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Il delitto di Noventa

Uccise la moglie al lavoro, ottiene lo sconto di pena: dall'ergastolo a 19 anni

di Diego Neri
La sentenza della Corte d’assise d’appello annulla il carcere a vita per Pierangelo Pellizzari che ammazzato a colpi di pistola la moglie Rita Amenze, 31 anni: non ci fu la premeditazione.
Gli inquirenti sul luogo del delitto a Noventa Vicentina (Foto archivio)
Gli inquirenti sul luogo del delitto a Noventa Vicentina (Foto archivio)
Gli inquirenti sul luogo del delitto a Noventa Vicentina (Foto archivio)
Gli inquirenti sul luogo del delitto a Noventa Vicentina (Foto archivio)

Dall’ergastolo a 19 anni di reclusione, più altri 2 anni e 2 mesi per rapina, minacce e porto d’armi. Nel primo pomeriggio di ieri (martedì 14 maggio), la Corte d’assise d’appello di Venezia ha annullato il carcere a vita per Pierangelo Pellizzari, a cui era stato inflitto in primo grado a Vicenza un anno fa.

Il killer, 62 anni, è stato ritenuto colpevole dell’omicidio della moglie Rita Amenze, 31: ma i giudici popolari lagunari non hanno ritenuto provata la premeditazione, con le attenuanti generiche prevalenti sulle attenuanti. E se la procura generale aveva chiesto la conferma della condanna massima, la Corte presieduta da Citterio (a latere Lancieri) ha accolto dopo due ore e mezza di camera di consiglio la linea della difesa, con gli avvocati Lino Roetta e Michele Albertazzi. I giudici avevano ordinato una perizia psichiatrica, e l’esperto incaricato dal tribunale aveva ritenuto Pellizzari capace di intendere e volere, ma con un deficit intellettivo lieve. Una circostanza che potrebbe aver pesato nella pena finale.

L'omicidio a Noventa Vicentina nel 2021

L’omicidio di Rita avvenne a Noventa il 10 settembre 2021, nel parcheggio della ditta “Meneghello funghi” dove la vittima stava entrando per lavorare. L’imputato uccise la moglie, cittadina nigeriana, da cui si stava separando, colpendola tre volte con una semiautomatica calibro 7.65; minacciò anche il suo titolare.

Pierangelo Pellizzari, l’assassino, con la vittima Rita Amenze
Pierangelo Pellizzari, l’assassino, con la vittima Rita Amenze

In base a quanto ricostruito dalla procura vicentina, che aveva coordinato le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo provinciale, con il maggiore Bortone e il luogotenente Contessa, erano giorni che il marito seguiva la moglie, che si era allontanata da casa per la paura di essere ammazzata dopo il litigio avvenuto due giorni prima del delitto.

Era stato visto da più testimoni, anche quella tragica mattina quando si era appostato nel fossato vicino all’azienda per poi comparire all’improvviso. Aveva una cartellina rosa in mano, diceva che Rita doveva firmare i documenti per il divorzio, ma all’interno non era stato trovato nulla. Era solo una scusa per poterla avvicinare il più possibile. I colpi esplosi con la pistola erano stati sparati da distanza ravvicinata. L’arma era stata ritrovata sotterrata nel pollaio dell’abitazione in cui era stato arrestato dai carabinieri l’indomani, a Villaga.

Il risarcimento ai familiari di Rita Amenze

Secondo gli inquirenti, il principale movente del delitto era economico: Pellizzari, disoccupato, voleva il denaro di Rita che aveva deciso di lasciarlo. Il giorno prima del delitto, lei si era presentata dai carabinieri perché aveva paura, ma non sporse denuncia. Pellizzari dovrà risarcire i parenti di Rita: i suoi tre figli minorenni, che vivono in Nigeria col padre (la curatrice speciale, l’avv. Silvia De Biasi, era tutelata in aula dall’avv. Elisa Filippi), complessivamente con un milione, e la sorella della vittima, Joy (avv. Fabrizio Ippolito D’Avino e Riccardo Quintarelli), con 10 mila euro.

I minorenni dovrebbero essere aiutati anche dal Fondo femminicidi. La sentenza di ieri, destinata a far discutere, ha soddisfatto la difesa, che attende di leggere le motivazioni in base alle quali l’imputato merita in totale 21 anni di reclusione. 

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