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«Grazie al Sì Verona avrà soltanto vantaggi»

di Enrico Santi
Il sindaco Federico SboarinaPaolo Tosato, senatore LegaLuca Zaia con Matteo Salvini e la bandiera del Veneto
Il sindaco Federico SboarinaPaolo Tosato, senatore LegaLuca Zaia con Matteo Salvini e la bandiera del Veneto
Il sindaco Federico SboarinaPaolo Tosato, senatore LegaLuca Zaia con Matteo Salvini e la bandiera del Veneto
Il sindaco Federico SboarinaPaolo Tosato, senatore LegaLuca Zaia con Matteo Salvini e la bandiera del Veneto

Quando, domenica sera è arrivata la notizia che il quorum del 50 per cento di affluenza era stato ampiamente raggiunto aveva inviato un messaggio di felicitazioni al presidente della Regione Luca Zaia. «Sono convinto», commenta adesso il sindaco Federico Sboarina, «che Verona sia la città che più ha da guadagnare dall’esito di questo referendum». E spiega: «Siamo la città che, per posizione geografica e per molteplicità di vocazioni, ha molti campi in cui spiccare il volo, se solo avessimo più risorse e autonomia gestionale».

SBOARINA ringrazia, quindi, «i tanti veronesi che, al di là dell’appartenenza politica, hanno capito la sfida e hanno scelto di esprimesi in percentuale significativa, anche Verona ha fatto la sua parte». E aggiunge: «Adesso che la gente si è espressa, tocca a noi amministratori agire di conseguenza». Il sindaco assicura che sarà «in prima linea a supporto del governatore Zaia, per qualsiasi necessità nelle fasi operative della trattativa con Roma». E lancia un appello ai «nostri parlamentari» affinché «collaborino nel dialogo da avviare fra istituzioni perché come ha detto Zaia il treno passa una volta sola, e per noi veronesi significa avere maggiori strumenti nel rilancio turistico, culturale, imprenditoriale e infrastrutturale, per una Verona più forte in un Veneto forte».

GRANDE ENTUSIASMO, ovviamente, si registra fra gli esponenti della Lega Nord. «È un risultato straordinario che ci legittima a dire che le esigenze dell’autonomia e dell’autogoverno non sono le esigenze di una parte politica soltanto, ma corrispondono alla volontà della maggioranza assoluta dei veneti». Paolo Tosato, senatore e segretario cittadino della Lega Nord, si dice in sintonia con il governatore Luca Zaia che, ad urne chiuse, ave parlato di “big bang delle riforme“. «Ora», sottolinea Tosato, «possiamo confrontarci con lo Stato centrale avendo in mano una carta in più: il voto dev’essere rispettato e i veneti possono pretendere, non solo chiedere, l’autonomia».

Con il 45,5 per cento di affluenza, tuttavia, Verona città è rimasta sotto il quorum. Tosato taglia corto: «È risaputo che le città rispondono meno della provincia dove lo spirito di comunità è più forte e dove è più facile raggiungere tutti». Tuttavia, i temi dell’autonomia, del federalismo, del radicamento al territorio sembrano riportare la Lega alle sue radici, mentre Matteo Salvini punta sempre di più su una Lega «nazionale», in salsa sovranista-lepenista. «La Lega è una sola», sbotta il senatore veronese, «e Salvini è convinto che il modello dell’autonomia sia valido per tutte le regioni, non solo per il Veneto e la Lombardia... La vera sfida», sostiene, «è affermare il modello dell’autonomia in tutto il Paese, quindi non ci sono contraddizioni, anche se è risaputo che la comunità veneta è da sempre sensibile ai temi dell’autonomia e della sussidiarietà mentre altre lo sono meno. Queste idee fanno parte del nostro patrimonio politico e il nostro segretario federale ha sposato questa causa. Quanto al lepenismo», conclude Tosato, «è solo un’etichetta che ci è stata appiccicata, noi restiamo un movimento trasversale con un elettorato non identificato a destra, e continua a esserlo, senza etichette».

ALLA FACCIA dei «veri gufi della politica italiana», esclama il consigliere regionale di Centro Destra Veneto, Stefano Casali che non rinuncia ad una frecciata polemica, «ora si può davvero riscrivere il rapporto tra Stato ed autonomie locali, in antitesi alla fallimentare riforma centralista del Pd bocciata il 4 dicembre dagli italiani».

Fa sapere, intanto, di essere andata a votare «senza clamore ma con convinzione», la deputata del Pd Alessia Rotta. E dopo aver sottolineato «che quella del centrosinistra è una storia di federalismo, dalla modifica del titolo V al movimento dei sindaci del Nord est» afferma che «sono i veneti ad aver determinato il risultato, non la Lega perché elettori del M5s, sindaci del Pd e anche Forza Italia hanno contribuito, per questo il referendum non corrisponde a un orientamento politico, ma a uno spirito della regione. Capisco», continua, «chi non è andato a votare perché nauseato dalla propaganda, ma non accetto che, pensando di fare un dispetto a Zaia, si rinunci a comprendere e accogliere le domande dei cittadini». E ora? «Zaia, che certamente vorrà restare presidente fino a fine mandato, vada a trattare con Roma sulle competenze, senza più propaganda né illusioni, smettendo di raccontare qualche balla come quella delle tasse venete che potranno restare in Veneto, È questo», conclude, «il passo che consentirà di avere più autonomia». E cita ad esempio il presidente dell’Emilia Stefano Bonaccini: «Lo ha fatto e in fretta ha ottenuto il voto in Consiglio regionale e poi si è seduto alle trattative romane, prima del Veneto».

Torna a commentare l’esito della consultazione anche l’ex sindaco e leader nazionale di Fare!, Flavio Tosi. «Noi abbiamo lavorato per il Sì, ma alla Lega che esulta per l’affluenza al 57 per cento, ricordo che Zaia aveva parlato del 60 per cento come base minima per ritenere il risultato soddisfacente». E aggiunge: «Col referendum costituzionale si era arrivati in Veneto ad un’affluenza di quasi il 77, i cittadini, pur trattandosi di un tema sentitissimo come l’autonomia, evidentemente si sono resi conto che quel referendum decideva qualcosa, mentre questo era pur sempre solo un referendum consultivo».

SECONDO TOSI, il governatore lombardo Roberto Maroni «ha posto fin dall’inizio il tema in modo veritiero, mentre in Veneto Zaia mente quando dice che si potrà arrivare a trattenere il 90 per cento delle tasse nel territorio. La trattativa con Roma», conclude l’ex sindaco, «riguarda la cessione di alcune deleghe dallo Stato alla Regione, ma non potrà mai accadere che Veneto e Lombardia diventino come Trento e Bolzano: c’è scritto nella Costituzione e si andrebbe incontro al fallimento dello Stato».

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