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L'INCHIESTA

Neo asportato in cucina, chirurgo arrestato

In carcere è finito Paolo Oneda dirigente dell'ospedale di Manerbio. In manette pure il fondatore della comunità di Chiavari dove nel 2018 sarebbe stato eseguito l'intervento che 2 anni dopo è costato la vita a una 40 enne
La vittima Roberta Repetto
La vittima Roberta Repetto
La vittima Roberta Repetto
La vittima Roberta Repetto

I carabinieri lo hanno raggiunto ieri mattina intorno alle sei all’ospedale di Manerbio, dove aveva appena finito il turno, e lo hanno arrestato. Sono pesantissime le accuse nei confronti di Paolo Oneda, il medico dirigente di chirurgia generale, raggiunto ieri da una ordinanza di custodia cautelare. Omicidio volontario con dolo eventuale, violenza sessuale e circonvenzione di incapace. Con lui in manette è finito anche Vincenzo Paolo Bendinelli, fondatore del centro olistico Anidra,che sorge a Borzonasca sulle alture di Chiavari, in Liguria. Per l’accusa il medico nell’ottobre del 2018 avrebbe asportato un neo a una donna, Roberta Repetto (figlia dell’ex sindaco di Chiavari) operandola senza anestesia su un tavolo della cucina del centro olistico Anidra. La donna era poi morta lo scorso 9 ottobre all’ospedale San Martino di Genova stroncata dalle metastasi provocate da un melanoma. L’intervento, come sottolinea il gip Paola Faggioni, nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita ieri mattina, sarebbe stata eseguita: «In ossequio a studi sul respiro che le avrebbero assicurato la sopportazione del dolore senza adeguata tecnica chirurgica (eventuale allargamento e verifica dei linfonodi sentinella) e soprattutto senza alcun successivo esame istologico». La lunga agonia della donna era durata 2 anni durante i quali le sue condizioni si erano via via aggravate costringendola lo scorso ottobre al ricovero in ospedale dove poi è deceduta. Quattro giorni prima di morire la donna aveva scritto a Oneda, divenuto nel frattempo suo medico curante, chiedendogli come comportarsi se i medici le avessero fatte altre domande sul neo asportato due anni prima. «Non sei tenuta a dire chi te lo ha tolto se non vuoi - le aveva risposto Oneda - Dì che era un neo verrucoso tolto perché ti grattavi e sanguinava e non hai voluto fare l’istologico». Quello che era successo in realtà i genitori di Roberta Repetto lo avevano scoperto solo dopo la morte della figlia e così avevano denunciato la vicenda. Era così partita l’inchiesta culminata negli arresti di ieri mattina e che corre parallela con un’altra indagine a carico dei vertici del centro Anidra scattata dopo l’esposto presentato dai genitori di una ragazza bresciana che avevano segnalato come la figlia sarebbe stata plagiata e costretta ad avere rapporti sessuali con Bendinelli e con gli altri capi dell’Anidra. Gli investigatori avevano così scoperto che a portare le ragazze, alle prese con situazioni di fragilità, all’interno del centro sulle alture di Chiavari sarebbe stata la compagna di Oneda, la 40enne psicologa bresciana Paola Dora indagata a piede libero per concorso in violenza sessuale e circonvenzione di incapace. L’arresto di Paolo Oneda è arrivato come un fulmine a ciel sereno all’interno dell’ospedale di Manerbio dove il medico era ben conosciuto e stimato. «L’Azienda - recita la nota ufficiale dell’Asst del Garda a cui fa riferimento il presidio di Manerbio che sta valutando l’ipotesi di sospendere il medico coinvolto -Ha preso atto dell’accaduto ed è a disposizione dell’autorità giudiziaria per qualsiasi evenienza». Sulla vicenda è intervenuto anche l’ordine dei medici di Brescia. «Il reato è molto grave e se confermato comporterà anche severi provvedimenti di competenza ordinistica - si legge nella nota - Va altresì ricordato che però permane la presunzione di innocenza».•.

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