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IL PRESIDENTE DEL MOVIMENTO 5 STELLE

Conte e le misure anti crisi: «Taglio Irap e aiuti a chi innova. Il reddito? Andrà migliorato»

L'ex premier: «L'autonomia? Ci stavamo arrivando nel mio governo, ma poi Salvini ha fatto saltare tutto...»

Misure di sostegno alle imprese che investono nell’innovazione digitale e nelle energie rinnovabili. Taglio dell’Irap, Superbonus. Giuseppe Conte, 58 anni, presidente del Movimento 5 Stelle, lancia le proposte programmatiche per le elezioni politiche di domenica.


Presidente Conte, con particolare riferimento al Veneto, regione con una grande concentrazione di imprese, che stanno patendo il caro energia e delle materie prime, fin dal periodo precedente alla guerra in Ucraina, quali sono le proposte del Movimento 5 Stelle?
Il Movimento Cinque Stelle da mesi propone di intervenire su diversi piani. Intanto, spingendo in Europa per un Energy Recovery Fund, simile al Pnrr. Poi chiediamo da tempo uno scostamento di bilancio che dia immediatamente ossigeno alle imprese che rischiano di chiudere, oltre che alle famiglie. Poi, però, c’è un intero comparto produttivo da risollevare, dopo le emergenze di questi anni durissimi, dalla pandemia alla guerra.

In quale modo?
In questo senso, non è più rinviabile il taglio dell’Irap e un sostegno concreto per le aziende che investono nell’innovazione digitale e nelle rinnovabili. Tutto questo deve passare da una semplificazione del fisco. Queste misure, poi, vanno accompagnate da interventi sui salari: il salario minimo legale e il taglio del cuneo fiscale possono rendere le buste paga più pesanti e quindi spingere anche i consumi.

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Qual è la vostra linea sull’autonomia regionale? E sul presidenzialismo?
Salvini ha fatto saltare alleanza e maggioranza del Conte I, proprio mentre stavamo lavorando a un progetto serio di autonomia. Tutto ruota attorno al concetto di “Livelli Essenziali di Prestazione”. Noi abbiamo il dovere di garantire questi livelli in tutto il Paese, per evitare fratture e tensioni che non farebbero bene nemmeno al Nord. Una volta assicurati questi servizi, si può ragionare sul passaggio alla Regioni di alcune competenze.

Riguardo al presidenzialismo quale posizione assumete?
Noi non abbiamo ritrosie nel dialogare e confrontarci con tutte le altre forze politiche, ma vogliamo farlo su quelle modifiche che migliorano l’assetto costituzionale e non lo stravolgono, di certo non su un presidenzialismo che viene furbescamente utilizzato per la campagna elettorale.

La nomea del 5 Stelle, negli anni scorsi, era quella del partito del No, soprattutto per quanto riguarda le infrastrutture; che cosa replica?
Che il nostro è il partito del Sì. Sì a un’Italia che sia moderna ed efficiente, che guarda al futuro, non ancorata alle solite vecchie idee di sviluppo ormai inefficaci.

Il 5 Stelle è stato tra i partiti che ha fatto mancare il sostegno a Draghi; rifarebbe questa scelta?
Noi abbiamo chiesto a Draghi misure per famiglie e imprese, ma non abbiano ricevuto risposte e Draghi ha preferito rassegnare le dimissioni. Al contrario, abbiamo visto una costante opera di demonizzazione delle nostre misure come il Reddito di cittadinanza e il Superbonus. Nelle scorse settimane si è addirittura arrivati a sfiorare il rischio di far fallire 40mila imprese del settore edilizio. È grazie alla testardaggine del Movimento se questo è stato impedito.

Su quale terreno il Movimento 5 Stelle in questi ultimi giorni di campagna elettorale intende sfidare la coalizione di centrodestra, anzitutto, ma anche quella di centrosinistra?
Intanto sul piano della coerenza e della credibilità. Il centrodestra è diviso su tutto, dalla Flat tax all’immunità parlamentare. Il Pd è passato dall’agenda Draghi ad allearsi con chi ha votato sempre contro Draghi. Noi abbiamo un programma e idee molto chiari e non è un caso che i sondaggi ci diano in costante crescita. In campagna elettorale le contraddizioni degli altri emergono nettamente, a nostro favore.

Reddito di cittadinanza: avanti tutta o con qualche correzione rispetto al modello utilizzato sinora?
Il reddito lo abbiamo già migliorato e possiamo ancora migliorarlo. Ma difendiamo l’importanza di un provvedimento che ha evitato l’acuirsi delle tensioni sociali che potevano esplodere soprattutto in un periodo così difficile. Detto ciò, i limiti relativi ad esempio alle politiche attive del lavoro sono da ascriversi alle Regioni, che dovevano fare assunzioni nei Centri per l’impiego e non lo hanno fatto. Le risorse ci sono: col mio governo avevamo stanziato un miliardo solo per questo. 

Quale scenario lei prevede il 26 settembre? Sareste disposti, nel caso non ci fosse una maggioranza dominante in Parlamento per sostenere un governo, a fare un accordo con il centrosinistra a trazione Pd?
Con questa dirigenza del Pd il discorso è chiuso. Ci hanno allontanati, insultati e offesi solo perché avevamo posto a Draghi dei temi che riguardano le imprese e le famiglie di questo Paese.

Quindi?
Attendiamo l'esito del voto. Sono certo che non mancheranno le sorprese. E noi saremo tra le sorprese positive, ne sono certo...

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Enrico Giardini

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