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ALESSANDRO CHEROBIN

Vanno sempre cercati
i talenti. I prescelti?
In mezzo Chiecchi

Sandro Cherobin sul terreno di gioco
Sandro Cherobin sul terreno di gioco
Sandro Cherobin sul terreno di gioco
Sandro Cherobin sul terreno di gioco

C’è una bellezza che, a raccontarla, si fa peccato: per una volta, basta solo guardare. Un’ora di video non è sufficiente per gli auguri: Youtube è diventato parziale rimedio alla festa (solo rimandata) del settantesimo compleanno di mister Alessandro Cherobin, storico tecnico veronese, ora in pensione. Per lui s’è mosso l’intero dilettantismo scaligero: quasi si perde il conto di vecchi e attuali pupilli che non hanno fatto mancare il loro contributo.

C’è un filo rosso che collega passato e presente: 26 anni in categoria sono già storia, 25 alla guida della Top 22, la sua selezione di calciatori dilettanti che ogni anno oppone ai professionisti, invece, sono un presente che ancor rimanda il lieto fine. Giusto che ora si dia spazio ai giovani, il mio tempo è andato. Ma non toglietemi la Top: il campo è sempre casa mia. La domenica difficilmente manco in tribuna. E di talenti, per fortuna, ne vedo ancora molti.

Da 25 anni seleziona il meglio che il panorama dilettantistico ha da offrire. C’è un criterio di scelta irrinunciabile? Oggi il calcio è pieno di teoria ma è un gioco semplice: vince chi fa un gol in più degli altri. Talentuoso è un giocatore che va dritto allo scopo: il portiere para, la punta fa gol, e così via. Il resto rimane sui libri. I miei Top li scelgo così.

C’è un filo rosso tra la sua Top 22 e la corsa al Pallone d’oro de L’Arena? Vedendo quanti miei ragazzi sono attuali candidati, direi proprio di sì. Scovare talenti è un argomento sempre vivo in chi ama il calcio: giusto alimentare il cosiddetto “bar Sport“. La bellezza del calcio è anche lì.

La regola per un voto consapevole? Si voti chi si conosce bene, per prima cosa. Poi è giusto premiare chi è determinante ai fini del risultato: la gente si ricorda di quelli.

Giochista o risultatista? Bisogna far amare il calcio e la vita di spogliatoio. Se si crea quella condizione, al resto ci si pensa insieme. Guardate Fabrizio Sona: vince sempre lui perché sa far scattare la scintilla. Conta il risultato, ma se una squadra ha qualità è giusto che giochi. E io di qualità direi che ne ho allenata parecchia.

Un prescelto per ruolo? In porta Franco Zamberlan, in difesa Valentino Todeschini, in mezzo Andrea Chiecchi, davanti Federico Rossetto. Questi sì che andavano dritti al dunque.

L’annata da ricordare? Tante. Se devo scegliere, l’esperienza di Grancona in Prima categoria nel ’92/’93. Ancora oggi sento quei ragazzi: più di uno è ancora nel calcio. Papadopuli, mio giocatore al tempo, ha allenato Zaniolo nelle giovanili.

L’estate scorsa ha fermato sull’uno pari un nascente Verona di Ivan Juric. La sua istantanea? Grossa soddisfazione, come son felice del percorso del Verona. Ho chiesto ai ragazzi di non buttare la palla in quei pochi minuti che ci concedevano il possesso. Mi hanno ascoltato e son stati eccezionali. Anche un pareggio per noi dilettanti è un’impresa.

Ha allenato un giovanissimo Manuel Lazzari negli Allievi del Montecchio Maggiore. Aveva intravisto un potenziale professionista? Sono sincero: più d’una volta è stato il mio vice Dario Bertani a dirmi di dargli fiducia. Il calcio è strano, ma sono felice per Manuel. Dario aveva un occhio raffinato, più del mio.

Suo figlio Michele ha raggiunto come lei l’Eccellenza dalla Seconda. C’è dietro la sua lezione? Sono fiero di dire che non c’è nessuna lezione: Michele s’è fatto da solo. La vera lezione è la scuola Virtus: tutti noi Cherobin siamo virtussini, Fresco ha fatto scuola e merita di stare dov’è.