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I dati Covid nazionali

La curva epidemiologica torna a salire. Gli esperti: «Terza ondata imminente»

Terapia intensiva Covid, vestizione cambio turno di operatori (Foto Giorgio Marchiori)
Terapia intensiva Covid, vestizione cambio turno di operatori (Foto Giorgio Marchiori)
Terapia intensiva Covid, vestizione cambio turno di operatori (Foto Giorgio Marchiori)
Terapia intensiva Covid, vestizione cambio turno di operatori (Foto Giorgio Marchiori)

La curva epidemiologica torna a salire: dopo quasi sei settimane di discesa costante, quasi tutti i dati sono in aumento, dalla quantità dei casi registrati ogni settimana al tasso di positività, fino ai ricoveri nelle terapie intensive: per gli esperti sono i primi segnali di una terza ondata, ormai imminente.

 

È un quadro che emerge anche nei dati del ministero della Salute, anche se come ogni lunedì il rallentamento nei test del fine settimana ha influenzato il numero dei casi anche questa volta. Sono infatti 12.532 i nuovi casi positivi registrati in 24 ore, a fronte dell’incremento di 18.627 del giorno precedente. I nuovi tamponi sono stati 91.656, a fronte dei 139.758 del giorno prima, ed è pari al 13,6% il tasso di positività che risulta dal rapporto fra casi positivi e tamponi e che rispetto a domenica 10 gennaio è aumentato dello 0,3%.

 

È aumentato anche il numero dei ricoverati nelle unità di terapia intensiva, con 168 ingressi in un giorno e un bilancio di 27 unità in più in 24 ore, che portato a 2.642 il numero complessivo dei pazienti in rianimazione. In aumento di 176 unità i ricoverati con sintomi nei reparti ordinari, per un totale di 23.603.

 

Sale di 448 unità anche il numero delle vittime, contro l’incremento di 361 del giorno precedente. Fra le regioni, è l’Emilia Romagna a registrare il maggiore incremento di casi, con 1.942, seguita da Veneto (1.715), Sicilia (1.587), Lombardia (1.587), Lazio (1.254) e Campania (1.021). Più che i numeri giornalieri, a indicare l’inversione di tendenza in atto è l’andamento settimanale dei dati.

 

«Dopo sei settimane di discesa, per la seconda settimana successiva i casi di Covid-19 aumentano rispetto alla precedente», osserva il fisico Giorgio Sestili, fondatore e curatore della pagina Facebook «Coronavirus-Dati e analisi scientifiche» e del sito «giorgiosestili.it».

 

 

Rispetto alla settimana cominciata il 28 dicembre e a quella iniziata il 4 gennaio si osserva un incremento dei casi del 12% rispetto alla settimana precedente. «È una crescita non repentina, che - secondo il fisico - potrebbe annunciare una terza ondata ormai alle porte. Non c’è più, infatti, un solo parametro in discesa: altri sono in risalita e altri hanno smesso di scendere. Questi elementi e il fatto che l’indice di contagio Rt sia maggiore di 1 a livello nazionale e in molte regioni significa che l’epidemia è nuovamente in una fase espansiva».

 

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Sempre considerando l’andamento settimanale, altri valori che mostravano una decrescita si stanno invece stabilizzando: «nella settimana che si è conclusa il 10 gennaio si sono registrati 3.400 decessi, lo stesso numero della settimana precedente. Sembra quindi essere terminata la fase di discesa, dopo settimane nelle quali il numero dei decessi sembrava diminuire».

 

Una frenata che, con la risalita dei casi, secondo Sestili potrebbe presto portare a una risalita dei decessi. Una tendenza, osserva Sestili, che emerge da quanto osserviamo in molti altri Paesi europei nei quali la curva sta risalendo. Nel frattempo arrivano interessanti confronti fra i dati relativi alla prima e la seconda ondata: secondo i calcoli del matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ’Mauro Picone' del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac), nella seconda ondata i decessi sono stati circa 7.500 morti in più, nello stesso arco di due mesi sopra 50 decessi al giorno; il livello massimo delle terapie intensive è stato di circa 4.050 ricoveri nella prima fase e di circa 3.850 nella seconda e il massimo dei ricoveri ordinari è stato di circa 29.000 nella prima fase e di circa 35.000 nella seconda. In generale, il rapporto fra ricoveri nelle terapie intensive e nei reparti ordinari è sceso da 15 a 10 nella seconda fase. «Probabilmente facciamo la diagnosi prima, ma non riusciamo a proteggere le categorie fragili»

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