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Elezioni a Villa Bartolomea e Zevio

La più anziana e il più giovane dei candidati sindaco: interviste a Laura Degliuomini ed Enrico Righetto

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Laura Degliuomini ed Enrico Righetto, i candidati sindaco più anziana e più giovane
Laura Degliuomini ed Enrico Righetto, i candidati sindaco più anziana e più giovane
Laura Degliuomini ed Enrico Righetto, i candidati sindaco più anziana e più giovane
Laura Degliuomini ed Enrico Righetto, i candidati sindaco più anziana e più giovane

La prima è nata sotto il settennato del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Il secondo nell’ultimo anno del vecchio millennio, Presidente, per pochi giorni, Oscar Luigi Scalfaro prima di passare il testimone a Carlo Azeglio Ciampi. L’una è cresciuta assistendo ai movimenti operai e studenteschi e all’Italia dei partiti. L’altro portava i pantaloni corti quando, nel 2007, è nato il Pd. Ci sono 46 anni di differenza tra i candidati a sindaco più anziano e più giovane della vetrina elettorale dei 13 Comuni della provincia che il 12 giugno eleggeranno primo cittadino e consiglio comunale.

E tra i 27 aspiranti alla fascia tricolore, il più anziano, o meglio, la più anziana è Laura Degliuomini, 69 anni, candidata a Villa Bartolomea con la «Civica Villa Bartolomea», che batte - in anzianità - per qualche mese Raffaele Bazzoni, decano della politica Dc, zeviana e regionale. Ma è proprio di Zevio Enrico Righetto, 23 anni, «Zevio Bene Comune», il candidato più giovane che per un po’ si è cullato nella speranza di essere pure il più giovane d’Italia. Non lo è: un diciottenne lo batte poco distante da qui, nel Mantovano, a Guidizzolo.

 

LAURA DEGLIUOMINI, la più anziana

Si occupa di amministrazione da sempre. Per mestiere, non per politica. Ma se quest’ultima significa, per etimologia, occuparsi della città, della cosa pubblica, lei lo ha fatto, appunto, per una vita. Oggi pensionata, Laura Degliuomini, 69 anni, è stata dipendente comunale a Villa Bartolomea, decentrata per gli ultimi 20 anni alla casa di riposo «Maria Gasparini» prima che diventasse Ipab. Ha alle spalle anni di amministrazione e contabilità, di misure da prendere e di decisioni da adottare, di trasferte in città e in Regione «quando non c’era internet», ma anche di momenti drammatici come l’omicidio del sindaco Loris Doriano Romano ucciso a colpi di pistola dall’ex dipendente comunale, poi suicidatosi, Bruno Saccoman («Furono momenti scioccanti, occorse molto tempo per superare il trauma, conoscevamo entrambi, ci conoscevamo tutti», racconta oggi).

E poi ci sono gli anni dedicati all’associazionismo e al volontariato. Non può essere certo definita, dunque, una neofita della politica, Degliuomini che ha dalla sua anche la maturità e l’esperienza: è insieme a Raffaele Bazzoni, la più anziana tra i candidati a sindaco dei 13 Comuni della provincia al voto. Entrambi classe 1953, ma lei è nata prima, il 20 gennaio, sotto il segno del capricorno. Sfida con la «Civica Villa Bartolomea» l’uscente Andrea Tuzza, che si ricandida.

 

Degliuomini, come nasce la sua idea di candidarsi? Non ho mai fatto politica, ma mi sono sempre occupata della vita del paese, dal mio lavoro - che riguardava appunto l’amministrazione e richiedeva la presenza ai consigli comunali e nei luoghi delle decisioni - alla partecipazione ad attività di volontariato in parrocchia, alla Caritas, al Banco alimentare e al centro di ascolto.

 

Le hanno proposto di farlo o ha deciso lei? Siamo un gruppo di amici e conoscenti del paese, ne abbiamo parlato. Per le mie attività conosco tutti a Villa Bartolomea.

 

Da che parte si corre, destra o sinistra? Siamo una lista civica, parallela a quella che è già presente.

 

Ma il suo primo voto, appena maggiorenne, a chi è andato? Allora era diverso, c’erano i partiti e c’era la Democrazia Cristiana, anche se poi si divise tra destra e sinistra.

 

L’alveo è quello insomma. Si ispira a qualcuno? Quando ero giovane, il parroco, don Tiziano, nelle sue prediche citava sempre Giorgio La Pira (1904-1977, padre Costituente per la Dc, accademico, sindaco di Firenze, figura del cristianesimo sociale e promotore della carità e del rispetto della dignità umana, ndr). Ecco, mi sono sempre ispirata ai valori cristiani dell’accoglienza, della solidarietà, dell’attenzione alla persona.

 

A proposito di partiti. Quella era un’Italia diversa. Una volta c’erano i partiti, i comizi in piazza, la gente partecipava e poi andava a votare. C’era partecipazione, anche da parte dei giovani con i movimenti studenteschi e operai.

 

Lei ne faceva parte? Delle manifestazioni operaie (sorride) ho i ricordi della nostra professoressa - ho studiato al liceo classico Cotta di Legnago - che, quando c’erano le manifestazioni operaie della Riello, a turno, ci mandava a controllare che non le danneggiassero l’auto, finché non finiva il corteo. Tuttavia, alla vita del paese ho sempre partecipato. Ora c’è disamore tra i giovani, che vedo poco motivati, non solo in politica. E mancava il covid: si sono sfasati gruppi, famiglie, circoli, la vita sociale tutta.

 

E come nasce il senso di partecipazione? Io ho perso il padre da ragazza. Siamo rimaste mia madre e mia sorella più giovane di dieci anni. Ci sostenevamo a vicenda e mia madre mi ha insegnato a dare sempre una mano agli altri, a fare assistenza gratuitamente. Ho avuto questo stimolo.

 

Cos’è cambiato nel frattempo nel modo di fare politica? Dopo Manipulite ci sono più controlli. Ora l’amministrazione è più trasparente, alla luce del sole. I cittadini possono accedere agli atti. Prima se volevano leggere l’albo dovevano venire in municipio, dove si affiggevano le determinazioni, ma chi veniva a leggerle? Ora si può fare da casa.

 

Il libro sul comodino? Leggo gialli, ma ho una nipote insegnante che mi fa conoscere autori contemporanei.

 

Lei è la candidata più anziana, cosa consiglia al più giovane, che ha 23 anni e si candida a Zevio? Di certo vede la vita in modo diverso da chi ha vissuto più esperienze e ha affrontato molte situazioni. Mi sembra molto giovane e forse si imbarca senza sapere dove si va a parare. Credo che prima occorra fare un’esperienza in un gruppo o ricoprendo altre cariche come consigliere o assessore, perché si troverà davanti a scelte importanti da prendere, com’è accaduto in questi ultimi due anni. Con la pandemia abbiamo conosciuto difficoltà che non conoscevamo. È servita una presenza costante. È stato necessario inventare nuovi servizi che prima non c’erano. .

 

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ENRICO RIGHETTO, il più giovane

Si definisce un «nativo del Pd» che per lui è un partito longevo, nato quando portava i calzoncini e i suoi genitori si erano appena trasferiti da Verona - dove è nato - a Campagnola di Zevio. È un partito lungo tanto quanto la sua adolescenza e giovinezza e al quale ha deciso di aderire nel 2019, diventando segretario di circolo nel 2020 e poi collaborando alla campagna elettorale di San Giovanni Lupatoto lo scorso anno. Insomma, giovane sì, ma Enrico Righetto, 23 anni, diplomato geometra, abilitato alla professione, ma anche studente universitario di Urbanistica a Padova («Indirizzo Territorio e tutela del paesaggio», precisa), respinge eventuali appunti sulla sua «troppo giovane» età. Anzi, teneva al primato di candidato più giovane d’Italia. Gli diamo una cattiva notizia: c’è un diciottenne in lizza per la fascia tricolore a Guidizzolo, non molto lontano da qui, nel Mantovano. «Oh che peccato, mi dà una brutta notizia», ci scherza, «ma sarò pur sempre quello del Veneto!».

Primo o no, l’entusiasmo non gli manca, la loquacità neppure. E nel confronto a Zevio Righetto, nato il 9 aprile 1999, segno zodiacale ariete, è pronto per vedersela con l’erede del sindaco uscente Diego Ruzza, Paola Conti, appoggiata dalla coalizione del centro destra, e il decano della politica zeviana e regionale, Raffaele Bazzoni che torna alla ribalta in cerca del voto dei moderati.

 

Righetto, perché si candida? Mi sono iscritto nel Pd nel 2019 perché mi piaceva tenermi informato e mi rivedo nei valori di questo partito di cui sono stato segretario. Così mi sono buttato in politica, ambito da cui i giovani in effetti si tengono alla larga. Ora mi candido perché vedo cose che non funzionano e che credo sia necessario risolvere. E noi giovani soprattutto dobbiamo interessarci perché è il nostro futuro e dobbiamo intervenire su ciò che ci circonda. Se non lo facciamo noi, rischiamo di subirlo, questo futuro.

 

E perché i giovani stanno fuori dalla politica? È un fatto culturale e personale, credo. Ho molti amici interessati a quello che faccio e che mi seguono. Tuttavia poi non fanno, in effetti, il salto dell’impegno diretto.

 

Perché? Bella domanda. Non ho una risposta. Io ho cominciato quando ho visto i primi dati sulla discarica qui nel nostro territorio e mi sono detto che bisognava fare qualcosa. Forse i giovani non vivono il territorio, facendo riferimento più a Verona, e sentono meno i problemi che sono qui. Nondimeno sono i loro problemi.

 

Lei non ha conosciuto la Prima Repubblica, l’era dei partiti e poi Manipulite. Che idea ha di quell’epoca e di quella politica? Io sono nativo del Pd che è stato fondato quando ero bambino, nel 2007. Dei partiti mi parlano, però, gli iscritti del Pd che c’erano e che vi hanno militato. All’epoca la politica era vissuta attraverso le assemblee, il trovarsi a parlare. Col tempo questa modalità si è trasformata e si sono perse la condivisione e la partecipazione. Ora i social network hanno esteso questa possibilità di essere informati, ma talvolta fanno più male che bene.

 

Domanda a bruciapelo, dunque: destra o sinistra? Pd, quindi centrosinistra, ma soprattutto mi definisco progressista.

 

Il suo primo voto? Ho votato Sì al referendum per l’Autonomia del Veneto (il referendum consultivo del 22 ottobre 2017, ndr). Ed è stato emozionante. Credo che una maggior autonomia per la nostra Regione sia possibile e vada riconosciuta l’identità territoriale veneta, in modo consapevole, però, e programmato.

 

A chi si ispira nell’azione poltica? A livello europeo ad Alessandra Moretti, che sta lavorando molto bene, e a Brando Benifei. Quest’ultimo per i temi dell’intelligenza artificiale in particolare, che mi affascinano moltissimo: sono un po’ nerd.

 

E del passato? L’ex Presidente Sandro Pertini, perché è stato molto amato ed è stato una figura dalla significativa esperienza e competenza, nonché partigiano. Anche per rivendicare le radici dei miei bisnonni che diedero una mano alla Resistenza. Il bisnonno finì a Bolzano, la bisnonna scampò ai titini.

 

Il libro sul comodino? La campagna elettorale ha preso il sopravvento. Ma amo i libri fantasy, come «Il cannocchiale d’ambra», ultimo volume di una trilogia di Philip Pullman.

 

Da candidato sindaco più giovane di questa tornata, cosa dice al candidato più anziano? Di fare in modo che anche i giovani possano dire la loro. La pandemia li ha chiusi in casa. Ora hanno bisogno di spazi, di frequentare questi luoghi e di fare aggregazione. L’abbandono si sente e lo hanno vissuto. Occorre aiutarli a tornare ad aggregarsi. Però vorrei anche dire una cosa a riguardo dell’essere un giovane candidato.

 

Ovvero? Sono il candidato più giovane, è vero. Ma ho una squadra alle spalle di persone che hanno molta esperienza alle spalle. E una città si amministra insieme. 

 

Maria Vittoria Adami

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