A tenere  il Veneto in giallo ci sono ancora i 900 posti liberi negli ospedali veneti nelle aree mediche, vale a dire il 17% del tasso di occupazione, il tetto è al 30%. «Non sono tantissimi - commenta Zaia -. Soprattutto se andiamo avanti al ritmo di 50 ingressi al giorno. Per questo oggi viviamo una situazione che non ci fa dormire sonni tranquilli». 

 

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Rt e indici. Insomma, l’area non critica è, ancora una volta, quella nelle migliori condizioni e che zavorra la salita in zona arancione del Veneto. Invece è più risicato il tasso di ospedalizzazione per le terapie intensive: oggi al 16% quando il tetto è a quota 20%. Quindi si può stare tranquilli? No. Perché i numeri che fanno capire che il famoso picco è, purtroppo, ancora un miraggio sono l’Rt, cioè il tasso di contagio, salito a 1.32 mentre l’indice per 100 mila abitanti è addirittura a quota 610. Altissimo.

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Il bilancio. Zaia, a palazzo Balbi a Venezia con tutta la sua squadra di assessori, in primis l’assessore alla sanità, Manuela Lanzarin, per la conferenza stampa di fine anno, ha esordito ricordando i 22 mesi di battaglia contro il Covid: «Oggi abbiamo un maggiori numero di contagi rispetto all’anno scorso e un terzo dei ricoverati di allora. L’anno scorso in questi giorni, arrivavamo da un ondata tra autunno e inverno che ha causato 7.500 morti. Adesso siamo ancora in pandemia. Ma i vaccini stanno dimostrando di funzionare. I sanitari, però, sono ancora in trincea. A loro va prima di tutto il mio grazie. Ma, come conferma anche il direttore della sanità del Veneto, Luciano Flor, il morale della truppa è quello che è. Sanno che saranno ancora messi a dura prova a Natale e a Capodanno e non vedono la fine. E di questo sono molto preoccupato. Se potessimo assumere personale, per riuscire a rinforzare ancora di più, lo farei: ma il problema è che mancano proprio sanitari».

La montagna al sicuro L’ultima novità riguarda la montagna. Il presidente Zaia ieri ha voluto ricordare come i gestori degli impianti da sci e tutto il turismo invernale abbiano sofferto all’inverosimile lo scorso anno: «Stiamo pensando ad un salvacondotto, un provvedimento che possa consentire agli impianti di funzionare anche in caso di arancione».

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Cristina Giacomuzzo

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