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La tragedia sulla Marmolada

Quattro feriti al Santa Chiara di Trento: «I vicentini potranno presto tornare a casa con le proprie gambe. Ma l'impatto psicologico sarà pesante»

Daniele Penzo, direttore Anestesia e Rianimazione del Santa Chiara di Trento
Daniele Penzo, direttore Anestesia e Rianimazione del Santa Chiara di Trento
Daniele Penzo direttore Anestesia e Rianimazione ospedale Santa Chiara di Trento

Sono ricoverati al Santa Chiara di Trento  quattro dei feriti  - due trentini e due vicentini - nel crollo del ghiacciaio sulla Marmolada.  Daniele Penzo, direttore Anestesia e Rianimazione dell'ospedale trentino, illustra la situazione allo stato attuale: «Quelli ricoverati in rianimazione hanno una situazione complessa e sono monitorati però la prognosi è buona. Gli altri sono in reparto quindi una situazione che può essere controllata più facilmente, per uno di essi ci sono ancora misure terapeutiche per problemi non ancora risolti, ma le condizioni generali sono buone».

E aggiunge: «Dal tipo di lesioni avute non ritengo che ci siano segnali che i ricoverati in intensiva possano sviluppare complicanze, confido che potranno essere dimessi dalla rianimazione presto. Per i vicentini che si trovano  in reparto penso sia possibile il trasferimento a breve in un altro ospedale più vicino casa o anche le dimissioni e che possano tornare a casa con le proprie gambe»

Ma precisa: «Discorso diverso per l'impatto psicologico che un evento di questo tipo può comportare, sia per i danni riportati a loro stessi e per le persone a loro vicine. Alcune prime riflessioni sono state "ma cosa è successo?"», racconta il medico spiegando che per i feriti è stato impossibile comprendere quello che stava succedendo.  «Paradossalmente, nella dinamica del crollo erano quasi più informati coloro che avevano visto dall'esterno la scena piuttosto di quelli che sono stati coinvolti marginalmente da questo fiume di ghiaccio e di sassi. Una delle prime domande è stata appunto quella di chiedere cosa era accaduto, avevano capito che c'era stata una specie di valanga però non è la valanga tradizionale che ci possiamo immaginare anche in estate, con molta neve. Questa è una valanga di ghiaccio e detriti e roccia a una velocità elevatissima e quando impatta dà conseguenze molto importanti».

Il medico spiega che anche l'impatto visivo di tali conseguenze sulle vittime è stato devastante anche sulla psiche dei soccorritori e aggiunge: «Quando abbiamo avuto notizia abbiamo subito attivato l'unità di crisi, ci attendevamo molti feriti, ma quando verso le 17 abbiamo visto che non arrivavano altri feriti da ricoverare abbiamo avuto la dimensione della tragedia e questo ha scioccato anche noi».

 

Elisa Pasetto

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