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ALESSANDRO GHIRIGATO

Vincere è questione di chimica
I miei favoriti? Uno è Brunazzi

Alessandro Ghirigato in un momento felice della carriera
Alessandro Ghirigato in un momento felice della carriera
Alessandro Ghirigato in un momento felice della carriera
Alessandro Ghirigato in un momento felice della carriera

Di ripartenze lui se ne intende. Recupero palla e via: a disegnare schemi, ad inventare calcio. Il gioco, per esser tale, doveva passare dai suoi piedi. Sorride, Alessandro Ghirigato. Quel che sul campo gli veniva naturale, oggi è necessità condivisa di un paese intero. Era un centrocampista completo. Un po’ professore, un po’ soldato. Ispirato nell'impostazione, scaltro, mordace nel difendere. Esistesse il Pallone d'oro per la carriera, lui ne sarebbe un degno destinatario. Oggi ha scelto di ripensarsi allenatore, per insegnare calcio imprimendo il suo marchio. Ha cominciato l’avventura a casa propria, a Isola della Scala. 

Vincendo al primo colpo la Seconda Categoria dopo quasi dieci anni dall’ultimo successo. Accendendo la piazza come gli riusciva da giocatore...
Vincere nel proprio paese ha sempre un sapore particolare, intenso. Ricordo la partita decisiva, lo scorso anno, contro l’Albaredo. Ottocento persone venute a sostenerci verso la promozione, poi conquistata sul campo. Felice di aver dato alle famiglie accorse un motivo per venire al campo e per gioire insieme.

Più d’una volta s’è ritrovato in piazze accese dalla squadra locale. Quando scatta la scintilla?
Quando la squadra incarna dei valori, rappresenta la società e la sua storia. L’esempio positivo dato sul campo invoglia il tifoso a venire al campo, il ragazzino a seguire la prima squadra, le famiglie a condividere una passione sugli spalti. È questione di chimica, di capacità di coinvolgere. Come quand’ero a Cerea: non ho ricordi di aver visto altrove 2000 persone per una partita d’Eccellenza: era il derby, poi vinto, con il Legnago l’anno dell’approdo in Serie D.

Il ritorno dei giocatori al proprio paese si mostra come tema ricorrente nel dibattito attuale dei dilettanti veronesi. È una possibilità reale?
Con i chiari di luna che ci saranno, c’è ragione per pensare sarà così. La differenza sta nelle persone: quando giocavo, era l’impatto con certe figure di una società che risultava determinante nella scelta. Un giocatore vuole due cose: fiducia, serietà. Se le trova, arriva tutto il resto. Divertimento compreso.

Lei è imprenditore impegnato, come molti lavoratori indipendenti, nella difficile impresa di ripartire post-Covid. Come legge l’attuale situazione?
Non sono uno che critica a priori, però spero che il governo prenda misure differenti da quelle viste sinora. I seicento euro di indennizzo sono una briciola se poi non si interviene sulle tasse e sulle altre spese fisse. Io per fortuna, lavorando nell’antinfortunistica, sono rimasto aperto. Ma ho salvato la baracca, diciamo: lavorare bene è un altro discorso.

Si vocifera di una possibile ripartenza nei primi mesi del 2021 per i dilettanti. È d’accordo?
Penso che prima partiranno i vivai, poi le prime squadre. Giusto si trovi una soluzione che dia risposte a tutta la filiera, dai più piccoli ai più grandi.

Ieri mediano di spessore, oggi tecnico emergente: chi è l’allenatore Alessandro Ghirigato?
no che cura il dettaglio per semplificare la vita dei miei giocatori. Ho sette, otto concetti: non di più. Vorrei insegnare che le partite si vincono adattandosi alla situazione. Imporsi, per me, vuol dire questo: se serve far la guerra, lotto per vincerla. Se devo giocar la palla, devo giocarla meglio degli altri.

Ha vinto quattro campionati e ottenuto una promozione ai play-off d’Eccellenza. Chi sceglie tra i propri maestri, tra i tanti avuti?
imone Boron perché si avvicina alla mia idea di calcio: allenare è semplificare la vita dei ragazzi, capacità di coinvolgere, dare tranquillità.

Il pallone d’oro de L’Arena volge alla conclusione. Qual è l’archetipo del pallone d’oro nei dilettanti secondo Ghirigato?
Uno che incide nei momenti che contano. Un esempio? Troppo facile. Dico bomber Luca Moretto: a livello caratteriale è un giocatore rappresentativo per i compagni e la società. E quando si arrivava al dunque, lui sapeva come risolverla.

Cominciano a delinearsi le classifiche nelle tre categorie. A chi va il suo voto, mister Ghirigato?
Lorenzo Zerbato nell’oro, Emilio Brunazzi nell’argento sono i profili che più mi piacciono. Ma do un altro voto per l’argento: Marco Annichiarico della Scaligera. Per come gioca mi rivedo in lui. E aggiungo: aveva doti per giocare più tempo ad alti livelli.