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Amici senza barriere Daniela Zamboni Onlus,

«Gli ostacoli dimostrano la nostra forza»

Una galleria di sorrisi. Sono la testimonianza più bella del valore dell'associazione Amici senza barriere Daniela Zamboni Onlus, che nel 2018 ha festeggiato i 50 anni di vita e che ha celebrato ognuno dei quali con la testimonianza, scritta nero su bianco, di un volontario, un genitore o un paziente: sensazioni ed emozioni vissute nel segno dell'accoglienza, del rispetto, dell’aiuto e del sostegno alle famiglie, offrendo ai loro «ragazzi» l’opportunità di godere di momenti di socializzazione e divertimento al di fuori del contesto familiare.

C’è il sorriso contagioso di Davide Vecchia, 30 anni, il deejay del gruppo: «Da qualche anno ho iniziato a fare il deejay tanto che spesso suono alle feste del gruppo. Ho suonato anche all'Alter Ego un sabato pomeriggio, il mio sogno sarebbe fare lì una serata come Dj Dade». C’è il sorriso dolce di Giovanna Bianconi, operatrice socio-sanitaria che fa anche la volontaria. «Il mio lavoro mi portava a prendermi cura della persona dal punto di vista fisico e non ho mai immaginato di andare oltre, perché pensavo fosse sufficiente», racconta. «Invece attraverso l’associazione ho capito la differenza tra il seguire le persone perché si è pagati e stare con loro, invece, per il puro piacere di farlo, senza interesse».

C’è il sorriso smagliante Elena Ambrosi, che a quasi 30 anni ha deciso di vivere «come Elena, una persona con dignità. Prima frequentavo un’associazione dove mi ricordavano in ogni momento che ero un’handicappata. Poi ho trovato Amici senza barriere, che mi permetteva di volare. Qui il diverso non esiste e i volontari non guardano la carrozzina, ma Elena. Quando sono nata, a sei mesi di gestazione, i medici hanno detto ai miei genitori che non ce l’avrei fatta. Io, invece, gliel’ho fatta vedere».

C’è il sorriso deciso di Francesco Prati, 40 anni, che le fa eco: «Chi è in carrozzina è una persona come le altre e non bisogna evitarla, ma conoscerla», dice raccontando la sua esperienza di 19 anni da volontario: «La consiglio a tutti, ma soprattutto a coloro che pensano solo ai loro problemi e che così invece potrebbero vedere persone con disabilità che lottano per non peggiorare, con una grinta esagerata e sempre con il sorriso sulle labbra. Sì, nella vita bisogna vivere così, non da sconfitti, ma da guerrieri». Fare il volontario, insomma, non è un’attività a senso unico. Lo testimonia un altro sorriso, quello di Annachiara Perina, arrivata nel 2014 nell'ambito del progetto di Servizio Civile: «Trascorrendo le domeniche con i ragazzi ho capito l’importanza del tempo, che va vissuto al meglio. Ho compreso quanto sia importante imparare a fidarsi e affidarsi a qualcuno. Ho imparato ad essere le gambe, le mani o la voce di chi ha bisogno. Ho imparato ad ascoltare e a non dare nulla per scontato».

C’è il sorriso riservato di Flavio Campion, uno degli «Amici» del nucleo originario, quello che per primo, guidato da don Gianfranco Salamandra, provò a rompere e interrompere quell’isolamento di cui erano vittime, a fine anni Sessanta, i disabili. Uno stigma causato dalla scarsa conoscenza dell’handicap da parte della società e dall’imbarazzo per il diverso. «Dico grazie al gruppo», afferma, «perché mi ha aiutato a crescere, a maturare come uomo, padre, imprenditore e soprattutto a rimanere umile perché io, che pensavo di aiutare gli altri, ho ricevuto più di ciò che ho dato. E i nostri giovani», conclude rivolto ai potenziali nuovi volontari, «non sono né migliori né peggiori delle generazioni precedenti, ma diversi da noi perché non hanno le nostre stesse esperienze e devono fare le loro, rivolte al prossimo, per apprezzare tutto ciò che la vita offre e per maturare come uomini». Infine, due sorrisi in uno, quelli di Ornella Aiardi e Claudio Borghetti: diversamente abili, fanno parte dell’associazione da 30 anni e da 27 sono anche una coppia: «L’amicizia era nata sui banchi di scuola e ci siamo ritrovati proprio grazie all’associazione. Facendo insieme tante esperienze, dopo qualche anno è nato anche l’amore», raccontano. «Per un periodo siamo stati anche parte attiva, abbiamo fatto parte del direttivo. Peccato che la legge ci abbia messo lo zampino, enunciando che i diversamente abili non possono essere soci, ma devono essere solo pazienti. In quel momento, lo ammettiamo, ci siamo sentiti una nullità, perché una persona non socia non può votare, esprimendo così il suo pensiero. Chissà quando saranno abbattute queste, di barriere»

. Per celebrare la Giornata internazionale delle persone con disabilità, venerdì 6 dicembre, alle 20.45, la Gran Guardia ospiterà un evento organizzato dalla Consulta della Disabilità del Comune. «La bellezza della diversità» il tema della serata, che inizierà con una rappresentazione teatrale, proseguirà con la musica e terminerà con una sfilata di moda di abiti Filotimo, realizzati completamente in fibre naturali. I modelli saranno alcuni dei talentuosi «ragazzi» dell’associazione Amici senza barriere.

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