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Vicenza

La tragedia in Norvegia. «Matteo sarà presto a casa, ma siamo stati lasciati soli»

La rabbia della madre di Cazzola, morto a 35 anni: «Abbiamo avuto aiuto solo dall’ambasciata. Non abbiamo ricevuto nemmeno una telefonata di condoglianze»

Dopo le ultime formalità burocratiche, la salma di Matteo Cazzola potrà rientrare a casa. La famiglia del ragazzo di 35 anni che ha perso la vita a causa di una valanga che lo ha travolto mentre stava facendo un’escursione scialpinistica in Norvegia, nella regione del Nord-Troms, è tornata pochi giorni fa dal Paese scandinavo dove ha espletato una parte delle procedure per permettere al corpo del figlio di rientrare in patria. Una volta a casa, le tante persone che lo conoscevano potranno rendergli l’ultimo saluto.

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Mamma Laura e papà Giulio lasciati soli

Nei giorni immediatamente successivi all’incidente, mamma Laura e papà Giulio sono stati rigorosamente chiusi nel loro dolore. Ora è arrivato il momento di lasciar uscire anche l’amarezza e la rabbia «per essere stati lasciati soli dalle istituzioni italiane e dal Comune». 
«Purtroppo - spiega Laura Vezzaro - in tutta questa situazione dolorosa ci siamo sentiti abbandonati dalle istituzioni del comune di Vicenza. Non chiedevamo niente di particolare, però a differenza del sindaco di Isola che più volte si è fatto portavoce e tramite, noi ci siamo dovuti arrangiare in tutto e per tutto». La famiglia Cazzola ha trovato un supporto solo a Oslo: «Per fortuna - prosegue Vezzaro - abbiamo trovato una persona squisita all’ambasciata di Oslo, che si è resa reperibile 24 ore su 24 e a cui abbiamo espresso il nostro più grande ringraziamento. Onestamente, non so come sia possibile che nessuno dal Comune, né il sindaco né la giunta, abbia fatto niente. Eppure il numero di casa c’era. Anche il primo cittadino del Comune in cui risiede mia figlia le ha scritto per porgerle le condoglianze. Da parte del sindaco di Vicenza, solo silenzio».

«Le istituzioni vicentine ci hanno lasciato soli»

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E se le si chiede cosa potrebbe farle cambiare idea, la mamma di Matteo è risoluta: «Ormai, tutto quello che farà sarà in ritardo - taglia corto -. È nel momento del dolore iniziale in cui c’è bisogno di maggiore supporto e lui non si è mai fatto avanti. Per fortuna mio figlio era un ragazzo previdente, ma io sono rimasta profondamente amareggiata. Matteo era pur sempre un cittadino come gli altri e il sindaco non si è nemmeno posto il problema delle condoglianze, se non a mezzo stampa e a noi sinceramente di questo non importa nulla. Il supporto ai cittadini si vede in situazioni come queste».
E sul rientro della salma di Matteo in Italia, Vezzaro taglia corto: «È tutto definito. Siamo già stati in Norvegia e stiamo aspettando le ultime informazioni dal consolato. Ribadisco che le istituzioni devono essere presenti soprattutto nei momenti di dolore e questa è una cosa vergognosa. Non sono una persona rancorosa ma quello che è successo, secondo me, è inaccettabile». 

La valanga ha ucciso anche Pietro De Bernardini

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Matteo Cazzola ha perso la vita durante un’escursione in Norvegia l’ultimo giorno di marzo. Il gruppo di vicentini di cui faceva parte era guidato dalla guida alpina Andrea Basso. Nell’ultimo giorno di vacanza, la pattuglia di italiani si è divisa, una parte ha deciso di seguire la guida per un’ultima uscita scialpinistica; altri invece hanno deciso di restare in albergo in attesa della partenza. La “pattuglia” che ha scelto di uscire si è scontrata con uno dei giorni più bui per le valanghe nella regione del nord della Norvegia: sono state ben quattro a staccarsi nel giro di poche ore. Oltre a Matteo Cazzola, deceduto sul colpo, la valanga si è portata via anche Pietro De Bernardini, 25 anni, originario di Isola vicentina. 

Karl Zilliken

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