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Il caso

Il ministro dell'Interno fa ricorso contro la sentenza che ha restituito le mamme a 37 bambini

di Chiara Bazzanella
«Quella in atto è una persecuzione», commenta una mamma veronese, «quella del ministro è una battaglia ideologica»

Prosegue l’estenuante battaglia delle famiglie arcobaleno per ottenere la garanzia del doppio cognome, e quindi del doppio riconoscimento delle figure genitoriali, ai bambini nati da coppie formate da due donne. La sentenza del Tribunale civile di Padova, che ha riconosciuto gli atti di nascita di bimbi e bimbe con doppia maternità, non piace infatti al il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che, come previsto, ha impugnato gran parte delle sentenze del Tribunale, ribadendo la sua posizione.


La vicenda delle famiglie omogenitoriali

È di Piantedosi infatti la circolare che, un anno fa, ha bloccato la trascrizione nell’anagrafe degli atti di nascita dei figli di coppie omogenitoriali, riconoscendo i figli al solo genitore biologico. Su sua richiesta, ora, la terza sezione civile della Corte d’appello di Venezia dovrà nuovamente decidere se considerare validi o meno gli atti di nascita di 37 bambini e bambine.

La posizione del ministro fa leva sul fatto che, a Milano, una sentenza della Corte aveva accolto la richiesta della Procura di rettificare la trascrizione dell’atto di nascita dei figli di tre coppie omogenitoriali femminili, stabilendo che dal certificato di nascita dovesse essere tolto il nome della madre intenzionale, ossia quella che non ha fisicamente partorito, a cui non resterebbe alternativa se non l’iter dell’adozione.

«Siamo in attesa della notifica dell’atto per capire se, oltre al ministro, ci sia di mezzo anche la procura di Padova», dice Manuela che, con Roberta, ha avuto tre bambini. Una bimba, nata prima del 2017, è «salva» dalla circolare di Piantedosi. I due gemelli partoriti da Roberta, rischiano invece di dover essere adottati da Manuela persino per garantire loro una parentela con la sorella primogenita. «Quella in atto è una persecuzione», commenta la mamma che vive a Verona, «quella del ministro è un’esplicita battaglia sul piano ideologico».

 


La protesta delle mamme

«La decisione del ministro dell’Interno di impugnare con diversi reclami gran parte delle sentenze pronunciate dal tribunale civile di Padova rivela la linea del Governo Meloni, ovvero quella di un vergognoso accanimento contro le mamme arcobaleno e la volontà di negare i diritti dei nascituri», afferma in una nota la capogruppo del Pd al Consiglio regionale del Veneto, Vanessa Camani.

«Visto che il Veneto si trova al centro di questa situazione a dir poco grottesca, il cui esito avrà un rilievo per tutto il Paese, credo sia doveroso che il presidente della Regione Luca Zaia esca dal silenzio. Questa guerra dei ricorsi e delle carte bollate è indecente, ed è indispensabile che la politica se ne faccia carico approvando una normativa in materia». 

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