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Argento

Grazioli, uomo squadra «Il calcio scuola di vita. È crescita sociale»

Mattia Grazioli del Real Grezzanalugo
Mattia Grazioli del Real Grezzanalugo
Mattia Grazioli del Real Grezzanalugo
Mattia Grazioli del Real Grezzanalugo

Mattia Grazioli, classe 2001, è un altro di quei ragazzi che tutti gli allenatori vorrebbero avere nella loro squadra. Poche parole, e fatti concreti in campo. Dalle giovanili dell’Ares, alla Juventina Poiano, poi Virtus, Audace e da due anni al Real Grezzanalugo. Da mediano davanti alla difesa a centrale difensivo con licenza di impostare il gioco. Inoltre, Mattia tra pochi giorni si laurea in Enologia a San Floriano, confermando la sua innata attitudine a fare le cose sempre nel migliore dei modi.

Mattia, quando abbiamo chiesto al Real Grezzanalugo i nomi per il Pallone d’Argento il tuo è stato il primo, con l’aggiunta di un significativo «… ragazzo e giocatore importante per la società». «Ringrazio la società, ovviamente. Ma io sono solo uno dei ragazzi all’interno dello spogliatoio. Quello che ci lega è la passione, l’amicizia, il clima che siamo riusciti ad instaurare tutti insieme. Per noi il gruppo è fondamentale».

Un giocatore a cui ispirarsi. «Sicuramente Virgil van Dijk, capitano e difensore olandese del Liverpool. Un difensore che sa come interpretare il ruolo di centrale difensivo, sempre pronto ad aiutare i compagni e a dare il via all’azione, trasformando la ripartenza difensiva in attacco finalizzando sempre e comunque per i compagni d’attacco».

Diversi i nomi di allenatori o dirigenti che in qualche maniera lo hanno aiutato a crescere in questi anni. «Dico Luca Righetti alla Juventina Poiano e Matteo Biroli all’Audace. Il primo ha capito che il mio posto era il centrale difensivo e mi ha arretrato aiutandomi ad avere sicurezza e consapevolezza nel nuovo ruolo. Biroli per la forza che riesce a trasmetterti allenamento dopo allenamento. Due figure fondamentali per me».

Per lui il calcio prima di tutto è… « È passione. Come è giusto che sia. Si cresce giorno dopo giorno. La costanza fa parte di quello che ho sempre considerato fare sport. Ecco perché non manco mai ad un allenamento. Poi, c’ è la serietà. Oltre che da punto di vista fisico il calcio per me è crescita sociale. Mi hanno sempre detto e insegnato che prima bisogna essere un uomo e poi si diventa un giocatore. E non ho alcuna difficoltà a metterlo in pratica».

Luca Sguazzardo

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