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Scoppia il caso Sputnik. La Slovacchia: «Diverso da quello testato»

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Fiale di vaccino Sputnik
Fiale di vaccino Sputnik
Fiale di vaccino Sputnik
Fiale di vaccino Sputnik

Sullo Sputnik, in Slovacchia, è già caduto un premier qualche giorno fa. Ma la tormenta non è affatto finita: l’Istituto nazionale del controllo dei farmaci ha lanciato adesso un allarme sul vaccino russo, sostenendo che le dosi fornite a Bratislava abbiano «caratteristiche diverse» da quelle testate e descritte dalla rivista scientifica Lancet. Il produttore russo ha replicato a stretto giro, accusando la Slovacchia di «boicottaggio» e chiedendo la restituzione della fornitura.

 

Una vicenda che getta un’ombra su un prodotto che fa sempre più gola a diversi Paesi europei ansiosi di accelerare le loro campagne vaccinali: basta pensare che, proprio nelle stesse ore in cui esplodeva il caso slovacco, la Germania ha annunciato di voler procedere a trattative bilaterali con la Russia, nel caso in cui lo Sputnik V ricevesse il via libera dall’Ema. Secondo la denuncia del Sukl, l’istituto del controllo dei farmaci slovacco, da un’analisi di laboratorio sarebbe emerso che le 200 mila dosi arrivate circa un mese fa nel Paese non corrisponderebbero alla sostanza che verrà sottoposta dall’esame dell’agenzia europea. Nel suo comunicato, il Sukl ha anche affermato che il vaccino fornito agli slovacchi differisce dal preparato utilizzato nei test e descritto negli studi pubblicati su Lancet. Dalla Russia è arrivata la smentita: è un «fake». «Purtroppo, in violazione del contratto esistente e in un atto di sabotaggio, l’Istituto nazionale per il controllo dei farmaci (Sukl) della Slovacchia ha fatto in modo che lo Sputnik V fosse testato in un laboratorio che non fa parte della rete dei laboratori ufficiali di controllo dei medicinali dell’Ue (Omcl) anche se questi erano disponibili - ha scritto l’account Twitter di Sputnik -. Il Sukl ha lanciato una campagna di disinformazione contro lo Sputnik e pianifica ulteriori provocazioni». «La dichiarazione che il lotto consegnato alla Slovacchia non ha le stesse caratteristiche del vaccino descritto in Lancet è una fake news», conclude.

 

Per chiarire la questione, Igor Matovic, l’ex primo ministro che da settimane spinge per lo Sputnik nel suo Paese, e che su questa partita ha perduto il posto e ora guida il ministero delle Finanze, si è recato a Mosca. «Trattative tecniche», hanno detto a Bratislava. In realtà, nella capitale russa, Matovic ha incontrato Kirill Dmitrijev, il capo del fondo di investimenti diretti (Rdif), responsabile della produzione e distribuzione di Sputnik V nel mondo. Lo stesso Fondo, che ha chiesto ora la restituzione delle 200.000 dosi di vaccino già fornite, a causa della «violazione del contratto». La posizione del Sukl è netta: «Secondo i rapporti pubblicati, Sputnik V dovrebbe essere utilizzato in circa 40 Paesi in tutto il mondo, ma questi vaccini hanno in comune solo il nome. La comparabilità e la coerenza di diversi lotti prodotti in luoghi diversi non sono state comprovate. In molti casi, sembra che si tratti di vaccini dalle caratteristiche diverse», si legge ancora nel comunicato. Secondo l’Istituto, le differenze riguarderebbero la composizione e il metodo di produzione del vaccino. Il Sukl ha anche sottolineato di non aver ricevuto da parte del produttore russo circa l’80% dei dati richiesti su Sputnik V. Dati indispensabili per la valutazione.

Il sostegno allo Sputnik (che in Slovacchia gode della fiducia del 55% della popolazione) è un pomo della discordia da settimane, a Bratislava come a Praga, dove in questi giorni è stato silurato un ministro della Sanità contrario ad approvarlo prima della pronuncia dell’Ema. In Slovacchia, l’azzardo di Matovic, che da premier ha fatto acquistare lo Sputnik all’insaputa dei colleghi di governo, ha fatto precipitare il Paese in una grave crisi politica, che si è risolta con un rimpasto dell’esecutivo e il passo indietro dello stesso premier, sostituito da Eduard Heger.

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