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La Cina rifiuta la proposta di un nuovo studio Oms sulle origini del Coronavirus: «Arroganza»

Nuova indagine Oms su origine del virus
Nuova indagine Oms su origine del virus
Nuova indagine Oms su origine del virus
Nuova indagine Oms su origine del virus

La proposta dell’Oms di portare avanti un’altra missione di ricerca delle origini del Covid in Cina, alludendo a una «fuga di laboratorio» a Wuhan, mostra «arroganza verso la scienza». Zeng Yixin, numero due della Commissione sanitaria nazionale cinese, ha chiarito che Pechino non accetterà mai «un tale piano di tracciamento delle origini poiché, in alcuni aspetti, ignora il buon senso e sfida la scienza».

 

Nei giorni scorsi l’Oms ha proposto un’altra fase di studi sulle origini del Covid in Cina, comprensiva dell’esame dei dati del Laboratorio di virologia e dei mercati di Wuhan, chiedendo trasparenza alle autorità cinesi. Zeng ha affermato, nel corso di una conferenza stampa dedicata al tracciamento dell’origine del Covid tenuta con altri funzionari ed esperti cinesi, di essere rimasto sorpreso quando ha letto per la prima volta il piano dell’Oms perchè ha elencato, tra l’altro, l’ipotesi che una violazione cinese dei protocolli di laboratorio potesse aver causato il rilascio del virus durante le attività di ricerca.

 

«Speriamo che l’Oms riesamini seriamente le considerazioni e i suggerimenti degli esperti cinesi e tratti veramente il tracciamento dell’origine del Covid-19 come una questione scientifica, liberandosi dalle interferenze politiche», ha aggiunto Zeng, ricordando che la Cina «si è sempre opposta alla politicizzazione dello studio» sull’origine del virus.

 

I primi casi noti di infezione sono emersi nella città di Wuhan a dicembre 2019 e si credeva che il virus fosse passato agli esseri umani dagli animali venduti a fini alimentari al mercato cittadino di Huanan. A maggio, il presidente americano Joe Biden ha ordinato alle agenzie di intelligence Usa di trovare risposte alle numerose domande ancora aperte sull’origine del nuovo coronavirus, a maggior ragione dopo che l’indagine congiunta degli esperti di Oms e Cina, tra gennaio e febbraio 2021, ha chiarito molto poco

 

Zeng ha esortato l’agenzia dell’Onu di Ginevra a espandere gli sforzi di ricerca oltre la Cina, puntando ad altri Paesi. «Abbiamo presentato il 4 luglio all’Oms le raccomandazioni per la fase 2, ritenendo che lo studio dovrebbe essere basato sul lavoro congiunto Oms-Cina e condotto in molti altri luoghi in tutto il mondo dopo le consultazioni complete con gli Stati membri della agenzia», ha aggiunto.

 

«Riteniamo che una perdita di laboratorio sia estremamente improbabile e che non sia necessario investire più energie e sforzi in questo senso», ha aggiunto da parte sua Liang Wannian, a capo del team cinese che ha indagato a Wuhan. Tuttavia, Liang ha notato che l’ipotesi dell’incidente di laboratorio non può essere del tutto esclusa, suggerendo che se le prove fossero giustificate, altri Paesi potrebbero esaminare l’ipotesi presso i loro laboratori.

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