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IL PROTAGONISTA

A 45 anni difende
ancora la porta
«Smettere? Mai»

di Roberto Pintore
Ivo Bertaiola, portiere del Lavagno
Ivo Bertaiola, portiere del Lavagno
Ivo Bertaiola, portiere del Lavagno
Ivo Bertaiola, portiere del Lavagno

Tra i pali ha ancora il guizzo del ragazzino il portiere Ivo Bertoia che da due anni difende i legni della porta del Lavagno sport che milita nel girone di seconda categoria È un quarantacinquenne sempre in forma, il più anziano si fa per dire, di tutti i portieri dei quattro gironi veronesi di seconda categoria.

 

Di questi tempi Ivo è a casa come molti, per combattere la battaglia contro il coronavirus, ma non perde il tempo e lo smalto per continuare ad allenarsi. Le 45 primavere passate (il suo compleanno si festeggia nel mese di agosto) non gli pesano per niente.

 

«I miei compagni di squadra del Lavagno, simpaticamente mi dicono che potrei essere il loro padre», sottolinea con garbo Bertoia, prontissimo a volare tra i pali, la domenica pomeriggio, in campionato. Finché il fisico reggerà non si vuole fermare. «Il calcio mi ha dato tanto e continua a regalarmi ancora emozioni uniche. Appendere gli scarpini al chiodo non ci penso nemmeno. E troppo bello chiudere a doppia mandata la mia porta in partita», sottolinea divertito.

 

Da due anni suggella un patto di ferro con il presidente del Lavagno. «Prima di essere un portiere sono in una piccola famiglia dove mi vogliono bene», aggiunge. «Il mio presidente, Samuele Tosi, mi chiede sempre come sto, preoccupandosi sulla mia salute e con la mia età, ma io gli sussurro all’orecchio che voglio giocare fino a cinquanta anni e lui rimane di stucco».

 

Una carriera la sua cominciata in Liguria indossando le divise di Voltrese, Borzoli, Sampierdanese, Arenzano e Ovada tra Prima categoria, Promozione ed Eccellenza. Poi l’arrivo nel veronese militando nel Olimpia Stadio, Caldiero, San Martino Speme, Tregnago, Lavagno Mezzane, Belfiorese, Montello e Scaligera Lavagno. Ivo Bertoia ricorda i tempi quando viveva ancora a Genova e la domenica mattina presto prendeva l’autostrada per arrivare a Belfiore per giocare: «Lavoravo ancora nel capoluogo ligure e con una scalcinata panda rossa 750 mi facevo 200 chilometri per arrivare a Belfiore un oretta prima della partita e partivo dopo i novanta minuti per fare l’autostrada all’incontrario». Oggi Ivo dirige un importante studio d’architettura e la città di Romeo e Giulietta gli piace più che Genova. •

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