<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
DIMAS GONCALVES

Il mio voto va a quattro assi
Ma non scordo due... matti

Dimas Oliveira Goncalves, 35 anni e un passato anche alla Virtus e alla Sambonifacese
Dimas Oliveira Goncalves, 35 anni e un passato anche alla Virtus e alla Sambonifacese
Dimas Oliveira Goncalves, 35 anni e un passato anche alla Virtus e alla Sambonifacese
Dimas Oliveira Goncalves, 35 anni e un passato anche alla Virtus e alla Sambonifacese

Una matita e due colori. Metà rossa e metà blu, come quella degli insegnanti, come il ricordo della sua Verona. Con una punta si mette il voto, con l’altra si cerchiano i passaggi a vuoto. Quando lo sguardo si posa sul sul passaggio in terra scaligera: Dimas Goncalves, ex punta di Sambonifacese e Virtus Vecomp, eletto Pallone d’oro nel 2006, riannoda il filo con un passato denso di vita. Con le tinte rossoblù di entrambe le squadre, scrisse le prime righe di una storia che oggi attende il lieto fine.

Dimas, un fotogramma per ricordare la sua Verona?

La finale playoff di Serie D, nel 2008, con la maglia della Sambonifacese. Eravamo a Carpi, vittoria per 3-0 sulla Colligiana. Segnai il primo dei tre gol, poi fu festa grande: per noi e per la Sambo, una pagina storica. Quel successo valse l’allora Serie C2.

Professionismo raggiunto oggi dall’altra metà della sua anima rossoblù, la Virtus di Gigi Fresco. C’è un filo conduttore tra la Virtus di oggi e quella in cui giocava?

La dedizione del Gigi e di tutto l’ambiente. Non è semplice far vivere le abitudini della famiglia virtussina a chi, come Sammarco e Bentivoglio, ha centinaia di gare in A: gli equilibri sono sottili. Ma lui sa bene come gestire un gruppo equilibrandone i vari profili. Ho un grande ricordo di lui.

Poi venne il Chievo. Tre anni partì in ritiro, senza riuscire ad esordire.

Partii due volte con Iachini, una con Di Carlo. Esperienze brevi ma intense: ho imparato molto. Immaginate cosa voleva dire provare i movimenti offensivi con Pellissier nel fiore della carriera. Persona straordinaria, Sergio. Quando s’è ritirato gli ho scritto un messaggio: tre minuti dopo mi aveva già risposto. Lo ammiro.

In mano ha la matita dell’insegnante: punta rossa per un voto alla sua esperienza veronese, con l’altra cerchi l’errore.

Do il massimo dei voti all’esperienza in Virtus e alla Sambo, ho raccolto il massimo. L’apice? Direi il primo anno di C2 nel 2008-2009: a fine girone d’andata eravamo primi contro corazzate come il Novara d’allora. L’errore è stato quello di non aver saputo gestire al meglio il momento positivo.

La pagina che riscriverebbe?

Quando sono entrato nel giro dei professionisti, dal Chievo in poi, pensavo che il talento mi sarebbe bastato per scalare le categorie. Mi sbagliavo. Non ho avuto la testa per costruire la mentalità da professionista quando potevo fare il salto.

Quindi, il vero talento è...

Imparare a conoscersi per gestirsi. La dote naturale è solo un punto di partenza. Dovevo capirlo prima, ma non rinnego nulla del mio percorso.

Non sono mancate le occasioni di rivincita. Passata Verona, l’annata da ricordare?

A Teramo in C2 con Vivarini, non è un caso che sia poi salito di categoria fino in B.

A proposito di allenatori: tecnico prediletto?

Claudio Ottoni avuto alla Sambonifacese. Sul campo ha avuto il merito di tenere concentrata una squadra che giocava per il gusto di stare assieme: non pensavamo a quanto stavamo costruendo, lui ci teneva sul pezzo. Umanamente è una persona vera: ho mantenuto i rapporti, anche ora le nostre famiglie si incontrano.

Quattordici anni fa lei si è aggiudicato il Pallone d’oro de L’Arena. Oggi a chi lo darebbe?

Nel veronese direi, per quanto riguarda la mia categoria, l’Eccellenza, Filippini del San Martino Speme, Zanetti e Peli del Sona, Vesentini della Belfiorese. Ma non dimentico i miei matti: Pereira e Marchetti, oggi al Castelbaldo del veronese Tommasoni.

Oggi la sua esperienza a Montecchio Maggiore ha subito un intoppo…

Sì, dai primi di febbraio non faccio più parte della rosa. Il presidente ha deciso di mettermi da parte. Sono onesto: non sono riuscito a fare la differenza come volevo. Ma mi aspettavo un trattamento diverso”.

Si tratta di una cesura definitiva?

Così pare. Io dico una cosa: finora sono stati onesti con me a Montecchio, anche per quanto concerne gli accordi economici. Mi auguro che ci sia correttezza per le pendenze finali. Posso anche accettare la loro scelta, ma spero ci sia rispetto fino in fondo. Penso di meritarlo.

Suggerimenti