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I genitori di Giulio al Parlamento Ue:
«Isolate l’Egitto, non è Paese amico»

I genitori e la sorella di Giulio Regeni
I genitori e la sorella di Giulio Regeni
I genitori e la sorella di Giulio Regeni
I genitori e la sorella di Giulio Regeni

BRUXELLES

Bruxelles e Roma facciano di più per aumentare la pressione sull’Egitto, arrivando anche all’isolamento diplomatico ed economico, pur di ottenere la verità sulla morte di Giulio Regeni. È l’appello lanciato ieri al Parlamento europeo da Paola e Claudio Regeni, i genitori del giovane ricercatore barbaramente ucciso in Egitto dopo efferate torture, il cui corpo è stato ritrovato lo scorso 3 febbraio.

Una richiesta cui ha risposto il premier Matteo Renzi, assicurando «massima attenzione e sostegno» alla vicenda. La madre di Giulio, aprendo il suo intervento alla sottocommissione Diritti Umani, ha chiesto al governo italiano di essere «più esplicito», osservando che l’Egitto non si può ancora considerare un «Paese amico». «A mio giudizio non si uccidono i figli degli amici», ha aggiunto confermando «il massimo impegno perché sulla vicenda sia fatta chiarezza». La signora Regeni ha chiesto che Giampaolo Cantini, l’ambasciatore che ha sostituito Maurizio Massari, «resti a casa».

Il padre, Paolo, ha chiesto «che tutti gli stati membri richiamino i propri ambasciatori, dichiarino l’Egitto un Paese non sicuro, sospendano gli accordi sull’invio di armi», la collaborazione per l’intelligence, «sospendano gli accordi economici» e offrano «protezione e collaborazione, anche con l’offerta di visti, a chi può dare notizie alla procura di Roma».

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