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Autostrade per l'Italia

Crollo ponte Morandi, manager ed ex vertici in arresto: «Consapevoli della pericolosità»

Arrestati manager e ex vertici di Autostrade

L'ex amministratore delegato di Autostrade per l'Italia Giovanni Castellucci, numero uno della società fino al gennaio del 2019, è uno dei tre arrestati ai domiciliari nel corso dell'operazione eseguita dalla Guardia di finanza a seguito di un filone di indagine legata al crollo del Ponte Morandi a Genova. Gli altri due ai domiciliari, secondo quanto si apprende, sono Paolo Berti (direttore operazioni) e Michele Donferri Mitelli (capo manutenzioni) già coinvolti nel procedimento sul crollo del ponte. Per altri tre sono scattate misure interdittive, cioè per un anno non potranno svolgere le loro funzioni neanche per conto di altre società. 

 

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Attentati alla sicurezza dei trasporti e frode in pubbliche forniture. Con queste accuse la guardia di finanza di Genova, coordinata dalla locale Procura, ha eseguito sei misure cautelari (tre arresti domiciliari e tre misure interdittive) nei confronti di ex top manager e attuali dirigenti di Autostrade per l’Italia. L’indagine, avviata un anno fa a seguito dell’analisi della documentazione informatica e cartacea acquisita nell’inchiesta principale legata al crollo del Ponte Morandi, è relativa alle criticità - in termini di sicurezza - delle barriere fonoassorbenti, del tipo integrate modello «Integautos», montate sulla rete autostradale.

 

Le fiamme gialle sottolineano che «l’analisi della documentazione informatica e cartacea acquisita, le indagini tecniche effettuate, l’assunzione di plurime testimonianze» hanno portato a raccogliere «numerosi e gravi elementi indiziari e fonti di prova» nei confronti degli indagati in merito alla «consapevolezza della difettosità delle barriere e del potenziale pericolo per la sicurezza stradale, con rischio cedimento nelle giornate di forte vento (fatti peraltro realmente avvenuti nel corso del 2016 e 2017 sulla rete autostradale genovese)».

 

In particolare, è emersa «la consapevolezza di difetti progettuali e di sottostima dell’azione del vento, nonché dell’utilizzo di alcuni materiali per l’ancoraggio a terra non conformi alle certificazioni europee e scarsamente performanti; volontà di non procedere a lavori di sostituzione e messa in sicurezza adeguati, eludendo tale obbligo con alcuni accorgimenti temporanei non idonei e non risolutivi; frode nei confronti dello Stato, per non aver adeguato la rete da un punto di vista acustico (così come previsto dalla Convenzione tra Autostrade e lo Stato) e di gestione in sicurezza della stessa, occultando l’inidoneità e pericolosità delle barriere, senza alcuna comunicazione - obbligatoria - all’organo di vigilanza (ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti)».

 

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