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I nodi del centrodestra

«Ti vedrei in Europa». «Io resto qui». Lega, cala il gelo fra Salvini e Zaia

di Cristina Giacomuzzo
Prospettive politiche diverse: sul fronte del Veneto si consuma lo strappo nel Carroccio. Il segretario: «Luca? Utile come difensore di questa regione a Bruxelles» La replica: «Concentrato ad amministrare dove sono»
A Padova. Matteo Salvini si rivolge al sindaco di Padova Sergio Giordani mentre Luca Zaia controlla il cellulare: un’immagine che segna la distanza fra i due big della Lega
A Padova. Matteo Salvini si rivolge al sindaco di Padova Sergio Giordani mentre Luca Zaia controlla il cellulare: un’immagine che segna la distanza fra i due big della Lega
A Padova. Matteo Salvini si rivolge al sindaco di Padova Sergio Giordani mentre Luca Zaia controlla il cellulare: un’immagine che segna la distanza fra i due big della Lega
A Padova. Matteo Salvini si rivolge al sindaco di Padova Sergio Giordani mentre Luca Zaia controlla il cellulare: un’immagine che segna la distanza fra i due big della Lega

 Vicini, eppure mai così lontani. Ieri a Padova, martedì a Verona. Le occasioni d’incontro tra il leader della Lega, Matteo Salvini, e il presidente della Regione, Luca Zaia, non sono certo mancate. Ma tra i due è gelo. Solo una stretta di mano e sorrisi di circostanza sotto il palco del Centro congressi di Padova.

Parlano quasi più volentieri con il sindaco di Padova, Sergio Giordani, civico appoggiato dal Pd, piuttosto che tra loro. Il primo cittadino è lì, circondato da big leghisti, per fare gli onori di casa in occasione dell’evento tour “L’Italia del Sì, progetti e grandi opere” e a ringraziare il ministro alle Infrastrutture che, anche se di fazione opposta, «ha davvero dato molto a Padova».

Salvini e Zaia sono distanti anche nel prospettare scenari politici. Sono arrivati in momenti diversi ieri in fiera a Padova: il primo in anticipo per gli ultimi incontri prima della kermesse; il secondo in zona Cesarini, giusto il tempo per un incontro coi cronisti, quindi l’intervento di una manciata di minuti sul palco e via.

E allora ecco che il gioco “Trova le differenze” è facile. Per il vicepremier ormai il terzo mandato, dopo la bocciatura in Senato, è partita chiusa al punto che già guarda alle prossime regionali: «Conto che ci sarà una buona guida leghista in Veneto e col centrodestra unito». Per Zaia, invece, la strada è ancora lunga, come a dire che tutto è possibile: «In via di principio, e anche giuridica, il tema è presentabile in qualsiasi provvedimento da qui fino allo scadere del tempo a disposizione. Ma lo deve affrontare il Parlamento. Non ci perdo le mie giornate». Non è finita.

Salvini, fuori dai giochi Zaia per le regionali, dove lo vedrebbe? Il vicepremier parla ai cronisti e manda il messaggio: «Zaia? Lui potrebbe fare tutto quello che vuole. Io un’idea ce l’ho. Lui ama il Veneto. Se portiamo a casa l’autonomia, le Olimpiadi, le ristrutturazioni e altri progetti suoi e della Regione, visto che nei prossimi anni molte iniziative passano per l'Europa, diciamo che sarebbe utile un difensore del Veneto in terra d’Europa». Ma intende candidatura alle Europee? O lo pensa più in un ruolo diverso, di nomina governativa, come commissario europeo? La domanda è posta, il senso è però uno solo: Zaia va tolto di mezzo. Il palco reclama il ministro, non ha tempo per rispondere. Show must go on. Sipario, microfono e lì illustra per un’ora il maxi lavoro del Ministero delle Infrastrutture per il Veneto.

Tra il pubblico, in prima fila, c’è anche l’assessore regionale ribelle: Roberto “bulldog“ Marcato. Con lui, poco prima, Salvini aveva tenuto un mini vertice a porte chiuse. Attorno ad un tavolo c’erano: Salvini, il sindaco Giordani, il sottosegretario leghista, Massimo Bitonci e, appunto, Marcato. Attenzione, niente Zaia. Non solo. In Lega sanno tutti che tra Bitonci e Marcato non c’è un grande feeling. Eppure erano lì, sorridenti. Uno scatto che vuol dimostrare che il partito è saldo nelle mani del Capitano.

E le divisioni? A distanza di qualche giorno dalla defenestrazione in Veneto dell’europarlamentare Toni Da Re e dalle forti dichiarazioni del capogruppo della Lega alla camera, Riccardo Molinari («Salvini non si discute. Ma alla Lega serve una linea più chiara»), il Capitano va a rullo: «Nella Lega ci sono migliaia di amministratori locali. Se ce ne sono due o tre che hanno qualche problema ce ne faremo una ragione. Frange? Macché. È solo un attacco giornalistico».

Kermesse finita, si riaccendono le luci, il ministro scende dal palco. E Zaia come reagisce all’investitura per Bruxelles di appena un’ora prima? Lui alza le spalle, sorriso per dribblare: «I dont’ know». Insistiamo. «Europee del 2024? Io non cambio idea: sono concentrato ad amministrare la Regione».

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