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Stasera

Garrett, star della musica «senza limiti»
«In Arena tra Beethoven e i Coldplay»

David Garrett
David Garrett
David Garrett
David Garrett

Virtuoso come Paganini, biondo e fascinoso come Kurt Cobain, bello come un modello, “cool” come rockstar e in grado di stupire con la sua tecnica sopraffina gli appassionati di classica. David Garrett è la star globale degli anni 2000, il musicista che ha saputo davvero creare un “ponte” tra musica assoluta e rock, tra Beethoven e Beatles, Mahler, Metallica, e Michael Jackson, Vivaldi e Verve. Stasera alle 21 porterà il suo nuovo show, “Unlimited”, a Verona, all’Arena.

 

«Non vedo l’ora di suonare all’Arena: mi piace l’opera e l’ho vista spesso al Metropolitan di New York e in Europa. In Arena? Non ci sono mai stato e questo renderà ancora più emozionante suonarci. Non vedo l’ora!». Nella sua discografia più recente ci sono i concerti per violino di Brahms e Bruch, con Zubin Mehta e la Israel Philharmonic Orchestra, oltre agli album «crossover» tra rock e classica, come “Explosive” e “Rock Revolution”. Di origini americane e tedesche, è stato un bambino prodigio: a 9 anni ha esordito come musicista professionista e a 11 aveva il suo primo Stradivari, dono dell’allora presidente della Germania, Richard von Weizsäcker. Classe 1980, Garrett si è mantenuto agli studi (era alla Juilliard School di New York) facendo il modello e quando occupa il palco si capisce perché è diventato una star mondiale.

 

Garrett, perché ha chiamato “Unlimited”, senza limiti, il suo album e il conseguente tour? Basandomi sugli ultimi dieci anni della mia carriera, ho sempre avvertito che il mio gusto musicale era quasi senza limiti o illimitato. E nel preparare un “anniversary show” costruito su molti del brani che ho arrangiato e creato nell’ultima decade, ho pensato che “senza limiti” fosse un nome perfetto per la mia vita musicale e per il repertorio che suono.

Lei è considerato una rockstar e i suoi fan – e non solo - la trovano molto sexy. A parte Paganini, che lei ha interpretato in un film (“Il violinista del diavolo”, 2013) ci sono altri musicisti classici che lei definirebbe rockstar? Sì, ce ne sono stati tanti, di sicuro: Beethoven, Kreisler, Liszt, Maria Callas… Ci sono stati molti grandi artisti che al loro tempo sono riusciti a piacere a una pubblico vastissimo per la loro arte.

Il look è essenziale per un musicista rock. Qual è l’outfit più “cool” per suonare dal vivo? Mmmm… Il look? Più che i vestiti, credo che sia l’attitudine di una persona a definire se lei sia “cool” o meno”. Conta come ti poni sul palco».

Lei suona dal vivo uno Scherzo di Beethoven e Viva la vida dei Coldplay. E il nesso qual è? Il link è che per me questa musica è senza tempo. Ha diverse qualità: è bella, possiede carisma ed è molto ben scritta. Il fattore comune è questo».

Ma un brano rock-metal è più facile da suonare rispetto a uno classico. O no? Dipende dal livello della tecnica dei musicisti. Una canzone rock la puoi suonare facilmente oppure avere l’ambizione di arrangiarla in modo che richieda molta tecnica, come piace fare a me. In ogni brano che suono ho voglia di mettermi alla prova. Detto questo, c’è anche roba classica facile da suonare. Sembra sempre che la classica sia difficile e riservata ai virtuosi, ma non è sempre così.

Qual è il suo violino più prezioso? E ce n’è uno per cui ucciderebbe? Prima di tutto, non ucciderei per niente al mondo. Credo non ci sia alcuna ragione per togliere la vita a un essere umano per uno strumento musicale, anche perché la musica si basa sull’armonia (e si mette a ridere, ndr). Io comunque uno strumento meraviglioso ce l’ho: è uno Stradivari, ed è il violino del mio cuore». 

Giulio Brusati

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