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Commessi dell'anno

Giovanni, alla cassa o in corsia è «il lavoro della mia vita»

Commessi dell'anno
Giovanni Savoia alla cassa del supermercato Rossetto
Giovanni Savoia alla cassa del supermercato Rossetto
Savoia, il commesso di Rossetto

Basta parlare pochi minuti con Giovanni Savoia per capire di che pasta sia fatto. Genuino, spontaneo e simpatico. Praticamente impossibile non entrare in confidenza in poche battute. Non è poi nemmeno difficile capire perché nella classifica dei migliori commessi di Verona e provincia – quando ormai abbiamo già superato il giro di boa – conti già più di seimila preferenze.

 

È schietto Giovanni quando gli si domanda cosa ne pensa della nostra iniziativa. Ma lo è ancora di più quando risponde dove vorrebbe vedersi alla fine: «Lè za un miracolo essar nella top ten». Lo dice così, in dialetto. Sorridendo e facendo esplodere, per chi ancora non ne fosse del tutto convinto, la sua energia. «Nella vita», aggiunge Giovanni, «non è sempre importante vincere». Per questo si gode il momento, la classifica e riflettori che si sono accesi su di lui.

 

Quarantatré anni, lavora al supermercato Rossetto di Corso Milano da sedici e abita a San Massimo. Questo l’identikit. Ma c’è molto di più perché quella di Giovanni è una vita spesa a fare tanti lavori diversi. Da rappresentante («ero sempre in giro con il furgone»), a venditore di auto. Fino al trascorso in colorificio. «Adesso ho trovato il lavoro della mia vita», aggiunge senza pause. Parla veloce, ma con entusiasmo. «Qui ho trovato la mia dimensione. Sono in un posto dove è possibile esprimere le proprie capacità. Per me è molto importante», spiega. E ancora: «Faccio il commesso in corsia o alla cassa, ma qui contano anche i valori umani. Anche la tua parola conta». Ha provato tanti lavori, buttandosi sempre a capofitto in avventure sempre nuove. «Qui è diverso», ripete. E c’è da crederci. Anche i colleghi di Giovanni hanno deciso di fare il tifo per lui e votarlo. Ma la storia di come sia entrato in classifica è ancora più particolare.

 

Le prime promotrici sono state le mamme di alcuni bambini della 4A delle elementari di San Massimo: la classe che frequenta anche il figlio più grande di Giovanni. «Hanno fatto base in un bar del paese e da loro è iniziato tutto. Poi si sono aggiunte tante altre persone. Dai famigliari agli amici», prosegue. E sul concorso: «Dico solo una parola: riconoscenza. Tutti i voti che sto raccogliendo vogliono dire che in questi sedici anni ho costruito qualcosa. E il fatto che anche i miei colleghi mi aiutino significa che per loro sono anche un esempio». Basta ascoltarlo per capire che non c’è altezzosità in quello che dice. Niente di tutto ciò. Ma la consapevolezza che fare bene, e con umiltà, il proprio lavoro alla fine ripaga.

 

«Questo mestiere, soprattutto quando sono in cassa, mi permette di fare sempre due chiacchiere con i clienti. È l’aspetto in più che possiamo dare noi, altrimenti è più facile acquistare su internet». E, parlando proprio di top ten, è Giovanni Savoia a chiuderla. Nella graduatoria pubblicata giovedì scorso si trovava in decima posizione; servirà aspettare quella di dopodomani per capire quanto i fan di Giovanni lo abbiano aiutato a coronare il suo desiderio. •

Nicolò Vincenzi

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