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Viaggio meridionalista nella Murgia dei Trulli, in compagnia del poeta e sassofonista Vittorino Curci. Un&rsquo;altra tappa del weekend d&rsquo;autore in giro per la Puglia: questa settimana alla scoperta di Noci, seguendo le tracce di Tommaso Fiore che definì i nocesi 'popolo di formiche'. "È una commozione essere nocese, sono in ascolto di queste voci che arrivano dal passato, non faccio che sentirle e, sotto dettatura, scrivere. Qui il tempo si dilata fino a concepire il concetto di eternità", racconta Curci. Da Porta Putignano si entra nel centro storico d&rsquo;i Nusce, al plurale, verso la cattedrale di Santa Maria della Natività, che conserva due gioielli: una Madonna di pietra dipinta, opera del 1505 di un giovane Stefano da Putignano, e la meravigliosa ancóna, un polittico quattrocentesco di Nuzzo Barba da Galatina. Il centro è fatto a gnostre, strade chiuse a formare un&rsquo;antica comunità condominiale; i tetti sono a pignon. La campagna del fragno e del cavallo murgese conduce fino all&rsquo;abbazia della Madonna della Scala, dove il sabato, al vespro, i benedettini levano canti gregoriani (di Antonella Gaeta, video di Michele Piscitelli)

Alla scoperta dei tesori di Noci: con Vittorino Curci tra gnostre e masserie

Viaggio meridionalista nella Murgia dei Trulli, in compagnia del poeta e sassofonista Vittorino Curci. Un’altra tappa del weekend d’autore in giro per la Puglia: questa settimana alla scoperta di Noci, seguendo le tracce di Tommaso Fiore che definì i nocesi 'popolo di formiche'. "È una commozione essere nocese, sono in ascolto di queste voci che arrivano dal passato, non faccio che sentirle e, sotto dettatura, scrivere. Qui il tempo si dilata fino a concepire il concetto di eternità", racconta Curci. Da Porta Putignano si entra nel centro storico d’i Nusce, al plurale, verso la cattedrale di Santa Maria della Natività, che conserva due gioielli: una Madonna di pietra dipinta, opera del 1505 di un giovane Stefano da Putignano, e la meravigliosa ancóna, un polittico quattrocentesco di Nuzzo Barba da Galatina. Il centro è fatto a gnostre, strade chiuse a formare un’antica comunità condominiale; i tetti sono a pignon. La campagna del fragno e del cavallo murgese conduce fino all’abbazia della Madonna della Scala, dove il sabato, al vespro, i benedettini levano canti gregoriani (di Antonella Gaeta, video di Michele Piscitelli)