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La storia

La tristezza di Raphael, il figlio vicentino di Michela Murgia: «Ciao mamma»

di Nicoletta Martelletto
Luis Truchet ha studiato al liceo Quadri, ora fa l’università a Verona. «Mi diede la mano quando avevo 9 anni e sua madre era lì». Gli altri tre “fratelli”
A Torino: da sinistra il marito Terenzi, Michela Murgia e Raphael Truchet
A Torino: da sinistra il marito Terenzi, Michela Murgia e Raphael Truchet
A Torino: da sinistra il marito Terenzi, Michela Murgia e Raphael Truchet
A Torino: da sinistra il marito Terenzi, Michela Murgia e Raphael Truchet

Figli d’anima. Michela Murgia ne ha avuti quattro. Sono ragazzi che hanno incrociato la sua vita e che ha contribuito a far crescere accanto ai genitori anagrafici, e che compongono la sua famiglia allargata. Uno abita a Vicenza, qui ha studiato, qui Murgia è venuta a salutarlo prima di partire per il viaggio in treno sull’Orient Espress, per un ultimo reportage giornalistico.

Raphael Luis Tuchet ieri l’ha salutata così sui social: «Ciao mamma”, allegando alcune foto insieme. Raphael ha studiato al liceo scientifico Quadri, ora frequenta l’università a Verona. Ora era stabilmente a Roma, per le ultime settimane di serenità nella nuova casa che la scrittrice aveva predisposto, insieme ad un testamento redatto con l’avvocata Cathy La Torre che dettaglia le sue ultime volontà: l’abitazione è stata proprio destinata ai 4 figli.

 

Raphael, il più piccolo della comunità

Raphael, la cui mamma biologica sempre presente si chiama Claudia, era il più “piccolo” della comunità: Murgia stessa, pur potendo tenere tranquillamente riservate queste relazioni, ne aveva parlato per aprire prospettive - anche politiche- diverse sul concetto di famiglia. Di Raphael raccontò che lo aveva conosciuto a nove anni, con la madre, e che lui stesso l’aveva presa per mano chiedendole di non lasciarla. «La parte facile l’ha fatta lui - scrive Murgia - che ha grande intelligenza emotiva. La parte difficile l’hanno fatta gli altri, come la paura che alla dogana qualcuno ti chieda perché viaggi all’estero con un minorenne che non è tuo figlio sui documenti».

 

Un rapporto affettuoso

Ne era nato un rapporto affettuoso e singolare, così com’è avvenuto con il “figlio” Francesco Leone, cantante lirico, che la saluta così: «Camminiamo verso altre notti insonni a raccontarci i segreti, a prenderci cura delle persone che amiamo». E con Alessandro Giammei (sui social “Ciao bella”) docente all’università di Yale, Usa, e con Michele Anghileri, attivista e cooperante.

A loro e a tutti i lettori lascia un ultimo libro: «A uno dei suoi figli d'anima ha dettato le ultime dieci pagine con una lucidità straordinaria. Sembrava leggesse da uno spartito - racconta Giammei - Un libro toccante, sulla famiglia, sull'adozione, sulla figliolanza d'anima, sul superare il sangue come paradigma d'identità».

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La famiglia allargata e i "figli d'anima"

Michela Murgia, come aveva promesso annunciando di avere un tumore al quarto stadio, non solo è «arrivata viva alla morte», ma proprio in questi ultimi difficili mesi ha compiuto decisivi atti «privati» che compongono anche un pesante testamento politico. Il nucleo centrale è senza dubbio la famiglia con cui viveva in una casa comprata alle porte di Roma con un grande giardino. Che la si voglia definire queer, allargata, ibrida, non convenzionale, il succo per Michela Murgia era che fosse «fatta dalle persone che scegliamo» e «non segnata da legami di sangue» e che in essa «le relazioni contassero più dei ruoli». «Non l'ho inventata io - spiegava - ma in essa i ruoli non sono definiti. Noi siamo fermi alla modalità coppia ma la verità è che per come siamo organizzati nella vita ciascuno di noi ha in testa già una comunità queer». Come conferma l'avvocata Cathy La Torre, da anni sua amica intima e curatrice del testamento della scrittrice, la sua battaglia era che ogni tipo di famiglia, anche quella che non prevede legami di sangue, dovesse poter avere un riconoscimento «di fronte alla legge e allo Stato».

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