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Coronavirus in Veneto

Morta donna
a Treviso
45 i contagiati

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Coronavirus: salito il numero di contagi
Coronavirus: salito il numero di contagi
Coronavirus: salito il numero di contagi
Coronavirus: salito il numero di contagi

Morta la donna di 76 anni ricoverata nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Treviso e trovata positiva al coronavirus. È deceduta stasera alle 18,10 a causa delle complicanze respiratorie sopraggiunte nelle ultime ore. La donna, con pregresse importanti patologie, che oggi, in seguito ad un peggioramento della sintomatologia respiratoria, era stata sottoposta a test dai sanitari del reparto malattie infettive dell’ospedale di Treviso era risultata positiva al test.

 

Salgono a due le vittime in Veneto, dopo il decesso, venerdì scorso, del paziente 77enne di Vo' Euganeo ricoverato all'ospedale di Schiavonia (Padova). Adriano Trevisan era l'ex titolare di una piccola impresa edile in pensione. Ricoverato già da una decina di giorni per precedenti patologie, è morto prima di poter essere trasferito all'ospedale di Padova, come era stato deciso dopo la conferma dell'infezione.

 

In Veneto sono saliti a 45 ad oggi (ore 18,30 di martedì 25 febbraio) i casi accertati di positività al Covid-19, vale a dire 10 in più rispetto a ieri. Due le vittime in Veneto.

 

La Regione Veneto ha attivato il numero verde 800462340 (solo ieri 4200 telefonate ricevute) per assistere e informare i cittadini sui comportamenti da tenere da parte delle persone che temono di essere entrate in contatto con il virus. 

 

LA MAPPA

Nel comune di Vo' Euganeo, nel Padovano, i contagiati sono complessivamente 33 (inclusa la persona deceduta): di questi 2 sono ricoverati in terapia intensiva a Padova, 11 nel reparto di malattie infettive e 14 in isolamento domiciliare. A Dolo i contagiati sono quattro (tre sono operatori sanitari), di cui uno ricoverato in terapia intensiva. A Venezia i casi sono 4, uno dei quali ricoverato in terapia intensiva. A questi vanno aggiunti tre pazienti non ancora assegnati ad un cluster. Infine, l'ultimo caso della donna deceduta questa sera, martedì 25 febbraio, che era ricoverata a Treviso.

 

QUATTROMILA TAMPONI EFFETTUATI

Zaia rileva che sono stati effettuati «quasi 4 mila tamponi, con priorità per gli operatori sanitari e i pazienti dell’ospedale di Schiavonia e di quelli di Venezia e di Dolo. Inoltre - aggiunge - una rete di presidi di emergenze nelle tende riscaldate della protezione civile nei presidi hub delle 9 Ulss per garantire un triage separato e 900 posti letto aggiuntivi qualora si verificasse un maggior afflusso di pazienti ai servizi di Pronto Soccorso, un ospedale svuotato e sanificato (Schiavonia) per fronteggiare eventuale picco di ricoveri, piena funzionalità in tutte le Ulss di reparti di terapia intensiva e messa a disposizione dei letti liberi in tutte le rianimazioni del Veneto, garantendo nel contempo il proseguo dell’attività trapianti».

 

ZAIA: «CONTAGI IN VENETO SECONDARI»

«Quelli registrati in Veneto sono tutti contagi secondari, individuati soltanto grazie ai medici perché molti ricoverati presentano sintomi del tutto identici a quelli di una normale influenza di stagione e non corrispondono al quadro epidemiologico fissato dalle autorità nazionali e internazionali». Lo ha precisato Zaia, spiegando poi che si è «in presenza di un virus che in 9 casi su 10 risulta asintomatico. Per cui mi aspetto che anche in Veneto i casi positivi ai test continueranno ad aumentare, perché siamo il Paese che sta controllando di più».

 

«FORSE ALTRE ORDINANZE MA NIENTE PANICO»

Quanto alle misure adottate Zaia e la giunta si sono detti impegnati a valutare gli effetti dell’ordinanza adottata sabato d’intesa con il ministro della Salute e di concerto anche con le Regioni Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Piemonte. «Un’ordinanza precauzionale, sicuramente perfettibile, che non escludo di reiterare e magari modificare - ha annunciato il presidente - Il nostro obiettivo non è instaurare il coprifuoco e isolare 5 milioni di abitanti, ma abbattere i rischi di contagio evitando le grandi aggregazioni, sempre però pensando ad un ‘atterraggio morbido’ nei confronti della popolazione. Per questo non abbiamo voluto chiudere bar e ristoranti, né i centri commerciali, tantomeno i mercati rionali, indispensabili per l’approvvigionamento. Abbiamo, invece, predisposto misure contenitive per le chiese, pensando ai loro frequentatori abituali, che sono le persone più anziane, proprio quelle più vulnerabili rispetto al Covid-19».

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