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Dopo l'uscita di Salvini

La missione leghista in Ucraina, Comencini: «Io ci sono». D’Arienzo: «Insensato»

Il senatore Pd Vincenzo D'Arienzo a sinistra e il deputato leghista Vito Comencini a destra
Il senatore Pd Vincenzo D'Arienzo a sinistra e il deputato leghista Vito Comencini a destra
Il senatore Pd Vincenzo D'Arienzo a sinistra e il deputato leghista Vito Comencini a destra
Il senatore Pd Vincenzo D'Arienzo a sinistra e il deputato leghista Vito Comencini a destra

Un’intenzione precisa. «Magari il prossimo collegamento lo faremo non dalla Camera ma dai territori in conflitto», annuncia il segretario della Lega, Matteo Salvini. Una spinta decisa, la sua, verso una «diplomazia della presenza», da avviare «nelle prossime ore, comunque dopo avere consultato l’ambasciata».

Una «missione di pace», nelle intenzioni, che il compagno di partito Vito Comencini, parlamentare e componente la Commissione Affari esteri e Comunitari, accoglie come «un lodevole buon esempio. Perché si parla molto di Unione Europea ma ciò non può essere solo un esercizio di parole». Leopoli, come previsto all’inizio o più probabilmente una presenza nei territori di Polonia e Ungheria, confinanti con l’Ucraina, dove si sta riversando l’onda dei profughi ucraini?

Vincenzo D’Arienzo, senatore del Pd, taglia corto: «Salvini? Il suo è l’atteggiamento del bimbo viziato trascurato dalla mamma», afferma con non velato riferimento alle (passate?) simpatie pro Putin del leader leghista. «C’è un solo posto in cui tutti dobbiamo essere presenti e attivi: ed è Bruxelles», incalza l’esponente Dem.

Comencini rilancia invece l’importanza dell’azione «anche nel proprio piccolo». Lo stesso Salvini, avanzando la sua proposta, si era chiesto: «Serve o no? Restare nel dubbio non è utile, magari in molti dovremmo fare qualcosa per riavvicinare le parti in conflitto». Il deputato leghista veronese, sulla scia di una crisi geopolitica che lo vede impegnato da tempo, in Donbass era già stato. «E non avrei problemi a tornare in quei luoghi, per un dialogo a prescindere dalle parti in gioco».

«L’unica cosa sensata è l’impegno di tutti i partiti per rinsaldare l’Unione Europea e l’Alleanza Atlantica», ribatte il senatore D’Arienzo. «Tutto il resto», aggiunge, «sarebbe solo un’inutile esposizione di muscoli».

A poche ore da un Mercoledì delle Ceneri che papa Francesco aveva chiesto fosse, come è stato per molti, di «digiuno e preghiera» almeno sull’importanza dei gesti una sintonia politica è possibile. «Come cattolico mi sono sentito coinvolto da questo appello. Ma da anni, del resto, pregavo anche perché tornasse la pace nella regione del Donbass», conferma Comencini. «Certo, ho aderito perché anche gli atti simbolici contano. Anche se per noi, qui, significa solo accettare di arrivare a sera con un caffè». Un segno, che affianca la mobilitazione delle associazioni e dei partiti, impegnati a vario titolo in queste ore nella ricerca ed invio di sostegni materiali per i profughi dalle zone di guerra.

«Resta l’evidenza di una violazione, che non può essere accettata poiché costituirebbe un precedente. Difendere i principi democratici», riflette D’Arienzo, «ha un costo: lo ebbe in passato per i nostri nonni e padri ed oggi siamo chiamati ad assumercelo».

Il caso è recente: tra censura, dapprima, e marcia indietro, poi, dell’università di Milano «Bicocca» il corso su Dostojevski del professor Paolo Nori è il simbolo di un rischio: la «russofobia». «Vorrei che fosse proprio l’ateneo di Verona a dare un esempio, invitando quel docente. Messaggi sbagliati rischiano di alimentare avversioni che una grande cultura non merita», auspica Comencini.

«Il voto di condanna di Mosca da parte dell’Onu, le stesse sanzioni, non sono contro un popolo ma dirette a chi ne ha dimenticato la sovranità. Lì sta la vera prevaricazione», chiarisce il senatore D’Arienzo. «Vanno sicuramente scongiurati i processi mentali che, nel tempo, ci hanno portati alla paura ed ostilità, di volta in volta, verso altre persone». Dalle Torri Gemelle alla pandemia l’elenco delle «fobie» etnico - geografiche è ormai lungo. E l’invasione dell’Ucraina, firmata da Putin, rischia di aggiungere un altro triste tassello.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Paolo Mozzo

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