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Disordini e violenze

Parigi, black bloc alla Marcia della libertà: in strada 50mila persone

Proteste a Parigi durante la Marcia per la libertà
Proteste a Parigi durante la Marcia per la libertà
Parigi, i black bloc irrompono nella Marcia per le liberta'

Al primo giorno di «alleggerimento» del lockdown, decine di migliaia di francesi tornano in piazza per la Marcia delle libertà. La protesta contro la legge «liberticida» della «sicurezza globale» - che sempre più esponenti politici chiedono al governo di ritirare - si è infiammata ieri per le violenze della polizia, prima contro i migranti, poi contro il produttore musicale Michel Zecler.

 

Quasi 50.000 persone a Parigi hanno dato vita ad un corteo pacifico, macchiato soltanto dai soliti black bloc che hanno devastato la piazza e si sono scontrati a lungo con la polizia. Un odore fortissimo di lacrimogeni in tutto il quartiere del Marais, nelle strade piene di negozi fra place de la Rèpublique e la Bastiglia, ha di fatto prolungato di una giornata il lockdown dei commercianti, già duramente colpiti nella loro attività.

 

Per qualcuno di loro, come alcuni negozianti di motociclette sul boulevard Beaumarchais, un edicolante della piazza della Bastiglia, il celebre Cafè des Phares sulla grande piazza, è andata anche peggio: sono stati incendiati dai black bloc che aspettavano al varco manifestanti e polizia alla fine del percorso. Nel caso della brasserie e dell’edicola, in parecchi hanno lanciato di tutto contro i camion dei pompieri che tentavano di avvicinarsi alle fiamme per spegnerle.

 

Al di là degli incidenti l’intero corteo di Parigi si è svolto in un clima di grande tensione, anche se sono state sporadiche le violazioni dell’ordine pubblico. Erano in 46.000 secondo il ministero dell’Interno, in testa al corteo c’erano i familiari di alcune delle vittime di violenze della polizia. Campeggiavano striscioni che chiedevano il ritiro della legge, spesso con battute contro il famigerato articolo 24, quello più inviso a chi protesta, che prevede il divieto di fotografare o filmare poliziotti in attività durante le manifestazioni. «Sorridi, sei filmato!» si leggeva in un grande cartello portato da un gruppo di ragazzi sempre molto visibili. Di tanto in tanto, cori ostili alle forze dell’ordine, «Tutti detestiamo la polizia» il più gettonato.

 

A fronteggiare la protesta, 20.000 gendarmi e poliziotti, ritenuti troppo pochi dal sindacato Alliance per garantire la sicurezza. Il ministro dell’Interno, Gèrald Darmanin, ha postato in serata un tweet in cui «condanna le nuove violenze contro la polizia» e cita la cifra di «37 poliziotti feriti» in Francia.

 

I fermi sono stati 9 a Parigi. A Lione erano in 7.500, a Bordeaux in 6.000, ma migliaia hanno sfilato anche a Marsiglia, Grenoble, Montpellier, Clermont-Ferrand, Caen e in molte altre città, spesso con qualche tafferuglio a margine, soprattutto a Lione. Molti i giornalisti presenti e i rappresentanti di redazioni - come quelli di Le Monde e di Paris Match - non solo per coprire gli eventi ma per manifestare il proprio dissenso con il governo.

 

Sono in tanti, dall’estrema sinistra di Jean-Luc Melenchon fino a diversi esponenti di spicco socialisti come l’ex presidente Francois Hollande, a chiedere oggi il ritiro della legge della discordia, che ha ormai innescato una vera crisi politica nel paese. Approvata in Assemblèe Nationale la settimana scorsa, deve ora passare al Senato ma in molti premono per un ritiro dell’art. 24, quello che punirebbe con un anno di carcere e 45.000 euro di ammenda la diffusione di immagini di poliziotti o gendarmi in grado di danneggiare le persone immortalate. Per gli organizzatori della Marcia delle libertà, la legge «viola la libertà di stampa, la libertà di informare e di essere informati, la libertà d’espressione, insomma le libertà pubbliche fondamentali della nostra Repubblica».

 

L’intento, per il governo, è di proteggere i poliziotti vittime di inviti all’odio e di minacce di morte sui social network. Il governo è ora a un bivio, con un ministro dell’Interno apertamente indicato come «ala destra», e due gravissimi casi di violenze documentate dalle immagini in una sola settimana - prima contro i migranti, poi contro l’indifeso produttore musicale nero - che hanno fatto precipitare la situazione. Emmanuel Macron ha parlato di «immagini della vergogna». Il governo è sotto pressione, anche dall’interno della maggioranza de La Rèpublique en Marche, perchè elimini l’articolo 24. «Se oggi c’è una cosa da fare per salvare l’onore - ha detto l’ex presidente Hollande - non è mantenere questo testo, ma ritirarlo».

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