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Amici senza barriere Daniela Zamboni Onlus

Amici senza barriere, come demolire tante diversità

La sua missione è promuovere l’inclusione sociale. Fare in modo, cioè, che le persone con disabilità fisica e psichica non subiscano trattamenti differenti e degradanti, non vivano o lavorino in luoghi separati, abbiano le medesime opportunità. Perché, come recita anche il logo, «Diversità non è disuguaglianza».

E, per citare la poetessa statunitense Maya Angelou, «è tempo che i genitori insegnino presto ai giovani che nella diversità c’è bellezza e forza». Quando, nel 1968, nacque a Verona l’Associazione Amici degli spastici, tra le prime in città ad occuparsi di persone disabili, la realtà era ben diversa. Lo racconta la past president Maria Chiara Tezza che da pochi giorni, dopo 15 anni, ha passato il testimone a Cinzia Gozzo: «In quegli anni i disabili erano emarginati dalla società e tenuti nascosti dalle stesse famiglie, perché l’handicap veniva vissuto come motivo di imbarazzo e spesso veniva vissuto quasi fosse una vergogna, o peggio, un castigo divino per chissà quali colpe della famiglia. Don Gianfranco Salamandra, allora curato della parrocchia di San Nazaro e Celso, è stato il primo a riunire un gruppo di giovani per far visita alle famiglie con disabili, cominciando a rompere il muro dei pregiudizi su queste persone e i loro familiari. Alle visite, poi, si sono aggiunte passeggiate pomeridiane e gite di un giorno». È il periodo in cui l’Italia vive gli anni della contestazione e delle manifestazioni. E anche l’associazione scende in piazza per l’affermazione e il riconoscimento dei diritti delle persone disabili. «In seguito la società è cambiata, sono stati fatti molti passi avanti, sul piano normativo, per il riconoscimento dei diritti, ma molto rimane ancora da fare, soprattutto per valorizzare le potenzialità di questi ragazzi sotto l’aspetto lavorativo». Ecco perché, di recente, l’associazione (che già aveva aggiunto nell’intestazione il nome di Daniela Zamboni, moglie dell’allora presidente, scomparsa dando alla luce il secondo figlio, disabile) cambia nome e diventa «Amici senza barriere».

E si tratta di abbattere, a questo punto, non solo le barriere architettoniche, ma anche quelle culturali, quelle che creano lo stigma sulle persone disabili e le loro necessità quotidiane e i loro diritti nella società delle persone «normali». «Il modo che abbiamo scelto è proporre alle persone disabili, nel tempo libero dalle attività nei Ceod, i centri diurni per disabili, esperienze partecipative e momenti socializzanti», prosegue la presidente Gozzo elencando le numerose iniziative dell’associazione che ha sede in lungadige Catena 7. Così, la domenica, l’associazione diventa una famiglia allargata e la sede di lungadige Catena una «casa» che ospita, a turno, laboratori di cucina, di inglese, di yoga e feste per la quarantina di disabili adulti, seguiti dai 43 volontari. «Insomma, la domenica in sede è preziosa e grazie al gruppo esco e faccio un giro, sennò dove vado?», per dirla con Danilo Ghidoni, uno dei «ragazzi». C’è anche un programma denso di uscite a teatro, al cinema e di gite. Tra i tanti progetti realizzati da Amici senza barriere, la guida «Passeggiare sicuri a Verona», manuale di percorsi pedonali a misura di disabili nelle otto Circoscrizioni. E, ancora, «Te lo dico con un dito», manuale di conversazione per le persone che presentano difficoltà ad esprimersi a livello verbale. Grande successo anche per il progetto «Oggi cucino io», in collaborazione con l’istituto alberghiero Berti, in cui studenti e disabili si mettono alla prova insieme realizzando ricette della tradizione.

«Dal 2009 l’associazione vanta l’assegnazione del marchio etico Merita fiducia Plus, promosso dal Centro Servizi per il Volontariato di Verona», conferma Tezza. «Una certificazione che ci porta a dimostrare la capacità di rendicontare la nostra attività da un punto di vista economico e sociale in maniera trasparente, a garanzia di donatori e sostenitori». Fiore all’occhiello dell’associazione è la Casa Armonia, a San Zeno di Montagna: una casa vacanze con 19 posti letto di proprietà di Fondazione Barbieri, priva di barriere architettoniche e attrezzata con supporti specifici per chi presenta difficoltà motorie. Completamente accessibile anche all’interno, ospita, durante l’estate, le settimane di vacanza dell’associazione e di altre realtà che ne facciano richiesta. Nel castagneto in cui è immersa c’è anche un percorso attrezzato che consente ai disabili di muoversi autonomamente godendo della bellezza della natura circostante. «Ora, però, abbiamo necessità di ristrutturare la cucina della sede cittadina per consentire alle carrozzine di entrarvi e muoversi più agevolmente», precisa Chiara Gozzo. «Il costo previsto è 50mila euro, noi riusciremo a coprirne solo un terzo. Per il resto, speriamo nella solidarietà dei veronesi. Ed essere entrati nella maratona di V.V.B. ci fa sperare ancora di più in questo nuovo progetto per la nostra associazione». Infine, la principale sfida a cui Amici senza barriere si sente chiamata nel prossimo futuro. «Vogliamo potenziare la presenza dei volontari, nuova linfa vitale in grado di favorire il ricambio generazionale», conclude la presidente, «una priorità alla quale dedicheremo tutte le energie possibili, con fiducia e speranza nonostante le difficoltà, perché sappiamo che la solidarietà è contagiosa e che per essere felici, come sostiene la docente di Psicologia dell’Università della Carolina del Nord Barbara L. Friedrickson, non basta solo autorealizzarsi: la felicità di chi ci sta intorno è fondamentale».

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