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Intelligenza artificiale e nuove tecnologie. Aziende a caccia di giovani informatici

Il futuro è già qua. Il mondo dell’informatica, oggi che l’intelligenza artificiale sembra aver preso il sopravvento - almeno nella narrazione - in qualsiasi ambito ha reso necessario più che mai farsi trovare pronti. Sapere, o essere il più preparati possibile, per quello che potrebbe succedere da qui a poco. Insomma, sono le professioni del futuro declinate in un orizzonte non troppo lontano. Verona e la sua Università, in questo senso, non si è fatta cogliere impreparata. Il corso di informatica, con tutte le sue declinazioni, è infatti attiva all’ateneo Scaligero da ben trent’anni. «L’informatica, come corso di studio, in Italia esiste da cinquant’anni. Uno dei primi atenei nel nostro Paese è stato quello di Pisa. In tutto questo tempo», spiega Roberto Giacobazzi, professore ordinario di informatica e prorettore vicario dell’Università di Verona, «però abbiamo accumulato un ritardo tecnologico molto importante rispetto ad altre realtà. Ma questo ritardo può essere, a veder bene, anche una opportunità. A Verona il corso di laurea esiste da tre decenni e anche in quest’arco si nota l’evoluzione del mercato del lavoro. I nostri studenti prima si laureavano in tempo e poi cercavano lavoro, adesso prima della laurea in tantissimi già lavorano. La professione che dà maggior reddito, superando la medicina, è diventata quella digitale».
Questo il quadro che si lega con le professioni del futuro, anche se parlare di futuro ora non è del tutto corretto. Sono, invece, le professioni del presente quelle che serviranno, poi, a scrivere il futuro.
Le tecnologia ha cambiato e cambierà ancora (forse sempre di più) il nostro modo di vivere e di intendere il lavoro ma questo, secondo Giacobazzi, deve essere vista come una ulteriore spinta: «A Verona partirà un nuovo corso legato all’ intelligenza artificiale con declinazione specifica sulle nuove professioni. È innegabile che da qui a qualche anno alcuni lavori scompariranno, ma allo stesso tempo altri ne nasceranno. Tutto questo cambiamento, quindi, non deve essere vissuto in maniera negativa. La vera sfida è trasformare le informazioni in un valore».
Proprio intorno a questa trasformazione sono già nate - non è certo questa una novità - realtà che affiancano le aziende nella transizione digitale.
Tra queste c’è Maxfone. Paolo Errico, Ceo proprio di Maxfone, oltre ad essere vicepresidente di Confidustria Piccola Industria, spiega il legame tra le nuove professioni e le generazioni che avanzano: «Siamo in una transizione continua e le competenze cambiano velocemente. C’è un bisogno constante di aggiornamento. E ce ne sarà sempre di più. Per questo saremo tutti continuamente spinti a fare aggiornamenti. Stiamo entrando nell’economia dei dati, un’economia dove essi sono fondamentali perché tutto quello che chiamiamo intelligenza artificiale ha, in fondo, bisogno di dati. Non solo quelli massivi, la vera necessità è, e sarà, anche acquisire quelli di qualità. Per questo il data analyst è figura nuova e fondamentale. I lavori cambieranno, ma come è sempre successo. Anche, e faccio solo esempio ma ce ne sono tantissimi, il creativo da adesso in poi cambierà il suo modo di lavorare. Il livello di applicazione toccherà tutti i settori».
L’altra sfida, secondo Errico, invece non sarà solo quella di adeguarsi a questa transizione, e cavalcarla, quanto invece cercare di trattenere sul territorio le eccellenze. Fare in modo che, come spiegava Giacobazzi parlando del ritardo nel nostro Paese in certi ambiti, Verona e più in generale l’Italia restino luoghi attrattivi in questo campo. Serve, allora, un modo diverso di dialogare con chi al mondo del lavoro si sta avvicinando ed entrando.
Francesca Milani, responsabile di Speedhub, sottolinea come di passi in avanti, anche sotto questo punto di vista, se ne stiano comunque facendo: «Siamo una fondazione nata in Confindustria Verona due anni fa e sosteniamo la formazione di nuove competenze. Eroghiamo servizi che aiutino le aziende proprio in questo senso, in particolar modo sulle competenze digitali, sull’informatica, ma anche tante altre soft skills. Le aziende a Verona vantano delle eccellenze, e il processo è decisamente avanti». Poi Milani snocciola anche dei dati sia a livello nazione che regionale: «A Verona siamo la sesta provincia in Italia e la prima in Veneto per aziende che hanno investito nella tecnologia». Ed è proprio per questo che Milani sottolinea: «Ci sono molte professioni ricercate dalle aziende. Servono nuove figure, servono aggiornamenti. Esistono opportunità non solo per chi esce da corsi di laurea legati all’ informatica, ma da tutti i percorsi di studio. In questo senso il dialogo generazionale è molto importante». «C’è bisogno», e conclude il professore e prorettore vicario dell’Università di Verona Giacobazzi, «di fare orientamento anche nelle scuole. Lì ci sono i nativi digitali. Ma a volte si pensa che l’informatica sia un gioco e non una scienze, un modo di fare ingegneria. Ma più in generale si possono intraprendere anche percorsi umanistici e comunque sempre legati al mondo dell’informatica. Deve essere interpretato tutto con un nuovo ingaggio che poi è quello digitale». Questo, insomma, è quello che accadrà. Anzi, quello che sta già succedendo.