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L’INTERVISTA Dopo Umberto Smaila e Franco Oppini, i ricordi e i racconti Nini Salerno

Gatti e vecchie favole. Mille emozioni senza età

In biciletta Smaila, Oppini, Salerno e Calà nella storica sigla di Arrivano i Gatti quando cantano Verona Beat Mattatore a teatro Nini Salerno con Manuela ArcuriFesta di Capodanno Nini Salerno, Jerry Calà e Franco Oppini in Piazza Bra
In biciletta Smaila, Oppini, Salerno e Calà nella storica sigla di Arrivano i Gatti quando cantano Verona Beat Mattatore a teatro Nini Salerno con Manuela ArcuriFesta di Capodanno Nini Salerno, Jerry Calà e Franco Oppini in Piazza Bra
In biciletta Smaila, Oppini, Salerno e Calà nella storica sigla di Arrivano i Gatti quando cantano Verona Beat Mattatore a teatro Nini Salerno con Manuela ArcuriFesta di Capodanno Nini Salerno, Jerry Calà e Franco Oppini in Piazza Bra
In biciletta Smaila, Oppini, Salerno e Calà nella storica sigla di Arrivano i Gatti quando cantano Verona Beat Mattatore a teatro Nini Salerno con Manuela ArcuriFesta di Capodanno Nini Salerno, Jerry Calà e Franco Oppini in Piazza Bra

«Vecchie favole di un’epoca un po’ più in là», cantavano i «Gatti di vicolo miracoli» nel 1979. E chissà se quell’epoca un po’ più in là se l’immaginavano nel 2021, in Arena, di nuovo tutti insieme. Alla festa del 20 luglio manca pochissimo e i «Gatti», nella loro Verona, sono pronti per cantare sotto il cielo dell’anfiteatro romano la canzone simbolo di una città intera. Un inno che non ha età. Nini Salerno, in attesa di riprendere il possesso dei palchi dei teatri d’Italia, tornerà in città per festeggiare i settant’anni di Jerry Calà e per celebrare i cinquanta – forse di più – di carriera con gli amici di una vita: Umberto Smaila, Franco Oppini e proprio Calà.

Salerno anche lei sarà fra gli ospiti di Jerry Calà in Arena come vive l’attesa?

Spasmodica. Siamo tutti molto contenti di rivivere sul palco alcuni momenti fra amici. Devo fare i complimenti a Jerry perché è riuscito a mettere in piedi un appuntamento di questo tipo: l’Arena non è una discoteca qualsiasi. Quindi onore al merito a Calà che dal punto di vista organizzativo è sempre stato molto accorto e attento.

Emozionato?

Emozionato no, nel senso che siamo sempre in contatto. Non siamo di quelli che non si vedono o non si sentono mai. Siamo l’unico esempio vivente italiano di gruppo che è rimasto esattamente negli stessi rapporti da più di cinquant’anni. Tra di noi non è cambiato nulla. È più che altro la gioia di rivedersi, ma senza l’ansia di quelli che non si vedono mai. Diciamo che è la reunion sul palco, una bella occasione per dire quattro stupidate perché alla fine siamo rimasti quelli di un tempo.

Quali sono i ricordi più belli insieme?

Sono ricordi legati ai primi anni, quelli vissuti pericolosamente insieme. Abitavamo tutti nella stessa casa e quando nel 1974 mi sposai, fui il primo, portai mia moglie in casa con tutti gli altri: era una situazione quasi sovietica. Quelli sono gli anni che ci restano stampati nella mente. Poi anche il successo, quello vero.

C’è qualche aneddoto particolare che ci vuole raccontare?

I primi anni Jerry suonava il contrabbasso e ce lo dovevamo portare sempre dietro. Già non ci stavamo noi, poi c’era pure quello. Eravamo garibaldini, ma sono momenti che ti restano appiccicati per tutta la vita. Ci sono stati istanti indimenticabili, le difficoltà invece le abbiamo superate attraverso il gruppo.

Qual è il vostro segreto?

Siamo quattro persone molto diverse, ma non c’è mai stato un leader. Abbiamo sempre proposto e cantato cose scritte insieme. La nostra fortuna, anzi la nostra cifra, è sempre stata quella di prenderci in giro, l’ironia.

E ora che vi vedete meno?

Mi annoio molto. Negli ultimi vent’anni mi sono annoiato perché mi sono troppo divertito prima. Quando lavoro mi diverto, si. Ma in generale mi annoio (ride, ndr).

Che progetti ha per il futuro? A cosa sta lavorando?

Ad una commedia che in realtà ha debuttato a febbraio, ma siamo riusciti a fare solo quattro repliche. E’ una farsa inglese, si chiama «Se devi dire una bugia dilla grossa» con Paola Quattrini e Antonio Catania. Siamo in dieci attori, è uno spettacolo molto grosso e per questo si potrà riprendere solo quando si apriranno tutte le platee.

Che momento sta vivendo il teatro?

È uno dei luogo tra i più sani secondo me: stai con la mascherina, in silenzio, tutto il tempo. Non c’è ambiente più sicuro. Non sono molto d’accordo con gli aperturisti a tutti i costi, ma se si tratta di mettere una mascherina non mi sembra una tragedia. Spero che dopo l’estate anche il teatro possa ripartire a pieno. 

Nicolò Vincenzi

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