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Il dramma

Terremoto in Turchia, Angelo Zen resta disperso. L’hotel dove soggiornava è un cumulo di macerie

Ancora nessuna notizia del 60enne consulente orafo in Turchia per lavoro

Sono ore di grande apprensione a Romano d'Ezzelino, nel Vicentino, per le sorti di Angelo Zen, l’unico dei 170 italiani presenti in Anatolia a non dare notizie di sé. Mentre in Turchia si scava senza sosta nella speranza di trovare sopravvissuti, in Italia il silenzio di Angelo è assordante. I conoscenti lo descrivono come un vero e proprio punto di riferimento nel settore orafo, conosciuto da tutti e in tutto il mondo per la sua grande professionalità. Tanto che nelle ultime settimane era stato prima negli Stati Uniti e poi in Turchia.

Aveva lavorato in una azienda orafa di Romano

Dopo aver lavorato alla Silmar di Romano (storica industria orafa chiusa nel 2009) per conto della quale aveva effettuato numerosi viaggi all’estero, Zen aveva deciso di affrontare la pesante crisi che nel passato ha colpito il settore orafo buttandosi nella libera professione. «In questi giorni era in Turchia per aiutare un imprenditore della zona ad avviare alcuni macchinari - racconta Michele Chemello, presidente degli sbandieratori di Romano, che in passato ha avuto modo di lavorare con Zen - È un professionista conosciuto in tutto il mondo per le sue capacità. Anch’io in passato ho avuto modo di apprezzarne le qualità». I due si erano visti l’ultima volta a fine gennaio, alla fiera dell’oro di Vicenza. Qui avevano fatto quattro chiacchiere e Zen aveva riferito che presto sarebbe partito per gli Stati Uniti. «Dagli Usa probabilmente si è recato a Kahramanmarasş - prosegue Chemello - dove c’è un quartiere specifico dedicato alle aziende orafe».

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Un quartiere raso al suolo dal sisma

Lo stesso quartiere che è stato praticamente raso al suolo, compreso il Sahra Hotel, dove alloggiava Zen a Kahramanmaras. Dell’albergo dove il tecnico aveva trovato una stanza resta un cumulo di macerie: blocchi di cemento, serramenti divelti senza più nessun cielo da mostrare, un mini frigorifero spicca sulla piramide di distruzione. Oltre novanta ore dopo il terremoto che ha devastato parte della Turchia, di quell’hotel è tutto ciò che resta: dell’edificio in cui Angelo Zen soggiornava non è rimasto molto. «Anch’io ero stato in quel distretto nell’aprile dell’anno scorso - prosegue Chemello - e avevo alloggiato in un hotel di cui non è rimasto molto». 
Appena saputo quanto accaduto in Turchia, Chemello ha subito attivato un collega turco, che si è recato da Istanbul a Kahramanmaras. «È andato nel distretto orafo e ha trovato la situazione che purtroppo tutti conosciamo - afferma Chemello - Mi ha detto che la distruzione è totale». L’ultimo viaggio l’aveva portato negli Stati Uniti, poi la partenza ancora una volta per la Turchia. In Turchia Zen, in effetti, c’era già stato altre volte, «lavorare con lui era un piacere» racconta il giovane operaio Suleyman Hilmi Metin che aveva avuto modo di conoscere Zen nel 2021, quando l’uomo si era recato a Istanbul per riparare dei macchinari della ditta in cui lavorava l’operaio.

Anche i colleghi turchi di Zen sono in apprensione

Non solo in Italia, anche i colleghi turchi di Zen in queste ore stanno vivendo ore di grande ansia. «Il mio caro amico, fratello, persona preziosa Angelo Zen in persona si trova nelle macerie dell’hotel a Kahramanmarasş - scrive un amico dell’Anatolia sui social, postando anche una foto che li ritrae insieme felici durante una cena negli anni scorsi - Non abbiamo ancora notizie. Le nostre preghiere sono con te». Anche Metin non smette di chiedere se ci siano notizie di Angelo. «Se in Italia arrivano delle informazioni mi contattate?», ha chiesto più volte. Nel frattempo, a Romano il sindaco Simone Bontorin è in contatto sia con la famiglia che con l’unità di Crisi della Farnesina. 
«Ci sono pesanti difficoltà di comunicazione con la Turchia - sottolinea Bontorin - Invito perciò chi abbia contatti con dei referenti del luogo a contattarci». 

Enrico Saretta

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