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Book week

Battistini: «Ucraina, i bambini che non ho più visto. La guerra sarà lunga»

Francesco Battistini con Maurizio Battista
Francesco Battistini con Maurizio Battista
Book week - Battistini

«La guerra sarà ancora lunga e all’orizzonte non c’è al momento alcun intermediario in grado di condurre le trattative di pace tra la Russia e l’Ucraina». Parole di Francesco Battistini, scrittore e inviato speciale del Corriere della Sera nel corso della presentazione del suo libro “Fronte Ucraina. Dentro la guerra che minaccia l’Europa”, edito da Neri Pozza e presentato in riva al lago sul molo De Paoli a Torri del Benaco nell’ambito di Book Week la rassegna di eventi culturali che durerà fino a domani, promossa dal Gruppo Athesis con Italypost.

Un’ora e poco più di dialogo serrato con Maurizio Battista de L’Arena che ha scelto la formula delle domande secche e circoscritte per far decollare un argomento di stretta attualità. Spazio al libro ma anche alle ultime news di prima mano,“sbobinate” in pubblico da chi ha vissuto sul campo le varie fasi della guerra. Il tutto calato nel contesto reale di continue contraddizioni che solo un conflitto bellico sa sprigionare. Battistini si è tenuto lontano dalle veline dell’informazione di propaganda propinate dall’Ucraina e dalla Russia e da consumato cronista non ha mai bleffato al cospetto di domande puntuali ammettendo, in taluni casi, la sua impossibilità a dare risposte chiare. Fedele a ciò che ha visto con i propri occhi e sulla scorta della sua lunga esperienza in contesti bellici più disparati (Bosnia, Iraq, Afghanistan) ha condotto il pubblico in un intenso, sconfortante, viaggio nelle città ucraine, nazione che ben conosce avendo seguito la Rivoluzione arancione (2004) e quella di Maidan (2014). «Ai primi di dicembre quando Biden ha iniziato a parlare d’invasione della Russia tutti noi, ma anche agli ucraini, sembrava una cosa irreale. Non solo. Zelensky criticava Biden perché con le sue esternazione faceva calare il Pil del suo Paese. In realtà avevano ragione gli americani e l’Ucraina sì è fatta trovare impreparata. Dopo Natale sono andato lì e vi sono rimasto fino allo scoppio dell’invasione, il 24 febbraio. Se vogliamo è stato come l’11 settembre. Quando Bin Laden, due anni prima dell’attacco alle Torri Gemelle, convocò in una grotta del Pakistan i giornalisti pakistani e nessun altro e disse che avrebbe attaccato l’America tutti si misero a ridere e cominciarono a chiedergli di parlare dei rapporti tra il Pakistan e l’India. La stessa cosa è avvenuta in Ucraina, in questo 11 settembre europeo, che di fatto era preannunciato da tempo», ha affermato Battistini sostenendo che per capire i fatti attuali bisogna risalire alla caduta del Muro di Berlino (1989) l’atto che provoca la rottura dei blocchi con l’Ucraina primo paese dell’ex Unione Sovietica a ribellarsi a Mosca. «Non dimentichiamo che in trent’anni la Russia ha scatenato 19 guerre (Cecenia, Georgia, Ossezia, tagikistam e così via) e noi abbiamo volto lo sguardo sempre altrove. Insomma chi fosse Putin lo si vedeva già allora. Sia chiaro gode di una grande popolarità in Russia e sinceramente non so se sia ora ammalato», ha ripreso l’inviato del Corriere della Sera che dopo le prime giornate di combattimento è rientrato in Italia per riavvolgere forze ed energie e quindi ritornare sul campo di battaglia che ha lasciato solo qualche giorno fa. «Ho lasciato un’Ucraina diversa rispetto all’emergenza dei primi giorni. A Leopoli, che è una città sicura vicino alla Polonia, sono aumentati i prezzi delle case e si sta vivendo un boom edilizio da squali di guerra e speculazione. Kiev al sessanta per cento sta tornando alla normalità. Stanno tornando alcuni oligarchi e ho visto girare per la città una Ferrari. Diciamo che sta ricominciando una piccola vita quasi normale. L’Est dell’Ucraina è invece devastato e da lì si scappa. Ho trovato una nazione indurita rispetto a gennaio: mentre prima i russi e gli ucraini si consideravano dei “cugini” (Zelensky ancor oggi in incontri non ufficiali parla in russo) adesso si odiano». Anche perché ci sono rappresaglia sui bambini, con vere deportazioni, che si configurano come crimini di guerra: «C’era un bimbo di 9 anni a Kiev, solo con i genitori al fronte, che mandava i messaggini alla nonna che si trovava in un’altra città e gli comunicava la situazione. È stato preso dai russi, portato in una rotonda stradale e con altri bambini caricato sui camion dall’esercito russo. Non sappiamo dove siano finiti». Gli ucraini, militarmente, «stanno perdendo», spiega Battistini «per loro stessa ammissione contano 100 morti al giorno, anche di più. Di questo passo a fine anno l’Ucraina perderebbe un terzo delle sue forze militari, e non ha forze di ricambio. L’esercito russo invece non ha ancora messo in campo tutte le sue potenzialità, non ha mai usato l’aeronautica e ha 40 mila uomini riservisti pronti ad intervenire. La novità per gli Ucraini è l’arrivo dei razzi multipli mobili che hanno mandato gli americani, armi che i russi temono e vorrebbero lanciare una controffensiva ad agosto. Diciamo che quello sarà un mese cruciale. A Kiev si stanno preparando tanto che uscendo dalla capitale sulle tangenziali si vedono i militari che scavano i fossati, una doppia linea di trincee per difendere la capitale in caso d’attacco della Russia». E i contraccolpi economici non si faranno attendere..

Stefano Joppi

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