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Il delegato provinciale Figc

Prando: «Pallone d'Oro? Il calcio di paese è vitale, è giusto esaltare i più bravi»

Damiano Tommasi alla presentazione del Pallone d’Oro 2020Claudio Prando all’Hollywood, alla consegna dei premi 2019-’20
Damiano Tommasi alla presentazione del Pallone d’Oro 2020Claudio Prando all’Hollywood, alla consegna dei premi 2019-’20
Damiano Tommasi alla presentazione del Pallone d’Oro 2020Claudio Prando all’Hollywood, alla consegna dei premi 2019-’20
Damiano Tommasi alla presentazione del Pallone d’Oro 2020Claudio Prando all’Hollywood, alla consegna dei premi 2019-’20

A riveder le stelle torna chi ha a cuore il proprio cielo: volendo, potrebbe chiamarle per nome una ad una. «Trentamila son tantine», scherza Claudio Prando, delegato provinciale Figc, «ma si può provare. Lo dico col sorriso: Verona è in salute e gli iscritti, nel numero che ho appena citato, lo confermano». Prando, con una carezza diretta appunto all’esercito dei trentamila tesserati, concede gli onori di casa alla decima edizione del Pallone d’oro, la corsa al migliore promossa dal giornale L’Arena. «C’è sempre bisogno di visibilità per chi educa la vita al talento e, viceversa, i talenti alla vita. Ben venga il concorso con la sua decima edizione: confermare un successo non è mai semplice». L’appeal della kermesse è tutta in una riflessione del delegato provinciale. «Fa da collante tra città e provincia», il pensiero di Prando, ed è questo il lato che più mi piace. È un’iniziativa che approvo. Dà colore anche alle vicende del calcio di paese, oggi magari finito ai margini. Invece è proprio nei paesi che si respira l’appartenenza più pura, il campanilismo positivo, chiamiamolo così, dove la maglia è un valore e il richiamo del campo è forte per molti». Bellezza che sgorga nelle ore ritagliate con cura, negli interstizi di vite intasate da impegni, scadenze, orari di lavoro. Mai abbastanza, però, per comandare alla passione.

 

«L’entusiasmo del calcio di periferia mi colpisce», prosegue Prando, «e lo dico per esperienza diretta: recentemente sono stato nella Bassa e nell’Alto lago di Garda. Ammetto con piacere di aver visto delle gran belle partite. Giusto che il concorso vada a pescare profili che, senza, rimarrebbero nell’ombra. E che i paesi si attivino per far conoscere questi ragazzi: il calcio, a volte, è un volano per la vita». Inizia la ricerca al setaccio di un talento che, nel dilettantismo, per Prando non sarà mai fine a se stesso. «Le belle giocate colpiscono ma quel che resta è la capacità di unire lo spogliatoio. Con la presenza, il carisma, lo stile di vita e, indubbiamente, di gioco. Negli anni scorsi», aggiunge, «il premio è andato a personaggi di gran rilievo. E mi riferisco soprattutto a chi gioca nelle categorie cosiddette inferiori». Tornei che oggi sembrano riprendere vita, attori, competitività. «Sì, questo ci tengo a dirlo», analizza ancora il dirigente federale. «Negli ultimi anni la Terza e la Seconda categoria sono tornate ad esser campionati veri, combattuti, di livello. Soprattutto la Terza, pochi anni fa a rischio sparizione, oggi gode di nuova salute».

 

Vitalità che ha uno storico denominatore comune: la forza educativa del fare sport. «Certo: è necessario partire dal basso. L’amore per lo sport passa dalle regole e germoglia durante l’infanzia. E’ in quella fascia d’età che non si può improvvisare. Un buon lavoro alla base premia sempre». Anche per cancellare, magari, le tinte fosche degli ultimi episodi di violenza contro gli arbitri. «Fatti riprovevoli», conclude Prando, «che non possono avere giustificazione. Sbagliato far di tutta un’erba un fascio: il calcio non è uno sport violento. Gli allenatori si adoperino perché gli ultimi fatti restino momenti isolati. Gli arbitri vanno tutelati: ricordiamoci che permettono a tutti di giocare e che, nelle loro decisioni, sono sempre soli». Messaggio che s’interseca, non a caso, con i profili dei vincitori dei concorsi passati. Il lettore attendo vada a rivedere i prescelti: molti, oltre che sul piano tecnico, sono emersi anche per correttezza e fairplay. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Riccardo Perandini