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Maltempo e interventi

Opere idrauliche per evitare disastri, manca solo il bacino sul Tasso: pronto in due anni

Costerà 14 milioni di euro tra espropri e lavori. L’appalto verrà affidato nei primi mesi del 2025, già operativo l’invaso di Colombaretta a Montecchia, in collaudo il San Lorenzo
Gli interventi nel Veronese e nel Veneto
Gli interventi nel Veronese e nel Veneto
Gli interventi nel Veronese e nel Veneto
Gli interventi nel Veronese e nel Veneto

Resta una sola opera da realizzare nel Veronese nell’ambito della prevenzione delle alluvioni. Premesso che in tema di sicurezza idraulica il rischio zero non esiste, per far sì che della nostra provincia si possa dire che è un’area in cui i pericoli di allagamento sono scarsi, rimane da costruire solo un bacino di laminazione lungo il corso del torrente Tasso, nell’entroterra gardesano.

Questo è l’unico progetto ancora da concretizzare dei tre che erano previsti per il nostro territorio nel programma di interventi avviato dalla

Regione dopo le alluvioni del 2010

Un «piano Marshall», così lo ha dall’inizio definito il presidente Luca Zaia, che era formato da 24 opere finanziate con fondi in parte statali e in parte regionali. Di queste, quattro sono già realizzate e cinque sono in fase di collaudo. Di una decima sono in corso i lavori e delle altre 14 è già avanzata, se non in approvazione, la progettazione.

Le piene del Tasso

Fra queste ultime c’è anche il bacino previsto fra i comuni di Caprino e Affi, che è stato pensato per contrastare i possibili effetti delle piene improvvise del Tasso. Si tratta di un corso a regime torrentizio, che registra livelli dell’acqua che salgono e calano rapidamente. Proprio in considerazione di questo, la Regione ha progettato un’infrastruttura che è in grado di ridurre di circa il 50% la portata nei momenti di piena, riuscendo a far sì che dai 60 metri cubi d’acqua al secondo a monte, si passi a 35 a valle.

La cassa di espansione riuscirà a invasare 400mila metri cubi d’acqua e potrà essere utilizzata non solo per contenere le piene del Tasso, ma anche come elemento di regolazione del sistema idrico del territorio. I 400mila metri cubi costituiscono un volume importante, se li si considera correlati all’entità del torrente che scende da Caprino, ma la struttura è considerata fra le medio-piccole del piano regionale. Anzi, quanto a capacità di contenimento, è la minore.

Tempi e costi

Non si pensi, però, che si tratti di poca cosa. Realizzare tale struttura costerà 14 milioni di euro. Una cifra che non è certo fra le più basse fra quelle elencate nel «piano Marshall». Il bacino si estenderà su una superficie di 135mila metri quadrati, una porzione di territorio che la Regione intende acquisire con procedura di esproprio.

Ancora non è stato deciso quale sarà l’utilizzo di quest’area nei periodi in cui non sarà utilizzata per contenere l’acqua. Solitamente, però, questi terreni vengono dati in uso all’agenzia regionale Veneto Agricoltura che, in base alle singole situazioni, può usarle per coltivazioni o semplicemente limitarsi a tenerle in ordine.

Il progetto viene gestito dalla Direzione difesa del suolo e della costa della Regione. Attualmente è in fase di approvazione. Il che significa che è oggetto di una serie di verifiche, per prime quelle di natura ambientale. La previsione è di arrivare a concludere questi passaggi entro l’anno, in modo che nel 2025 possano partire i lavori. Con la prospettiva di completare l’opera per la fine del 2026. 

Il Veronese è considerato dai tecnici uno dei territori più sicuri del Veneto dal punto di vista della sicurezza idraulica, grazie soprattutto alla galleria Mori-Torbole, che consente di regolare le piene dell’Adige a monte della città, scaricando le acque in eccesso nel Garda. Gli altri due bacini previsti dal programma regionale nel veronese sono stati realizzati e si trovano entrambi nell’Est, a tutela dei Comuni della Val d’Alpone e di Soave e San Bonifacio.

Il più importante, quello di Colombaretta di Montecchia, è stato completato nel 2017 ed è stato utilizzato anche nei giorni scorsi. Può invasare 935 mila metri cubi d’acqua dell’Alpone. Il secondo, il bacino di San Lorenzo, è in collaudo e potrà tenere 860 mila metri cubi d’acqua del Tramigna, fra Soave e San Bonifacio. A interessare la nostra provincia, per la parte più ad Est, sono anche due invasi del Vicentino. Quello sul Chiampo di Montebello, di cui è in corso un ampliamento che porterà il volume a 8.800.000 metri cubi, e quello sul Guà a Trissino, ora in collaudo. 

 

Luca Fiorin