Le erbacce al cimitero
ci devono indignare
Se è vero che le parole sono pietre, sempre più spesso lo sono anche le immagini. Ad esempio, la foto di una porzione del cimitero di Villafranca piena di erbacce a ridosso delle tombe, pubblicata sul giornale di ieri, mi ha davvero fatto male. Perché il camposanto è, per sua definizione, un'oasi, un giardino, cuore verde nel quale i defunti riposano in pace e i loro cari possono avvertire quella «corrispondenza d'amorosi sensi» che, come scrisse Ugo Foscolo, è l'unico sentimento che resta ai vivi per ricordare chi non c'è più. Quella fotografia fa invece pensare allo squallore di un piazzale dimenticato, a un parcheggio di periferia, a quella che oggi chiamiamo «area degradata». Bene ha fatto, allora, il sindaco Dall'Oca ad infuriarsi con chi si occupa della manutenzione del cimitero. Perché se è vero che la civiltà di un popolo si giudica anche dal rispetto che esso attribuisce ai morti, tutte le volte che questo rispetto viene violato bisogna avere il coraggio di alzare la voce e di indignarsi.
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