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TRA IL PUBBLICO

«Ambiente e motivazione fanno la differenza»

Tra il pubblico Simone Zorzi, Lorenzo Grubissich e Massimiliano Trevisan
Tra il pubblico Simone Zorzi, Lorenzo Grubissich e Massimiliano Trevisan
Tra il pubblico Simone Zorzi, Lorenzo Grubissich e Massimiliano Trevisan
Tra il pubblico Simone Zorzi, Lorenzo Grubissich e Massimiliano Trevisan

Conta l’ambiente di lavoro, le sinergie. Ma anche la motivazione. L’occupazione declinata dai ragazzi, quelli che si affacciano per la prima volta al mondo del lavoro, ha tante sfaccettature e raramente in queste pieghe c’è la poca voglia di mettersi in discussione. O, ancora peggio, di «non fare fatica». Lo dicono a gran voce, e ne sono esempio, Simone Zorzi, Lorenzo Grubissich e Massimiliano Trevisan. Sono tutti diciottenni - alcuni devono fare la maturità, a giorni, all’istituto Don Bosco - e hanno da poco fondato la startup «Steel Italia». Si occupano di digitalizzazione d’impresa utilizzando la tecnologia come arma da tenere al fianco e l’intelligenza artificiale come serbatoio da cui attingere per raggiungere gli obiettivi. Collaborano con loro una ventina di giovani veronesi e non solo, segno che il progetto ha radici profonde ma anche ali per spiccare il volo. Ieri sera i tre fondatori della start up erano all’evento organizzato da Athesis New Job dopo aver letto un articolo che lo annunciava sul sito de L’Arena. «Siamo qui perché», spiegano, «ci interessa in particolare un argomento per la nostra crescita ed è quello della formazione. Il nostro obiettivo è attirare sempre più coetanei e vogliamo capire come fare». C’è però un gap, uno scalino, che divide chi giovanissimo diventa imprenditore e chi imprenditore lo è da tanto tempo: «Quando ci interfacciamo spesso non viene capito il valore del servizio che offriamo. Oppure, vedendoci giovani, pensano che quello che offriamo abbia un valore più basso e quindi debba essere pagato meno. Ma non è così. Conta il servizio a prescindere dall’età». Poi c’è un altro aspetto, la motivazione: «Ecco», aggiungono Zorzi, Grubissch e Trevisan, «sfatiamo un luogo comune che sentiamo ripetere molto spesso: i giovani non hanno voglia di lavorare. Ma non è vero, a volte è l’ambiente che non è stimolante oppure troppo “vecchio”. Anche quello conta. Per noi è fondamentale collaborare con chi è visionario, chi punta in alto e ha voglia di creare sinergie», concludono. Lo stesso pensa anche Martina Grinello, 25 anni, che però si sofferma pure sulla questione dell’«ibridazione» della formazione. «Sono qui», sottolinea la studentessa che si laureerà la prossima settimana a Bologna in semiotica, «perché ho visto sul sito l’evento e da un po’ seguo Athesis. E pure per alcuni interessi miei personali». Ma secondo Martina la questione più importante è un'altra: «Il mercato del lavoro è fluido, predilige certe discipline e non altre come quelle umanistiche. Mi è stato risposto che le differenze si limano con l’alternanza scuola lavoro. Ma non è abbastanza». 

N.V.