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ANDREA SCARDONI

Il segreto? Cercare il dialogo
Tra i miei preferiti c’è Buniotto

Andrea Scardoni, a destra, con il vice Ernesto Turri
Andrea Scardoni, a destra, con il vice Ernesto Turri
Andrea Scardoni, a destra, con il vice Ernesto Turri
Andrea Scardoni, a destra, con il vice Ernesto Turri

Mai come ora esistere è resistere. Ognuno a suo modo verso l’uscita dal tunnel. Andrea Scardoni, tecnico del Team Santa Lucia (Eccellenza), concede uno spiraglio al calcio in un momento in cui ammette di non pensarci proprio. In barba a ogni calcolo o proiezione sui possibili scenari futuri: stoicamente, accetterà quanto verrà deciso dagli organi competenti.

 

Altrove è il pensiero di chi, come lui, ragiona con altre priorità.

Personalmente non ci penserei un secondo: lo sport si deve fermare. Si riparte a settembre, sempre che ce ne siano le condizioni.

 

Scenario possibile che tiene aperta la questione promozioni e retrocessioni. La sua soluzione?

A livello teorico la scelta più corretta credo sia annullare tutto: nessun promosso, nessun retrocesso. Si riparte come avevamo iniziato. Ma non escluderei a priori la possibilità di premiare i meriti di chi è in testa: concedere la promozione alle capoliste e prevedere una retrocessione in più l’anno successivo non mi pare un azzardo.

 

La finestra che guarda alla corsa al Pallone d’oro de L’Arena è una delle poche ancora aperte. La sua guida al voto?

A me piace il giocatore che non si atteggia e che viene in campo per imparare. Do un grande valore all’umiltà di un giocatore. Certe megalomanie nei dilettanti non le sopporto.

 

Il suo percorso è una gavetta completa: dalla Terza all’Eccellenza. Cos’è rimasto del primo Scardoni e cos’è cambiato?

Da autoritario sono diventato autorevole: cerco maggiormente il dialogo rispetto a prima. Quel che non cambia è una questione di principio: vado dove mi chiamano. Non mi sono mai proposto ad una società e mai lo farò.

 

Ha conosciuto ogni piano del palazzo dei dilettanti. Qual è il senso della scalata?

Aver fortuna, lavorare per conquistarsela. Io alleno per insegnare: mi piace stare sul campo per capire dove sono i margini di miglioramento fisici, tecnici e tattici. Voglio che la mia squadra indossi un concetto: aggredire. Sportivamente, s’intende.

 

L’annata da incorniciare?

Due: la cavalcata verso la Promozione conquistata con la Virtus e il ritorno in Prima con la Juventina Poiano dopo 18 anni di assenza. La prima una sorpresa, l’altra voluta e cercata.

 

Più di un candidato al Pallone d’oro è stato suo allievo. Un prescelto?

Gianmarco Buniotto, in corsa per l’argento. L’ho conosciuto ai Giovanissimi della Virtus, l’ho ritrovato nella prima squadra rossoblù e a Poiano. Mentalmente e fisicamente ha avuto un grande miglioramento. Si è completato con il tempo: avesse avuto la maturità di oggi quand’è arrivato in prima squadra giocherebbe più in alto.

 

Una nomination per categoria. A chi va il voto di Scardoni?

Per l’oro Zerbato del Caldiero, l’argento ripeto Buniotto del Valpolicella, per il bronzo Elia Chiari del Colognola. Un altro profilo che, se volesse, potrebbe salire di categoria.

 

Il collega che stima?

Giuseppe Brentegani del Sona, mi piace la sua umiltà. Ritrovarlo sul campo è sempre un piacere.

 

Il suo Team ogni anno lotta per la sopravvivenza: finora ha sempre vinto la battaglia. Il segreto?

Minori mezzi economici portano il Team a fare ogni anno delle scommesse: non sempre va bene. Nelle difficoltà è sempre uscita la forza dello zoccolo duro del gruppo. Ma non può durare per sempre: il ciclo sta finendo e serve nuova linfa.

 

Senza stop avrebbe lottato almeno per abbandonare l’ultima piazza. Rimarrà al Team Santa Lucia il prossimo anno?

Ragiono su due possibilità. Potrei rimanere al Team a prescindere dalla categoria, oppure mi fermo, una scelta dettata da motivi personali. A tempo debito prenderò posizione.

Riccardo Perandini