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Il caso

Scioperano i giornalisti Rai, ma Tg1 e Tg2 vanno in onda. Schlein: «Telemeloni nega i diritti». Fdi: «Finito il monopolio»

di Michele Cassano
Sul tema prende posizione anche il Cdr de L'Arena
La sede Rai
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La sede Rai

Si accende lo scontro politico nel giorno dello sciopero proclamato dall'Usigrai per protestare contro le politiche aziendali, ma anche in difesa dell'autonomia e della libertà.

Il dibattito va oltre la riuscita o meno della protesta che secondo i promotori ha raggiunto adesioni altissime, nonostante siano andate in onda le edizioni del Tg1 e del Tg2, oltre ai notiziari di Rainews24.

Nel giorno in cui il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha lanciato un nuovo appello "sul valore della libertà d'informazione per il mantenimento della democrazia", a dividere i partiti è stato il ruolo del governo e le sue presunte ingerenze nel settore.

"Dopo le notizie false, le campagne denigratorie sugli avversari politici e le censure, Telemeloni nega anche il diritto allo sciopero, un principio costituzionale con la complicità dei vertici aziendali su precisi input politici", ha attaccato la segretaria del Pd Elly Schlein.

"Si rassegni - hanno replicato i componenti di Fdi nella Commissione di Vigilanza -, in Rai ormai c'è il pluralismo. Il tempo in cui la sinistra considerava questa azienda una proprietà privata è finito". È la prosecuzione dello scontro avviato ieri dopo l'accusa di Viale Mazzini al sindacato di diffondere fake news.

Ingerenze e censure

Oggi, in una conferenza stampa convocata alla Stampa Estera, Fnsi, Usigrai e giornalisti della Rai hanno denunciato ingerenze e censure. A partire da Serena Bortone che ha affermato di non aver mai visto nella sua vita lavorativa un caso come quello della mancata partecipazione di Antonio Scurati a Che Sarà e ha chiesto ai vertici Rai di dare una risposta definitiva (mercoledì sera sono attesi in Vigilanza).

Sifrido Ranucci ha ricordato tutte le querele subite e stigmatizzato la frase della premier Giorgia Meloni che ha definito un linciaggio l'inchiesta sull'accordo sull'immigrazione con l'Albania in onda su Report. "Dall'approvazione della legge Renzi in poi la situazione in Rai è peggiorata - ha aggiunto -. È peggiorata soprattutto nell'ultimo anno".

Hanno colpito le parole di Enrica Agostini, firma di Rainews24, che ha detto di non aver "mai subito le pressioni e le censure che subisco in questo periodo", sottolineando le difficoltà di dare notizie come quella del ministro Lollobrigida sul treno, quelle su Andrea Giambruno o su Nicola Gratteri che ha proposto i test attitudinali ai politici. "C'è un attacco ai diritti costituzionali, non è una questione che riguarda solo l'informazione", ha detto il presidente della Fnsi, Vittorio Di Trapani, attaccando quella "minoranza di giornalisti che si organizza per tentare di far fallire uno sciopero".

Boicottaggio

Il boicottaggio, secondo il sindacato, è portato avanti dai dirigenti della tv pubblica, insieme ai 350 iscritti del neonato sindacato Unirai, che ha contestato la ragioni della protesta e rivendicato la fine del monopolio sindacale anche in Rai. "Il muro è crollato e abbiamo dimostrato di essere un sindacato vero, nonostante i continui tentativi di insultarci", ha affermato il segretario Unirai, Francesco Palese.

Oltre a Tg1, Tg2 e Rainews24, sono andati in onda anche i programmi di approfondimento. Sono saltati, invece, il Tg3 e i notiziari regionali, esclusi quelli della Puglia e del Molise. Il segretario dell'Usigrai, Daniela Macheda, ha fatto sapere che "l'adesione è stata altissima" - oltre l'82% nella TgR - ed è fallito il tentativo di boicottaggio da parte di chi ha messo in piedi notiziari con servizi insolitamente lunghi e notizie di costume, insomma "con il trucco"

 

Il comunicato del Cdr de L'Arena

La redazione de L'Arena esprime tutta la sua preoccupazione per la situazione vissuta dai colleghi della Rai in sciopero il 6 maggio per difendere l’autonomia e l’indipendenza del servizio pubblico radiotelevisivo dai condizionamenti della politica.

L’Usigrai denuncia come la mancanza nel piano industriale della Rai di un progetto per l’informazione, le carenze di organico nelle redazioni e il rifiuto dell’azienda di indire una selezione pubblica, insieme al tentativo di limitare la libertà di informazione con ingerenze sempre più pressanti della politica siano segnali preoccupanti che mettono a rischio la qualità del servizio pubblico e lo stesso pluralismo.

Quanto sta accadendo nel servizio pubblico radiotelevisivo italiano riguarda tutti noi perché attiene all’esercizio stesso della democrazia. Per questo i giornalisti de L'Arena esprimono la loro vicinanza ai colleghi della Rai, in particolare modo al Tgr del Veneto. 

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