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L'anniversario dell'invasione

Ucraina, un anno di lacrime e sangue: vicini all'ora più buia

Con la notte dell’invasione russa scatenata da Putin sono terminate le illusioni seguite alla Guerra fredda. Dall’avanzata alla resistenza, fino alla guerra di attrito. Sullo sfondo, lo spettro dell'Apocalisse dell'umanità
Macchine in coda a Kiev nel giorno dell’attacco russo, un anno fa
Macchine in coda a Kiev nel giorno dell’attacco russo, un anno fa
Ucraina, un anno di guerra

I sogni, a volte, possono morire anche prima dell'alba. La notte fra il 23 e il 24 febbraio di un anno fa, quando il mondo ha saputo che la Russia di Vladimir Putin aveva davvero scatenato un'invasione vecchia maniera su larga scala in Ucraina, è morto ciò che restava del sogno – o del miraggio – dei cantori della fine della storia. Da allora sono trascorsi dodici mesi di morte, distruzioni, atrocità ed escalation; e di quella guerra, ribattezzata in principio «operazione militare speciale» nella neolingua orwelliana del Cremlino, non si vede la fine. Se non nella prospettiva (o nelle velleità) di una qualche resa incondizionata del fronte nemico che nessuno, a rigor di logica, riesce a spiegare come sia possibile pensare di ottenere evitando di dover giocare prima o poi a dadi con lo spettro di un'apocalisse nucleare.

Qualcosa che l'immaginario collettivo mainstream dell'Occidente aveva sotterrato fra le memorie degli incubi degli anni '50 e '60 del XX secolo, almeno a partire dalla stagione suggellata dai proclami di vittoria per l'epilogo della Guerra Fredda all'ombra dell'ammainabandiera sovietico. Epilogo scambiato da molti per una vittoria militare vera, rivendicato come la pretesa di un che di definitivo. Ma in realtà mai consolidato in nulla di condiviso fra i vincitori dichiarati e i presunti sconfitti. In un quadro di sentimenti assai diversi fra ovest ed est del mondo dinanzi ai progetti di «nuovo ordine mondiale democratico».

Di quel panorama oggi restano le scorie e le macerie di troppe illusioni. La storia, in ogni caso, sembra aver girato pagina di nuovo. E solo il tempo potrà dire se verso qualcosa di meno peggio dei sinistri scenari odierni dopo una lunga parentesi di violenza, o verso un terrificante buco nero.

Nell'attesa, a pagare il prezzo più alto continuano a essere gli ucraini: protagonisti nei loro confini d'una resistenza coraggiosa in questi mesi, superiore alle aspettative di Mosca e non solo; ma al contempo pedine d'una partita a scacchi che li sovrasta in dimensione globale.

Un anno di lacrime e sangue

La sintesi di quest'anno 1 è una trama di lacrime e sangue, di bombardamenti e mobilitazioni, di denunce di crimini bellici efferati e bollettini di propaganda inevitabili in un contesto di guerra nel quale prima vittima è sempre la verità: macinata dalla macchina della propaganda degli aggressori, e qualche volta pure dagli aggrediti, tra disinformazione, istinto di sopravvivenza, pressione sulla trincea interna, tentativi di condizionamenti incrociati con Paesi amici.

Una trama disegnata nelle prime settimane dall'azzardo di un'invasione su più fronti; poi dall'avanzata russa fermata alle porte di Kiev (e macchiata fin da subito, fallimento o diversione che fosse, da brutali atti di ferocia come a Bucha); dalla presa di Mariupol fra le devastazioni dell'Azovstal; dalla sorprendente controffensiva ucraina a Kherson; dall'escalation missilistica del generale Surovikin su infrastrutture strategiche anche civili; dalla parallela escalation degli aiuti militari degli alleati Nato alle forze del presidente Volodymyr Zelensky; e dalla transizione da una strategia militare in parte di manovra a una guerra di attrito inesorabile (nelle intenzioni di Mosca) come 80 o 100 anni fa.

Ucraina, un anno di guerra

La «terza guerra mondiale a pezzi» evocata da Papa Francesco

Sullo sfondo di un innalzamento della posta per gli attori in campo fino alla sopravvivenza stessa di leadership, territori e Stati che minaccia i margini d'un qualsiasi compromesso futuro. Mentre la «terza guerra mondiale a pezzi» evocata a suo tempo da papa Francesco sembra trasformarsi nella profezia di uno spaventoso mosaico in via di composizione, cullata da scampoli di narrativa a fumetti che – dalla politica, ai media, a frotte d'ignari avventori del bar sport dei social - paiono talora rompere gli argini di ogni tabù. Tanto da indurre gli scienziati del Bulletin of the Atomic Scientists, custodi di una certa idea di disarmo e pacifismo sempre più fuori moda, a spostare le lancette del loro orologio dell'Armageddon (il Doomsday Clock) da 100 a 90 secondi «alla mezzanotte»: mai così vicino, dal 1947 in avanti, alla buia ora X di un potenziale olocausto dell'umanità.

Alessandro Logroscino

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