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Produzione ferma

Guerra in Etiopia, Calzedonia chiude la fabbrica: sei italiani bloccati

La sede di Calzedonia a Macallè
La sede di Calzedonia a Macallè
La sede di Calzedonia a Macallè
La sede di Calzedonia a Macallè

Da 11 giorni è guerra in Etiopia tra il governo centrale di Addis Abeba e la regione del Tigray, a nord del Paese al confine con l’Eritrea. E proprio lì a pochi chilometri da Macallè e dall’aeroporto due anni fa il gruppo Calzedonia aveva inaugurato la fabbrica Itaca Textile con circa 2mila lavoratori locali. Un centro altamente tecnologico e legato alla comunità dove opera anche un centro di formazione professionale Don Bosco con cui Calzedonia collabora.

 

Il gruppo tessile internazionale con base a Verona - fondato e guidato da Sandro Veronesi, con un fatturato 2019 di 2,4 miliardi e 34 mila dipendenti nel mondo - ha sospeso l’attività a Macallè. Dal 4 novembre sono sei gli italiani bloccati nell’area dove sorge la fabbrica: 5 dipendenti e un tecnico esterno (un elettricista di Mantova), più un cittadino dello Sri Lanka.

 

A confermarlo è il responsabile della sicurezza di Calzedonia, Fabio Comini. «La produzione è al momento sospesa anche per mancanza di energia elettrica», ha detto Comini. «Dal 4 novembre siamo in contatto con l’Unità di Crisi del ministero degli Esteri e con la nostra ambasciata di Addis Abeba e comunichiamo fin dal primo giorno con i familiari», ha detto Comini, «contiamo di poterli evacuare con l’aiuto delle nostre Autorità appena le condizioni di sicurezza lo consentiranno».

 

Il ministro Luigi Di Maio mercoledì aveva detto che stava «valutando tutte le opzioni possibili a tutela dei nostri connazionali e imprese». Dopo 30 anni di controllo del governo centrale, gli esponenti del Tigray lo hanno perso con il primo ministro Abiy Ahmed nel 2018, da qui l’escalation. •

P.D.B.

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