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Il 29 giugno primo appuntamento

TEDx parte accelerando sul digitale

Un'edizione di TEDxVerona
Un'edizione di TEDxVerona
Intervista a Zucchi

È «Dialoghi sul futuro» il filo rosso della prima edizione del TEDxVeronaSalon, l'evento virtuale nato dalla collaborazione tra il gruppo editoriale Athesis e TEDxVerona. Il primo dei tre appuntamenti online è in programma il 29 giugno, verrà trasmesso in streaming sul sito di TEDxVerona e sul sito www.larena.it, in diretta su Radioverona e la sera su Telearena. Si parlerà di «Digital acceleration», ossia di accelerazione digitale, una rivoluzione resa ancora più dirompente dall'avanzata della pandemia che ha costretto tutti ad abbracciare nuove strategie digitali. Sono tre i relatori chiamati a confrontarsi sull'argomento. Li sveleremo un po' per volta, com'è nello spirito del TEDx.

Il primo è Antonio Perini (qui la scheda), ingegnere e imprenditore veronese che ha avuto grande successo con la sua prima startup e di recente ha chiuso un accordo per 25 milioni con Poste Italiane.

Ne parla Désirée Zucchi, responsabile e formatore degli speaker del TEDxVerona e TEDxVeronaSalon (tecnicamente: Speaker's Curator e Coach) e coordinatrice dei contenuti e della scaletta dell'evento.

 

Zucchi, il suo compito è individuare i relatori e prepararli ad affrontare una conferenza TED, chiamata anche talk. Perché Antonio Perini?

Ci tengo a portare sul palco qualcuno che, oltre a dire qualcosa di utile e ispirante, stia facendo un percorso nel quale altre persone si possano rispecchiare. Antonio Perini è una persona modesta e molto operativa. Oltre ad avere a che fare col digitale, tema del primo appuntamento del TEDxVeronaSalon, le sue aziende sono esempi di startup diventate imprese.

 

Come funziona la selezione degli speaker?

Mentre il TEDxVerona non ha una tematica vera e propria, ma un filo rosso che fa da punto di partenza per i vari monologhi, gli appuntamenti del TEDxVeronaSalon ruotano attorno ad argomenti precisi. Perciò è fondamentale avere punti di vista differenti sia per livello generazionale che per contesto di appartenenza dei relatori. Senza svelare troppo, posso dire che i tre speaker che interverranno sul tema «Digital acceleration» convergono tutti verso un unico focus: la centralità dell'uomo, il fatto che il digitale debba essere uno strumento dal contenuto «human-centered», riferito all'umano.

 

In cosa consiste uno speech del TEDx?

È una sorta di monologo teatrale. In certi casi si scrive l'intero testo, in altri si fissa una scaletta con gli argomenti principali. È anche una prova di public speaking. Nel tempo la retorica si è un po' persa per strada, diventando appannaggio di pochi. Tant'è che ne abbiamo una concezione quasi negativa. Invece io credo che sia un atto di democrazia. Più persone sanno come dire quello che pensano, più diventa pluralista la nostra partecipazione alla vita pubblica. Il mio modo di ragionare è: sapere cosa vuoi dire, saperlo dire e dirlo. Se manca l'ultimo pezzo, manca quello che gli inglesi definiscono «speak out»: divulgare le idee, com'è nell'obiettivo del TEDx.

 

Come funziona e quanto dura la preparazione dei relatori?

Con gli anni capita che una persona perda di vista il perché fa un determinato mestiere, qual è stata la molla. Con i relatori vado alla ricercare della motivazione e del senso di ciò che stanno facendo. In questo caso la preparazione dura due o tre settimane, perché i talk sono più brevi del solito, massimo dieci minuti.

 

Diversamente dal solito, il pubblico non sarà in presenza.

Può sembrare un vantaggio, in realtà il pubblico è funzionale al successo dello speech, perché ti rimanda l'efficacia di quello che dici e del modo in cui lo dici. Online si ha la sensazione di parlare con nessuno, anche se non è vero. Il rischio è che manchi l'empatia, dunque si deve imparare a crearla.

Lucia Perina

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