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LA STORIA

Due mesi in bici negli USA tra i ricordi di guerra del nonno

La straordinaria avventura di Andrea Franzoni, 32 anni, che ha mantenuto la promessa fatta al parente scomparso nel 2019. Da Seattle a Phoenix, toccando i campi di prigionia nei quali era stato internato
Andrea Franzoni  durante una tappa del suo viaggio omaggio in bicicletta
Andrea Franzoni durante una tappa del suo viaggio omaggio in bicicletta
Andrea Franzoni  durante una tappa del suo viaggio omaggio in bicicletta
Andrea Franzoni durante una tappa del suo viaggio omaggio in bicicletta

È stato un viaggio straordinario sull’onda del ricordo quello fatto da Andrea Franzoni da Villanuova, nel Bresciano: 3.500 chilometri in bicicletta da Seattle, nello Stato di Washington, a Phoenix, in Arizona, superando in sella pure i 600 chilometri del deserto di Sonora: 60 tappe in 60 giorni per ritrovare le tracce del nonno Aldo, che nella Seconda guerra mondiale, dopo la cattura in Nordafrica, di chilometri ne aveva percorsi ben 7.000, prigioniero degli inglesi prima e degli americani poi.

Da Seattle a Phoenix, superando i 600 chilometri del deserto di Sonora

Il protagonista di questa impresa ha 32 anni, ed è tornato nella casa di Valverde nella quale ha vissuto anche il nonno Aldo Arrighi, scomparso nel 2019. «Già nel 2020, per rendergli omaggio, avevo affrontato una pedalata virtuale stando in camera, dopo aver ricreato l’intero percorso da Newport News a Seattle.

Ma poi, come gli avevo promesso, partendo da Villafranca sono arrivato a Seattle, e l’11 agosto sono partito con la mia vecchia mountain bike su misura riverniciata con El Pont, il ponte che divide Villanuova da Valverde ma che unisce l’Italia agli Stati Uniti». Sulla costa Ovest degli Stati Uniti ad attenderlo c’era Mark Julian, nipote di una ragazza americana con la quale il suo parente si era fidanzato durante la prigionia, che lo ha aiutato nel progetto.

Due valsabbini si erano presi cura del prigioniero

E prima del via ha fatto tappa nel cimitero di Seattle per fare visita a due valsabbini di Preseglie sepolti lì: emigrati da tempo, si erano presi cura del prigioniero di Villanuova: «Si chiamavano Clemente Tononi e Giuseppe Vassalini, e li ho salutati per conto di Aldo».

Venendo al viaggio sui pedali, «spesso ero ospite di americani per la notte, e ho fatto tante conoscenze. Tra loro George Mount, ex ciclista che ha corso da professionista in Toscana dopo che alle Olimpiadi di Montreal era arrivato sesto alla prova in linea; e Ivka, una ragazza slovacca che ha percorso a piedi oltre 3.000 chilometri dal Messico al Canada sul Pacific Crest trail».

L'ultima tappa dove c'era il campo di prigionia

Lui di problemi con le lingue non ne ha: dopo il diploma a Liceo classico Arnaldo di Brescia si è laureato alla Cattolica di Brescia in «Relazioni internazionali - Cinese e Inglese», e ha lavorato e vissuto a Taiwan e in Cina. «In Arizona, a Maricopa, ho avuto il mio unico incidente, se escludo le forature. Uscito dalla carreggiata sono finito nella griglia per il bestiame piazzata per impedirne l’accesso alla strada. Avevo la gamba bloccata e non riuscivo a estrarla, ma sono passate in auto 3 ragazze native che tornavano alla riserva di Salt River, e usando l’olio del motore hanno fatto scivolare la mia gamba fuori dalla griglia, salvandomi».

Davanti a uno dei campi di prigionia attraversati dal parenteIl nonno del ciclista: Aldo Arrighi
Davanti a uno dei campi di prigionia attraversati dal parenteIl nonno del ciclista: Aldo Arrighi

Arrivato a Phoenix, Andrea ha raggiunto Florence, dove si trovava il campo di prigionia del nonno. «Lì una storica del posto mi ha fatto tenere una conferenza sul mio viaggio. E mi ha donato un chiodo e del filo spinato del campo». Infine, da Florence il ritorno in auto a Phoenix, dove il ciclista valsabbino ha ripreso l’aereo per Milano.•.

Massimo Pasinetti

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