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L'intervista

Cecchini: «Il 2016? Il gioco si fece sfida»

Cecchini premiato  con Tortella (bronzo) e Sgarbossa (argento)Federico Cecchini, oggi 33enne, ha vinto il Pallone d’oro de L’Arena nel 2016Gianluca PegoloSalvatore Sirigu
Cecchini premiato con Tortella (bronzo) e Sgarbossa (argento)Federico Cecchini, oggi 33enne, ha vinto il Pallone d’oro de L’Arena nel 2016Gianluca PegoloSalvatore Sirigu
Cecchini premiato  con Tortella (bronzo) e Sgarbossa (argento)Federico Cecchini, oggi 33enne, ha vinto il Pallone d’oro de L’Arena nel 2016Gianluca PegoloSalvatore Sirigu
Cecchini premiato con Tortella (bronzo) e Sgarbossa (argento)Federico Cecchini, oggi 33enne, ha vinto il Pallone d’oro de L’Arena nel 2016Gianluca PegoloSalvatore Sirigu

Il primo tra i numeri uno. Correva l’anno 2016: l’oro si posò tra i guanti di un portiere. Sul trono sedette Federico Cecchini, allora portiere dell’Ambrosiana in Eccellenza. Acclamato per la prima volta a furor di popolo: Cecchini vinse al debutto della formula che premia i talenti grazie alla raccolta dei tagliandi. E quel successo fu quasi una premonizione. «L’anno successivo vincemmo l’Eccellenza», il dolce ricordo. «Una prima volta storica per l’Ambrosiana. Sono rimasto quattro anni a Sant’Ambrogio, a quell’ambiente sono legato. L’anno del Pallone d’oro giocammo un campionato senza patemi. Il successivo invece fu il migliore della mia vita».

Pagina storica l’accesso in D dell’Ambrosiana. Il fermo immagine?

«La festa finale: esplosione di gioia di un gruppo unico. Chi le prova, sa che certe emozioni restano».

Pallone d’oro atipico, Cecchini. Votato inizialmente per gioco, fino a coinvolgere piano piano il paese intero.

«Mio papà è un lettore de L’Arena, era il primo anno che si raccoglievano i tagliandi. Sì, partì tutto per gioco in famiglia. Poi ci si misero gli amici, i compagni di squadra. Divenne una sfida. Parteciparono anche gli appassionati del paese. Bellissimo. Vincemmo tutti insieme».

Profilo di spicco Cecchini, nei dilettanti. L’Hellas lo prese da piccolo fino a portarlo tre anni a contatto coi grandi.

«Iniziai con Ficcadenti, poi andai via in prestito. Una volta tornato ero nella rosa dell’anno tribolato in C: Colomba, Sarri, Pellegrini. Chi l’avrebbe mai detto allora che Sarri sarebbe arrivato così in alto...».

E un giorno le tinte gialloblù si fusero nell’azzurro...

«Esperienza che rimane per sempre. Mi chiamarono per uno stage nella nazionale Under 17. I portieri? Io e Sirigu. Lui era al Venezia: fortissimo. Già allora era una spanna sopra».

Storia nella storia. Cecchini passò per le mani sapienti dello stesso maestro di Buffon.

«Nelle giovanili del Verona ho avuto la fortuna di essere allenato da Ermes Fulgoni. Vedeva l’evoluzione del ruolo in anticipo. Già al tempo lavorava tantissimo sulla rapidità e sulla tecnica podalica. Diceva che un giorno il ruolo del portiere sarebbe cambiato. Non è successo molto tempo dopo: ci aveva visto giusto».

E al primo anno via dall’Hellas passò al Salò in D. Stagione da incorniciare, con una chicca che merita una rispolverata.

«Ho giocato per tre volte contro il Cervia di Ciccio Graziani ai tempi del reality show “Campioni, il sogno”. All’andata perdemmo 3-1; pareggio per 2-2 al ritorno mentre ai playoff vincemmo una partita pazzesca, 2-1 ai supplementari con una mia parata salva-risultato nel finale. Tifosi di Salò in visibilio, fan del programma ammutoliti. Spettacolare».

L’estate scorsa, altro incrocio felice con un Verona di Juric ancora in stato embrionale.

«Con la selezione dei dilettanti abbiamo pareggiato 1-1. Gara che non fa testo, era un Verona in piena preparazione. Ma un pareggio contro l’attuale sesta forza del campionato di Serie A effettivamente non capita a tutti».

Mai in flessione, Cecchini. Sempre a cavallo tra la Serie D e l’Eccellenza.

«Il talento di un portiere è quello di risultare continuo. Lo stile conta, ma l’unica cosa che davvero conta è tener la porta inviolata».

La partita perfetta?

«Uno a zero, magari con la maglia del mio Valgatara, società nella quale sono da due anni e dove mi trovo benissimo».

Il collega degno di stima?

«Vorrei citare Pegolo, con cui mi allenavo al Verona, perché per struttura fisica ci somigliamo. Ho imparato molto con lui. Nei dilettanti direi Maragna della Belfiorese e Berto del Castelbaldo Masi».

Un fotogramma sulla decima edizione de Il Pallone d’oro?

«C’è qualità e... seguite il Valgatara. Per rispetto non esprimo preferenze sui compagni ma ricordo che il nostro è un ambiente appassionato. E potrebbe riservare sorprese».

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