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Mafia, colpo al clan di Bagheria: 8 arresti e sventato un omicidio

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Fermo immagine dal video dei carabinieri di Palermo
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Si era permesso di sfidare pubblicamente il capo mafia Massimiliano Ficano, e per lui era stata emessa una «condanna di morte». «Io più tardi glielo faccio mandare a chiamare...Lo portiamo in campagna e lo scanniamo come un vitello!», Disse Ficano, secondo quanto ricostruito dai carabinieri del Comando provinciale di Palermo, che con l’operazione «Persefone» hanno fermato 8 persone a Bagheria, tra cui lo stesso nuovo capoclan, e scongiurato l’omicidio di Tripoli. Gli 8 sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa e finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione e vendita di armi clandestine, estorsione, lesioni aggravate, maltrattamenti, reati aggravati dalle modalità mafiose.

 

L’autorità di Ficano era stata messa di recente in discussione da Tripoli, apparentemente estraneo al contesto mafioso e che, in stato di ubriachezza e spesso intemperante, si era permesso di sfidare pubblicamente il capo mafia. «Oltre a infastidire con il suo atteggiamento provocatorio la cittadinanza bagherese», Tripoli, ricostruiscono i militari, «era stato violento verso la compagna e il padre (per tali maltrattamenti in famiglia è stato anche lui oggi arrestato)».

La reazione del clan «all’atteggiamento sfrontato» di Tripoli e alla sua ritrosia a sottostare ai "divieti" imposti dai mafiosi per riportare ordine nel territorio da loro controllato non è tardata ad arrivare. Su mandato di Ficano, in sei lo hanno selvaggiamente picchiato, causandogli un trauma cranico ed un trauma alla mano. Tripoli però ha deciso di armarsi di un’accetta facendo sapere in giro di essere intenzionato a dare fuoco a un locale da poco inaugurato da Ficano. Visto il pubblico affronto è stata sentenziata «l’eliminazione di Tripodi, pianificandone nel dettaglio l’omicidio».

Subito dopo aver dato ordine di eseguire l’omicidio, Ficano ha però deciso di allontanarsi da Bagheria, «molto verosimilmente sia per costituirsi un alibi che per darsi alla fuga per il pericolo di essere arrestato», concludono i carabinieri.

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