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String art,
il laboratorio
di Silvia e Ilaria

Il laboratorio delle due artiste di Pescantina
Il laboratorio delle due artiste di Pescantina
String Art

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Chiodo su chiodo, con qualche filo tirato: la string-art di Silvia Lana e Ilaria Marchesini. Due artiste che hanno fatto della creatività la loro professione e di quest’arte un modo per «dirla alla loro» attraverso messaggi diretti e talvolta anche un po’ provocatori. Le loro «tele» piacciono. Sono richieste a Milano e Venezia. C’è interesse anche da parte di collezionisti toscani. A porle sul piano nazionale è stata anche la loro recente campagna in favore del rispetto per le donne con la scelta come testimonial di un tubero. Un percorso di sensibilizzazione che non si è fermato, ma continua con la «denuncia di fatti di cronaca dove la donna è oggetto di violenza e spesso anche di abuso sessuale». Silvia e Ilaria si identificano in Parallel Lines, la firma che autografa le opere delle giovani artiste di Pescantina: due linee parallele, come quelle rappresentate da due chiodi vicini. Il filo, invece, delinea le connessioni. Silvia e Ilaria creano immagini tridimensionali ed attraverso queste esprimono la loro visione dettata da un forte impatto visivo: c’è l’interpretazione di un disagio femminile, concreto e reale. Il progetto artistico cattura la provocazione dell’esperienza sessuale vissuta dalla donna e il coraggio di riportarla alla realtà, sia vittima che artefice della stessa azione. Si dicono «in linea con il movimento femminista» e non lo nascondono tanto che nelle loro opere si legge la femminilità in quello che definiscono «il suo dramma». Tra gli ultimi lavori, ce ne sono alcuni che riportano parole senza filtri. È il caso di una tavola dove la sua descrizione è in linguaggio braille, ma senza la possibilità di leggerlo. «Per farlo», spiega Silvia, «serve passare la mano sul sistema di scrittura in rilievo. Però, ad impedirlo c’è una lastra di plexiglass. È una zona off-limit che abbiamo dentro». Ancora una volta, Silvia e Ilaria si concentrano sul mondo femminile ed esprimono un dissenso, anche con un po’ di provocazione.

 

Marco Cerpelloni

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