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Il caso di Caldiero

«Io, barista
maggiorata
processata dal web»

ILCASO. La maggiorata di Caldiero messa sotto accusa da Facebook replica alle offese ricevute: «Non ho niente di cui vergognarmi. Tanta cattiveria è gratuita». Adriana: «Facile offendere una persona senza conoscerla». Gli abitanti la difendono: bravissima ragazza
La barista maggiorata di Caldiero
La barista maggiorata di Caldiero
La barista maggiorata di Caldiero
La barista maggiorata di Caldiero

Il caso della barista di Caldiero ha fatto il giro del web: oltre 125 mila le persone raggiunte e 975 i commenti, molti dei quali attacchi diretti all’intervistata. Al centro del «dibattito», o meglio delle offese circolate su Facebook, la strategia di marketing di un bar gestito dai cinesi, il «Roxigi», che ha scelto di mettere dietro il bancone una barista che porta la sesta, Adriana Progni, 32 anni. Con il risultato che il bar è sempre pieno, soprattutto di uomini. Una notizia di cronaca locale curiosa, trattata con ironia, che però non è andata giù a molti (e soprattutto a molte), che hanno fatto a gara nell’offendere la barista, facendole le accuse più infamanti. Adriana Progni, però, non è un tipo che si abbatte facilmente. Se all’inizio l’ondata rabbiosa di Facebook l’ha ferita, poi l’ha spinta a replicare. «Perché non ho niente di cui vergognarmi», spiega. «Vengano a dirmelo in faccia quello che hanno scritto se hanno il coraggio», afferma, invitando chi l’ha criticata ad andare nel locale dover lavora. «Troppo facile», prosegue, «offendere una persona senza neppure conoscerla. Non mi aspettavo tanta cattiveria. Perché? Perché ho la sesta? Se sono fatta così non è colpa mia, non sono andata dal chirurgo plastico per averla. Mi vesto in modo dignitoso e quando lavoro metto sempre i pantaloni, mai la gonna. Ho 32 anni e una figlia di 13 che ho mantenuto da sola, lavorando tutti i giorni senza cercare facili scorciatoie o persone che mi mantenessero. Mi sono sempre arrangiata da sola. Ho lavorato in fabbrica», continua, «ho fatto le pulizie e da alcuni anni faccio la barista, prima in altri locali adesso in questo di Caldiero». «E comunque», aggiunge, rispondendo alle accuse ricevute, «non basta una sesta per lavorare in un bar: bisogna anche saperlo fare questo mestiere, altrimenti ti mandano a casa. E bisogna anche essere sorridenti e stare alla battuta. Cosa non sempre facile». Adriana o «l’Adriana», come la chiamano al «Roxigi», è un fiume in piena. Le settecento richieste di amicizia che le sono arrivate su Facebook dopo l’uscita dell’articolo e il continuo arrivo di nuovi clienti nel bar, provenienti non solo da altri comuni ma anche da altre città, non bastano a restituirle il sorriso. «Mi sembra assurdo difendermi da attacchi fatti da perfetti sconosciuti», aggiunge incredula. «Lo faccio solo perché mi fa male che mia figlia, che è l’amore della mia vita, o i suoi amici leggano cose false e ingiuriose su di me. La realtà è ben altra». A fronte delle critiche sul web, può contare però sul supporto di tanti residenti di Caldiero. «Se al suo posto ci fosse stato un bel barista muscoloso nessuno lo avrebbe insultato così», commentano Riccardo e Sabrina, residenti vicino al «Roxigi». «Le discriminazioni sessuali ci sono, è sempre stato così. Quando c’è una bella ragazza in un locale, purtroppo, è normale, ma non dovrebbe esserlo, che riceva anche insulti e commenti pesanti. A un bell’uomo questo non succede mai».

 

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