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Vaiolo delle scimmie, ricoverato un giovane a Padova. L'epidemiologo Baldo: «Trasmissibilità bassa, sotto l'1»

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Vaiolo delle scimmie
Vaiolo delle scimmie
Vaiolo delle scimmie
Vaiolo delle scimmie

È stato ricoverato ieri a Padova un giovane paziente con sintomatologia compatibile con il vaiolo delle scimmie (Monkeypox MPX) e gli esami di approfondimento hanno poi confermato la diagnosi. Il caso è stato segnalato alle strutture preposte, per il tracciamento di eventuali altre positività.

«Non si può parlare di pandemia in questo momento, perché i numeri sono limitati e la via di trasmissione è molto specifica: di conseguenza l’indice di trasmissibilità è sotto l’1». Lo dice il prof. Vincenzo Baldo, epidemiologo dell’Azienda Ospedaliera Università di Padova dopo il caso del paziente ricoverato ieri per il vaiolo delle scimmie. «Quindi la possibilità di avere una epidemia è molto bassa - ripete - . È una patologia infettiva che si trasmette dall’animale, si chiama vaiolo delle scimmie perché i primi isolamenti sono stati fatti su questa specie animale, e purtroppo saltuariamente si trasferisce anche all’uomo». Il contagio avviene fondamentalmente per contatti molto stretti, spiega Baldo, «sono molto più a rischio, ad esempio, i contatti intimi, ma secondo la letteratura scientifica può essere traferito attraverso i droplet di grandi dimensioni, quindi attraverso la saliva o ravvicinamenti molto stretti, faccia a faccia». «Il fatto stesso che presenti dei sintomi ben evidenti, il rush cutaneo ad esempio - conclude l’epidemiologo - ci consente di fare tutte le manovre preventive più efficaci come l’isolamento e il tracciamento».

I casi di vaiolo delle scimmie nei Paesi in cui l’infezione non è endemica continuano a crescere: sono 780, secondo l’ultimo bollettino dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Si tratta di 523 casi in più rispetto alla rilevazione del 29 maggio, quando i casi notificati erano 257. Nonostante il balzo dei contagi, la situazione per il momento non sembra destare allarme: «l’Oms valuta il rischio a livello globale come moderato», un livello dettato, più che dall’entità del contagio, dal fatto che «questa è la prima volta che molti casi e cluster di vaiolo delle scimmie vengono segnalati contemporaneamente in Paesi non endemici ed endemici in aree geografiche così diverse».

Il centro dell’epidemia continua a essere l’Europa con 688 casi (l’88% del totale): 207 nel Regno Unito, 156 in Spagna, 138 in Portogallo, 57 in Germania, 33 in Francia, 31 in Olanda, 20 in Italia. Fuori dal Vecchio Continente, il Paese più colpito (58 casi) è il Canada. Continuano le indagini sull’origine dell’epidemia. È noto, rileva l’Oms, che «la maggior parte dei casi segnalati finora è emersa da servizi di salute sessuale o altri servizi in strutture sanitarie e ha coinvolto principalmente - ma non esclusivamente - uomini che hanno rapporti sessuali con uomini». L’ipotesi più probabile è che ci sia «stata una trasmissione non rilevata per un periodo di tempo sconosciuto seguita da eventi di amplificazione più recenti». Un’ipotesi compatibile con le caratteristiche e l’andamento del virus, «che negli ultimi anni ha aumentato la circolazione nelle aree endemiche, probabilmente perché si è abbassata la quota di popolazione vaccinata contro il vaiolo umano», spiega Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di Genetica Molecolare "Luigi Luca Cavalli Sforza" del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IGM-CNR) di Pavia. «La trasmissione inter-umana non è immediata e richiede un contatto molto stretto. Il virus ha inoltre tempi di incubazione lunghi: una persona, quindi, può scoprire di essere stata contagiata a distanza di tempo dal contatto», continua Maga. Inoltre, non sempre le manifestazioni dell’infezione sono eclatanti.

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