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Bufera sulle parole del ministro russo a Rete 4: «Zelensky, ebreo, guida paese di nazisti, come Hitler»

Il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov
Il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov
Zelensky: "Lavrov? La Russia ha dimenticato le lezioni della Seconda guerra mondiale"

La Russia non ha mai minacciato di usare le armi nucleari; l’offensiva contro l’Ucraina ha solo scopi difensivi, perché il governo ucraino è diventato «lo strumento di estremisti nazisti e del governo Usa»; i civili di etnia russa del Donbass sono presi di mira deliberatamente dai missili ucraini. Serghei Lavrov snocciola per oltre un quarto d’ora le ragioni di Mosca, più o meno già note. Poi, all’improvviso, scoppia la bomba. Non è paradossale, sostiene il ministro degli Esteri di Putin, affermare che Volodymyr Zelensky, ebreo, guidi un Paese infestato dai nazisti, perché «secondo me anche Hitler aveva origini ebraiche».

Bastano quei tre secondi nell’intervista andata in onda a Zona Bianca su Rete 4 per scatenare una tempesta, in Italia (nel mirino finisce pure Mediaset) e nel mondo. In particolare in Israele, che finora ha cercato di preservare le sue buone relazioni con Mosca dagli effetti della guerra. «In Italia», a differenza che in Russia, «c’è libertà di esprimere le opinioni, anche quando sono palesemente false e aberranti. Quello che ha detto Lavrov è aberrante. E per quanto riguarda la parte riferita a Hitler, è davvero oscena», commenta in serata il premier Mario Draghi.

 

«Si è parlato di intervista ma in realtà è stato un comizio. Bisogna chiedersi se è accettabile invitare una persona che chiede di essere intervistata senza nessun contraddittorio. Non è granché, non è granché professionalmente», aggiunge il presidente del Consiglio. Il ministero degli Esteri israeliano da parte sua ha convocato l’ambasciatore russo a Tel Aviv per «chiarimenti» su quelle che il ministro Yair Lapid ha definito dichiarazioni «imperdonabili e oltraggiose», oltre che «un terribile errore storico».

«Il più basso livello del razzismo contro gli ebrei - osserva - è accusare gli ebrei stessi di antisemitismo». Eppure è proprio quello che Lavrov, in aperta contraddizione con la sua immagine di abile diplomatico poliglotta e navigato, ha voluto dire. Un’altra frase pronunciata nell’intervista non lascia dubbi a tal proposito: «Da tempo ormai sentiamo il saggio popolo ebraico dire che i maggiori antisemiti sono proprio gli ebrei».

«Atroci commenti» che, afferma il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, mostrano «l’antisemitismo profondamente radicato nelle elite russe». Naftali Bennett parla di affermazioni «gravi». Ma il premier israeliano lancia un monito a tutte le parti in conflitto: «Si smetta immediatamente di ricorrere alla Shoah del popolo ebraico come strumento per polemiche politiche» perchè, «come già detto in passato, nessuna guerra dei nostri giorni è la Shoah ed è paragonabile ad essa». Un modo per ricordare il fastidio già espresso dal Centro Wiesenthal di Gerusalemme e dallo Yad Vashem, il Museo della Shoah, per il paragone fatto da esponenti ucraini tra il massacro di Bucha e il genocidio degli ebrei. Proprio il direttore di Yad Vashem, Dani Dayan, definisce «false, deliranti e pericolose» le parole di Lavrov, spiegando che esse affondano le radici in un elemento rimasto oscuro relativo alle origini del nonno paterno di Hitler sul quale si sono poi «costruite teorie cospiratorie del tutto infondate secondo le quali lo stesso Hitler sarebbe stato ebreo».

Condanne che giungono anche dalle comunità ebraiche italiane ma che difficilmente faranno cambiare idea a Lavrov. Le forze nazionaliste come il battaglione Azov e altre che combattono per Kiev, ha affermato nell’intervista, «hanno la svastica tatuata sulla pelle e leggono il Mein Kampf. Tra le loro fila combattono mercenari e ufficiali occidentali». Zelensky «ha sabotato i negoziati di pace». Mosca continuerà dunque la sua «operazione speciale militare», che non si concluderà con l’annuncio di una vittoria il 9 maggio, come qualcuno ipotizza: «I nostri militari - ha tagliato corto Lavrov - non pianificano le azioni in base a una data». Prima di chiudere ce n’è anche per l’Italia. Da Roma, sostiene il ministro russo, sono arrivate «dichiarazioni che sono andate oltre le buone norme diplomatiche» e «l’Italia è in prima fila tra coloro che adottano e promuovono le sanzioni anti-russe. Per noi è stata una sorpresa». Infine, la condizione russa che il suo gas venga pagato dai Paesi importatori in rubli. Lo scopo, spiega, è evitare che questi soldi vengano «rubati» dagli europei, come stanno facendo con gli euro e i dollari depositati presso le loro banche a cui Mosca non può avere accesso a causa del congelamento imposto con le sanzioni.

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